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Centrale Mercure, i sindacati corteggiano l’Enel per evitare licenziamenti

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Centrale Mercure, i sindacati corteggiano l’Enel per evitare licenziamenti

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COSENZA – Per gli ambientalisti è il cancro del Pollino.

Un pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente incontaminato della riserva naturale più grande d’Italia. Per i sindacati si tratta di posti di lavoro da difendere a denti stretti. Stamane alla centrale EneL del Mercure, nel comune di Laino Borgo, la prima riunione del Comitato bilaterale istituito tra Enel ed organizzazioni sindacali a proposito degli scenari economici e del mercato dell’energia. Per l’Enel erano presenti i massimi responsabili delle relazioni sindacali, delle relazioni esterne e degli impianti idrici di Acri e termici di Rossano e Mercure. Per i lavoratori erano presenti i massimi responsabili di UIL, CGIL e CISL della Calabria e quelli delle federazioni di categoria UILTEC, FILCTEM e FLAEI sia di Calabria che di Basilicata. “Si e’ trattato – e’ scritto in una nota sindacale – del primo incontro del genere in Italia e non a caso l’azienda e le organizzazioni sindacali lo hanno voluto presso la centrale del Mercure, la cui produzione di energia è stata trasformata di recente da Olio Combustibile Denso a biomasse da legno vergine e, quindi, energia per la quale l’azienda riceve anche i benefici statali e comunitari. Dopo la disamina degli effetti della grave crisi economica che interessa anche e principalmente il settore energetico, l’azienda ha illustrato la sua strategia a proposito degli impianti di produzione siti in Calabria ed in Basilicata, con particolare attenzione alla centrale di Rossano per la quale i sindacati hanno richiesto ad Enel di continuare nella sua opera di costruzione del consenso al fine di una trasformazione futura. Sulla centrale del Mercure pende uno dei tanti ricorsi presentati, questa volta dal Parco del Pollino, che aveva invece dichiarato pubblicamente di non essere più interessata a ricorsi o altro dopo la decisione della conferenza dei servizi. Ricorso che sara’ discusso il prossimo 21 giugno presso il Tar Calabria e che rischia – conclude la nota stampa – di buttare alle ortiche duecento posti di lavoro, tra diretto ed indiretto, attivita’ lavorative di produzione di biomasse (altre centinaia di posti), oltre che ad un notevole flusso economico che interessa i vari centri della valle”. A scegliere se sacrificare lavoro o salute sarà la sentenza del Tar.

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