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Abusi e truffa al centro minori di Celico, la coop: “Non è vero”
COSENZA – Il reintegro dell’operatore che portò alla luce presunti maltrattamenti e ammanchi di denaro nella coop. Sas desta rabbia tra gli educatori del gruppo appartamento per minori a rischio di Celico.
Non è stata accolta di buon grado la notizia del ritorno di Giancarlo in cooperativa. Sull’ammanco di denaro denunciato dall’ex dipendente la coop. rivendica la propria trasparenza dichiarando la semplicità dell’accesso a bilanci e rendicontazioni. Per quanto riguarda il pestaggio del minore invece si sarebbe trattato, secondo gli educatori ancora in forze nel gruppo appartamento, di un semplice strattonamento. Episodi strumentalizzati, secondo i soci della coop., per infangare la struttura auspicandone la definitiva chiusura. Alla base dello ‘scompiglio’ portato dalle dichiarazioni rese dall’educatore al giudice del Lavoro presso il Tribunale di Cosenza ci sarebbe, secondo gli operatori, il licenziamento della moglie di Giancarlo presso la cooperativa il Gelso, sita anche quest’ultima in Celico, per presunti dissidi con la moglie dell’attuale presidente della coop. Sas. Resta il nodo del rientro dell’operatore sul posto di lavoro. Intanto in una nota la cooperativa Sas rende la propria versione dei fatti difendendo il proprio operato.
“A proposito dell’articolo uscito su QuiCosenza il 28 Giugno – si legge in una nota – tutti gli operatori del gruppo appartamento della cooperativa sas di Celico (che gestisce un solo gruppo appartamento) respingono con forza e determinazione ogni singola affermazione, accusa ed infamia contenuta nell’articolo stesso. A cominciare dall’impianto dell’articolo falsamente costruito sull’automatismo che il reintegro dell’ex socio equivalga ad un “aver ragione” sui deliri vomitati nell’articolo stesso: niente di più falso e lo abbiamo dimostrato con le carte e lo dimostriamo da oltre 30 anni con i fatti e con la presenza sul territorio. Con contatti quotidiani presso la Regione Calabria ufficio minori, il tribunale per minorenni, gli uffici politiche sociali dei Comuni, i consultori, il centro di NPI, la scuola, l’università e altri istituti formativi con cui interagiamo, di cui accogliamo da anni decine di tirocinanti che frequentano giornalmente la struttura che possono testimoniare il nostro operato. Siamo una struttura radicata nel territorio aperta e trasparente come poche. Infine ci sono i minori con i quali condividiamo i progetti educativi e che condividono il nostro operato, che ritornano spontaneamente da noi, che chiedono di poter restare oltre il limite di età, che ci vedono come punto di riferimento importante. La nostra fama nel territorio non teme infamie e calunnie, ne articoli pretestuosi e strumentali ad opera di chi è stato nostro socio che ha chiesto di essere licenziato perché aveva difficoltà sul lavoro in particolare nel rapporto con i minori, usufruendo anche della indennità di disoccupazione speciale ed ha aperto un’attività a scopo di lucro, per cui ha chiesto ed ottenuto dalla cooperativa un prestito di 50.000 euro. Una volta incassati i soldi e avviato una attività propria ha iniziato ad infamare la cooperativa con un’opera di denigrazione, dapprima con mail al coordinamento regionale dei gruppi appartamento, poi con l’affissione sui muri del paese di manifesti deliranti ed offensivi nei confronti della cooperativa e dei suoi soci. Con molestie e azioni turbative, con passaggi continui nei pressi della struttura, fotografando persino i minori e con manifestazioni di piazza con striscioni e comizi. C’è da specificare che le sopra descritte “rappresaglie” dell’ex socio cominciano quando la moglie inizia ad avere problemi, che culmineranno con l’espulsione e il conseguente licenziamento, avvenuta in epoca di molto precedente rispetto a quello del nostro ex socio, ad opera di un’altra cooperativa che gestisce un altro gruppo appartamento di cui la stessa era socia (nella stessa cooperativa lavora la moglie del nostro presidente del quale, per ritorsione, l’ex socio Spadafora aveva chiesto il licenziamento). Non è stata, finora, nostra abitudine pubblicare e pubblicizzare un rimbalzo di informazioni sui media, ma ora la misura è stata superata, nell’articolo sono contenute inesattezze e falsità confutabili e confutate, per tanto sempre nel nostro preciso dovere di tutela dei minori, ricorreremo in appello, ci tuteleremo da infamie, difenderemo ad ogni costo il nostro posto di lavoro. Discuteremo dei problemi col socio nelle sedi opportune e presso gli organi preposti, mentre continueremo ad educare i nostri minori con lealtà e professionalità”.



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