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Muore sul lavoro, il risarcimento arriva dopo 59 anni
NAVE (BS) – E’ morto sul lavoro nel 1954 ma il rimborso alla famiglia è arrivato soltanto…59 anni dopo.
Un ritardo incredibile per rimborsare i parenti della morte del loro congiunto, Severino Busacchini, morto nel 1954, E il risarcimento tra l’altro è stato di 444 euro. Se è vero che le istituzioni lavorano con lentezza, con questo caso si è davvero toccato il fondo. E anche la morte di una persona cara è svalutabile per l’inflazione: l’Inail ha pagato la nipote di un morto sul lavoro con ben 60 anni di ritardo, e senza adattare il pagamento al valore attuale della moneta. L’incredibile storia è accaduta alla signora Annalisa Lonati di Nave, nel Bresciano, che nei giorni scorsi ha ricevuto l’avviso di rimborso Inail di 444,76 euro per la morte di suo zio, Severino Busacchini, avvenuta in un’acciaieria nel 1954. Una dimenticanza o una pratica dimenticata in un cassetto? Fatto sta che ora la vita di suo zio viene valutata meno di 500 euro. Il colmo è che la stessa nipote, al momento, non può neanche incassare l’assegno in quanto deve prima fornire una serie di documenti per dimostrare il grado di parentela. Nel 1954 quei 444 euro valevano oltre un anno e mezzo di stipendio, oggi bastano a malapena a pagare le tasse. Quei soldi, sessant’anni fa, sarebbero serviti alla vedova dell’uomo, dato che era rimasta sola dopo soli tre mesi di matrimonio. La zia di Annalisa, Eleonora, non si è più risposata, non ha avuto figli ed è morta qualche anno fa, senza nemmeno la soddisfazione di vedere l’assegno dell’Inail. Ma sembra che sia stato tutto un equivoco: l’Inail di Brescia afferma che la somma non equivale alla «liquidazione» della morte dello zio, ma sarebbe invece l’importo che spettava ai parenti della vedova Busacchini.



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