Area Urbana
Raccolta funghi tra ‘abusi’ e pericoli: dott.ssa Medaglia: “la conoscenza è a livelli molto bassi” (AUDIO)
Sono tanti, forse la maggior parte, i cercatori di funghi ‘occasionali’; quelli che decidono di trascorrere una giornata immersi nella natura e, con la ‘scusa’, raccolgono i funghi pur non avendo conoscenze specifiche. Purtroppo però, in tanti credono di saperli distinguere e finiscono in ospedale.
COSENZA – I funghi sono ‘frutti’ del bosco che fanno gola perché, portati sulle tavole, si trasformano in piatti prelibati. Capita molto spesso però, di imbattersi in specie che non sono affatto “innocue” dal punto di vista alimentare e possono generare spiacevoli ed anche gravi conseguenze di salute. Non ci sono dati esatti sul numero di casi di intossicazione legati al consumo di funghi, che ogni anno si verificano in Italia, ma si stima che ogni anno, sono diverse migliaia. Nel periodo 2003-2014 in Calabria sono stati registrati 24 casi di avvelenamento grave di tipo falloideo, che hanno causato 5 decessi e 4 ricorsi al trapianto di fegato.
La maggior parte di queste persone sono cercatori occasionali e questo quadro, non è certamente favorito dal fatto che, anche coloro i quali sono in possesso del cosiddetto ‘tesserino amatoriale‘, non devono necessariamente aver frequentato un corso per riconoscere quali sono commestibili e quali no.
In ciascuna delle Aziende Sanitarie Provinciali della Regione Calabria è presente un Ispettorato Micologico che fa capo al Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, SIAN, nell’ambito dei Dipartimenti di Prevenzione. Gli Ispettorati sono organizzati con uno o più Centri di Controllo Micologico territoriale presso cui è possibile sottoporre a controllo di commestibilità i funghi raccolti da privati per il proprio consumo. Il servizio è reso, in forma gratuita, presso le sedi, negli orari prestabiliti o previo contatto telefonico.
Quanto è alto il livello di conoscenza di chi si reca nei boschi alla ricerca di funghi? La dottoressa Medaglia, del centro micologico di Rogliano dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza lo ha spiegato ai microfoni di Rlb Radioattiva sottolineando come, soprattutto in Calabria, in molti siano ancora legati a vecchie ‘dicerie’ popolari che sono assolutamente da sfatare
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“Lo stato di conoscenza è a livelli molto bassi – ha spiegato la dott.ssa Medaglia – e sono tante le persone che pensano di avere una preparazione elevata e prendono un po’ di tutto, scambiando molto spesso i funghi velenosi per buoni e di conseguenza… finiscono in ospedale. Per riconoscerli in generale non c’è una regola, ma è necessaria solo la conoscenza. L’ispettorato micologico dell’Asp comunque è sempre disponibile per il controllo dei funghi”.
Il raccoglitore ‘occasionale’
Le persone che si recano in montagna e che si improvvisano ‘esperti’ di funghi sono tantissime. Ma a volte la differenza tra un fungo velenoso ed uno commestibile è davvero minima; per questo motivo, davanti ad un qualsiasi dubbio, è meglio rivolgersi agli ispettorati dell’Asp presenti in tutto il territorio provinciale (Acri, Amantea, Cariati, Castrovillari, Corigliano Calabro, Montalto Taverna, Rogliano, Rossano, San Giovanni in Fiore, San Marco Argentano ed ovviamente a Cosenza in via Tagliamento, 15).
Le credenze ‘popolari’
Se non si ha la certezza di cucinare e mangiare un fungo commestibile, conviene rivolgersi agli ispettorati e “non mangiare il fungo basandosi sulle false credenze – spiega la dott.ssa Medaglia – facendolo semplicemente bollire o mettendo il cucchiaino d’argento dentro o ancora, facendolo ‘mangiare alla lumaca‘ perché queste false credenze sono da sfatare. Qualche tempo fa all’ospedale di Vibo Valentia c’è stato un caso di intossicazione che per fortuna si è risolto per il meglio, ma la signora aveva ingerito un fungo velenoso e mortale e sosteneva che era simile ad uno commestibile. Ci sono sottigliezze che solo chi ha un frequentato un corso può riconoscere. I corsi sono attivati spesso dalle comunità montane, dal corpo forestale e noi dei centri micologici, facciamo da supervisore”.
Regole e consigli per la raccolta o l’acquisto dei funghi
1 – Acquista funghi spontanei solo se sul contenitore (cassetta) è esposta la certificazione di avvenuto controllo del Micologo
2 – Se raccogli funghi spontanei sottoponi l’intero raccolto al controllo del Micologo della A.S.P. Il controllo
è gratuito
3 – Non regalare o accettare funghi non controllati;
4 – Non raccogliere funghi in prossimità di strade trafficate,
5 – Non fidarsi di consigli sulla commestibilità di presunti “esperti” o conoscitori.
6 – Non consumare funghi “incerti” solo sulla base di confronti con foto o descrizioni reperite su riviste o libri, le descrizioni riportate potrebbero essere male interpretate dai non esperti.
7 – I bambini, le donne in stato di gravidanza, le persone defedate, convalescenti o quelle che hanno storia di intolleranza
alimentare, non devono consumare funghi.
8 – Tutti i funghi debbono essere consumati ben cotti. I casi segnalati di episodi di intossicazione, legati con ogni probabilità a intolleranza individuale, sconsigliano il consumo di funghi crudi.
E’ necessario infine ricordare che alcuni funghi prima di essere consumati devono essere prebolliti ma vi sono altri funghi mortali su cui il calore, non ha nessun effetto di risanamento. Attenzione dunque alle false credenze, i funghi si devono conoscere per saperli riconoscere.
Cosa riferire al medico
In primo luogo è importantissimo non sottovalutare i sintomi che possono manifestarsi con dolori addominali, nausea, vomito e diarrea. In caso di comparsa di questi, dopo aver ingerito funghi, non attendere la loro scomparsa e non tentare di curarsi da soli ma rivolgersi immediatamente al Pronto soccorso seguendo queste accortezze che sono fondamentali:
– Portare residui dei funghi conservati;
– Indicare orario del pasto e orario di inizio della sintomatologia;
– Indicare l’origine dei funghi (acquistati, ricevuti in dono, consumati presso un locale pubblico, ecc.);
– Indicare la quantità di funghi consumati e modalità di preparazione e conservazione (crudi, cotti, alla piastra, al forno, freschi, congelati, secchi, sott’olio, ecc.);
– Indicare il numero delle persone che li hanno consumati;
– Indicare al medico il numero di pasti consumati a base di funghi e orari di consumo;
– Eventuale consumo di funghi misti o solo appartenenti allo stesso genere. Tale informazione è rilevante al fine di poter considerare l’eventualità di una intossicazione mista con sintomi che potrebbero mascherarne altri indice di maggiore gravità.
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