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La Dda di Catanzaro perquisisce le sedi di Rtl 102.5

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La Dda di Catanzaro perquisisce le sedi di Rtl 102.5

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CATANZARO – Su disposizione del pm presso la Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, le forze dell’ordine, hanno perquisito le sedi di Rtl di Bergamo, Cologno Monzese e Roma.

Perquisite anche gli uffici della Open Space pubblicitĂ  a Bergamo, Cologno Manzese, Napoli, Torino, Palermo e Roma. Secondo le prime informazioni, il magistrato calabrese impegnato nella lotta alla ndrangheta, cerca presunti legami tra il clan Tripodi e le societĂ  che gestiscono, a vario titolo l’emittente. Gli inquirenti avrebbero ricostruito una serie di legami che passano attraverso alcune societĂ  e l’emittente, riconducibili al clan Tripodi del vibonese e, attraverso una serie di parentele anche ai Mancuso di Limbadi. Il decreto di perquisizione, parla di necessitĂ  di “ricostruire i rapporti tra la cosca Tripodi e le predette societĂ  nonchĂ© le persone fisiche aventi compiti di gestione”. Ed inoltre, “al fine di verificare l’esistenza di elementi dai quali desumere i predetti rapporti anche allo scopo di verificare cointeressenze della cosca Tripodi nelle predette societĂ  oltre che i rapporti tra i sodali e i terzi sopra richiamati”. Per l’accusa, che individua in Nicola Tripodi il capo della cosca, questi ha come unica fonte di reddito quello percepito dalla societĂ  Gest.i.tel S.r.l. di Bergamo, che si occupa di telecomunicazioni fisse. Secondo gli investigatori, dunque, Tripodi veniva retribuito, di fatto, da una societĂ  del gruppo RTL”. Il provvedimento di perquisizione e sequestro emesso dai magistrati della Dda di Catanzaro Simona Rossi e Pierpaolo Bruni, con il coordinamento del procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo, ed eseguito dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della stessa cittĂ  ha riguardato anche i locali ed i veicoli in uso a Cosimo Campennì, di 34 anni, di Nicotera, e a Giuseppe Ferraro, di 33, anche lui di Nicotera, quest’ultimo arrestato nei mesi scorsi per estorsione in un’inchiesta contro il clan Mancuso.

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