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Spunta di nuovo lo spettro di una commissione d’accesso antimafia, al Comune di Corigliano

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Spunta di nuovo lo spettro di una commissione d’accesso antimafia, al Comune di Corigliano

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Corigliano Calabro 1

Pare che un dossier segreto e scottante sia arrivato nelle mani della Prefettura di Cosenza. Sindaco Geraci: “Non temo nulla, perchè nulla vi è da nascondere”.

 

CORIGLIANO (CS) – In questi giorni sembrerebbe che sul Comune di Corigliano incomba lo spettro di una nuova commissione di accesso antimafia. Pare che le forze dell’ordine stiano indagando a tutto spiano su ciò che potrebbe far ipotizzare, nuovamente, legami tra le strutture burocratiche e la criminalità organizzata. Secondo le indiscrezioni, sembra che un dossier segretissimo, redatto dai Carabinieri, fosse arrivato nelle mani della Prefettura di Cosenza che ha inviato, perciò, la commissione antimafia. Dopo sette anni di nuovo ritorna la tensione in Comune, anche se il sindaco Giuseppe Geraci ha dichiarato di “non temere nulla, perchè nulla vi è da nascondere“.

geraciComunque è stata convocata la Giunta Municipale e i responsabili di settore per spiegare i motivi, secondo i quali (a detta del primo cittadino, in un’intervista rilasciata sul blog CoriglianoInforma), la Prefettura avrebbe inviato la commissione d’accesso: “Il motivo riposerebbe sul corposo sequestro di atti, documenti e permessi di costruire, disposto dall’Autorità Giudiziaria a seguito degli eventi alluvionali dell’agosto 2015.” Per quanto riguarda la possibilità di collusione con la malavita, il sindaco non ne comprende le motivazioni, anche perchè pare che si stiano analizzando atti che si arresterebbero al 2013 e che la commissione di accesso (nominata dal Prefetto Cannizzaro) ebbe, già, possibilità di esaminare e trarne le opportune conclusioni.

Lo scioglimento del giugno 2011

Il consiglio comunale fu sciolto perché ritenuto vicino alla ‘ndrangheta, con un decreto dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. A Corigliano Calabro, il sesto comune della Calabria per grandezza e popolazione, si votò nel giugno 2009 ed il sindaco Straface fu eletta al secondo turno con il 53,1% dei voti. A distanza di un anno dalle elezione il sindaco fu travolto dall’inchiesta dei magistrati del capoluogo calabrese che, nel luglio del 2010, portarono all’arresto dei due fratelli, Franco e Mario Straface, insieme ad altre 65 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione. I fratelli Straface furono accusati da alcuni collaboratori di giustizia di essere legati storicamente al “locale” di Corigliano, una delle cosche più potenti della Calabria, che opera nell’alto Ionio cosentino. 

Dalle indagini emersero, anche, contatti tra il sindaco Straface ed un parente molto stretto di Santo Carelli, ritenuto dagli investigatori il boss e fondatore della cosca di Corigliano, detenuto per una condanna definitiva all’ergastolo. I contatti, secondo l’accusa, risalirebbero al periodo immediatamente precedente alle elezioni comunali del 2009 e la Dda ritenne che fossero finalizzati a garantire l’elezione a sindaco di Pasqualina Straface. Gli elementi emersi nel corso delle indagini indussero, nel settembre del 2010, l’allora prefetto di Cosenza Antonio Reppucci, a disporre l’insediamento della commissione d’accesso. A giugno 2011 lo scioglimento.

Oggi, spulciando nei contratti sottoscritti tra il Comune e alcune ditte, i militari avrebbero trovato scomode assonanze con il recente passato dell’amministrazione del centro jonico. Da qui le indagini.

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