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I rifiuti del cosentino sversati nei terreni di Tarsia dall’imprenditore coinvolto nel crack Valle Crati

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I rifiuti del cosentino sversati nei terreni di Tarsia dall’imprenditore coinvolto nel crack Valle Crati

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TARSIA (CS) – L’acqua del torrente passando in prossimità della struttura cambia colore e diventa scura.

I carabinieri del Noe di Catanzaro, insieme a personale dell’Arpacal e dell’Asp di Cosenza, hanno sottoposto a sequestro preventivo l’impianto privato per il trattamento dei rifiuti di Tarsia dove confluiscono gli scarti conferiti da ben 14 comuni dell’Alto Jonio cosentino ed all’interno del quale lavorano 110 operai. I carabinieri, dopo aver definito la situazione ‘drammatica’, hanno anche segnalato alla magistratura il titolare ed il responsabile tecnico dell’impianto. Quest’ultimo, che in passato fu coinvolto nel crack economico della Valle Crati è stato più volte segnalato dal Comitato Ambientale Presilano per i ‘sospetti’ sversamenti all’interno della discarica di Celico.

 

Il responsabile tecnico dell’impianto dovrà rispondere ora dei reati di: miscelazione di rifiuti, scarico non autorizzato, gestione di rifiuti in aree sprovviste di autorizzazione, discarica non autorizzata e violazione di norme igienico-sanitarie oltre alle normative sulla tutela del lavoro. L’impianto di Tarsia sequestrato ieri, è esteso su circa ventimila metri quadrati in località Canicella, secondo quanto sarebbe emerso dai controlli dei carabinieri, sarebbe diventato, di fatto, una discarica a cielo aperto, dal momento che i rifiuti non sarebbero stati trattati per come dovuto con conseguenti carenze delle condizioni igienico-sanitarie occupando terreni non pertinenti alla ditta. Inoltre, tra le altre cose, l’impianto non era recintato e c’era, secondo gli investigatori, anche il rischio che qualcuno ci potesse cadere dentro accidentalmente. I rifiuti accatastati illecitamente nell’impianto dovranno ora essere trasferiti in un’altra struttura capace di trattarli che dovrà essere individuata dai tecnici della Regione Calabria.

 

L’ASSOLUZIONE

L’imprenditore in questione è stato poi assolto dal fallimento Valle Crati per come riportato nella sentenza 1144/16 “…Circostanze le quali inducono a ritenere non provato il dolo specifico relativo al delitto di bancarotta preferenziale, atteso che l’intento di provvedere alla ripresa dell’attività aziendale anche in ragione del rilievo pubblicistico  della stessa appare prevalere nell’ambito della decisione di stipulate  i contratti di cessione credito in favore delle società”. Di conseguenza l’imprenditore è stato assolto per “difetto dell’elemento soggettivo”, perchè il fatto non costituisce reato

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