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Operazione all’alba contro il clan Rango-Zingari, 13 arresti a Cosenza

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Operazione all’alba contro il clan Rango-Zingari, 13 arresti a Cosenza

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Foto Maria Teresa Improta

Le accuse vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione, dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga alla detenzione e porto illegali di armi.

COSENZA -I Carabinieri del Reparto operativo di Cosenza hanno eseguito 13 fermi emessi dalla Dda di Catanzaro nei confronti di esponenti di spicco del clan ‘Rango-Zingari’, attiva nelle estorsioni e che monopolizzava il traffico di droga. I fermati erano subentrati ad altri affiliati arrestati nei mesi scorsi. I provvedimenti di fermo sono stati emessi sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Cosenza e coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dai procuratori aggiunti Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri e dai sostituti procuratori Pier Paolo Bruni e Antonio Tridico.

L’attività investigativa, riferiscono i Carabinieri, ha consentito di delineare gli assetti della cosca di ‘ndrangheta Rango-Zingari e la sua rapida capacità di rigenerarsi nel momento in cui i suoi elementi di vertice sono stati colpiti da misure cautelari a seguito anche di recenti operazioni condotte dall’Arma. Secondo quanto è emerso dalle indagini, l’attività del gruppo criminale, grazie alla disponibilità di armi, era finalizzata allo sfruttamento delle ricchezze del territorio mediante la sistematica perpetrazione di estorsioni ai danni di imprenditori e la gestione in regime di assoluto monopolio del traffico di sostanze stupefacenti nell’area in cui esercita la sua influenza. Nell’ambito della stessa inchiesta risultano indagate altre cinque persone nei confronti delle quali non sono stati emessi i provvedimenti di fermo perchè già detenute.

Tra i fermati figurano un imprenditore accusato di avere svolto il ruolo di referente della cosca nel settore edilizio ed alcune persone già tratte in arresto con l’accusa di avere compiuto atti intimidatori ai danni di amministratori comunali di Marano Marchesato (Cs). La Dda di Catanzaro ha deciso di emettere, in via d’urgenza, i 13 provvedimenti di fermo sulla base di una serie di esigenze cautelari emerse da informazioni ottenute nel corso dell’indagine. Dalle indagini infatti, gli indagati avevano in progetto (secondo quanto emerso da un’intercettazione ambientale), di compiere un attentato ai danni di una caserma dell’Arma di Cosenza. I provvedimenti di fermo, inoltre, si sono resi necessari per interrompere le condotte criminali in atto nei confronti degli imprenditori vittime delle estorsioni ed oggetto di minacce.

In manette sono finiti Leonardo Bevilacqua di 34 anni, Cosimo Bevilacqua di 50, Danilo Bevilacqua di 24 anni, Simone Santoro di 34 anni, Antonio Intrieri di 52, Domenico Mignolo di 28 anni, Mario Mignolo di 25 anni; Francesco Vivacqua di 29, Alberto Ruffolo 26enne, Francesco Ciancio di 24 anni, Gianluca Cinelli di 29 anni, Gianluca Barone di 42. Il gruppo criminale dunque, stava progettando un attentato: «Siamo arrivati alla resa dei conti, gli possiamo mettere una bomba alla caserma» è infatti la frase pronunciata da uno dei fermati, Antonio Intrieri, imprenditore edile legato alla cosca, in un’intercettazione dei militari che riguardava un imminente attentato proprio ad una caserma dei carabinieri. Da qui il nome dell’operazione Doomsday, ovvero ‘il giorno del giudizio’. Tra le persone coinvolte anche Domenico Mignolo, già destinatario di un provvedimento di custodia cautelare per le intimidazioni ai danni dell’amministrazione comunale di Marano Marchesato e indagato, assieme a Leonardo Bevilacqua anche per l’omicidio di Antonio Taranto, il giovane ucciso nei mesi scorsi a via Popilia, quartiere popolare di Cosenza

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