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Rai, su ‘Eco della Storia’ va in onda la ‘Ndrangheta calabrese

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Rai, su ‘Eco della Storia’ va in onda la ‘Ndrangheta calabrese

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ROMA – Imprenditoria, mafia, banche e riciclaggio di denaro ‘sporco’.

Rai Educational, diretta da Silvia Calandrelli, presenta Eco della Storia: “Impresa Mafia”, in onda domenica 16 febbraio alle 21.15 su Rai Storia – ch. 54 del Digitale terreste e ch.23 Tivu’Sat. La mafia ha cambiato nel corso dei decenni il fulcro dei propri affari, cogliendo talvolta prima dello Stato vantaggi e svantaggi di alcuni business. La mafia che si arricchisce e che riesce, in particolare attraverso il riciclaggio dei capitali illeciti, a entrare nel mercato internazionale in anticipo e meglio di molte aziende legali, quelle che fanno crescere il Pil di un paese. Si puo’ battere la criminalita’ organizzata senza incidere a fondo nel legame del suo business, nell’economia che la nutre e che le permette di arruolare sempre nuove forze e gestire nuovi affari? A Eco della Storia Gianni Riotta, ne parla con Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia e Claudio Clemente, direttore dell’Unita’ di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. “Il riciclaggio e’ l’essenza della criminalita’ organizzata – commenta il Procuratore Franco Roberti – in Italia e’ pari al 10% del PIL, l’equivalente di 118 miliardi di euro. Le organizzazioni criminali riciclano e investono i profitti illeciti nei settori piu’ disparati, nel commercio, nell’edilizia, negli appalti pubblici, nel gioco d’azzardo; una parte dei proventi vengono reimmessi nel mercato illegale per nuovi acquisti, una parte viene reinvestita nell’economia reale.

E in un momento di crisi economica – sottolinea – in cui gli imprenditori onesti hanno difficolta’ di accesso al credito, la tentazione di rivolgersi al credito mafioso piuttosto che affogare e’ molto forte. Negli ultimi due anni le denunce per usura sono aumentate del 150% rispetto ai due anni precedenti, questo significa che una parte crescente di imprenditori oggi si rivolgono alle organizzazioni mafiose per essere finanziati”. Tra gli strumenti piu’ efficaci che la Banca d’Italia ha attivato per contrastare le operazioni di riciclaggio c’e’ l’Unita’ di Informazione Finanziaria chiamata a svolgere un’attivita’ di intelligence al termine della quale possono essere avviate le operazioni investigative sul territorio e dunque l’eventuale intervento della Magistratura. “La nostra attivita’ – spiega il Direttore della UIF Claudio Clemente – e’ quella di intercettare i flussi di fondi che vengono generati dall’attivita’ criminale; il sistema bancario e gli operatori finanziari che stanno nei punti d’accesso dell’economia lecita sono in grado di intercettare fenomeni di inserimento del denaro illecito e sono obbligati a comunicarlo alla UIF. Si tratta – aggiunge Clemente – di una collaborazione fondamentale che e’ molto cresciuta in questi ultimi anni; oggi, il nostro sistema antiriciclaggio fondato sulle segnalazioni di operazioni sospette e’ estremamente rigoroso.

La sfida piu’ importante che ci aspetta – dice Claudio Clemente – e’ incrementare questa collaborazione, anche sul fronte internazionale con le strutture omologhe alla nostra; la cooperazione sta dando i suoi frutti e soprattutto sta coinvolgendo paesi che in passato erano piu’ restii a dare informazioni”. “Tutto serve a contrastare la criminalita’ organizzata – aggiunge il Procurato Franco Roberti – “serve la cooperazione internazionale, la cattura dei latitanti, l’efficienza della giustizia, la tempestivita’ dei provvedimenti, serve confiscare i patrimoni illeciti. La mafia e’ un fenomeno sociale e criminale. L’errore e’ stato considerare la mafia come un’emergenza e combatterla come un’emergenza. Lo Stato – sottolinea il Procuratore antimafia – ha fatto grandi passi avanti nel contrasto alla criminalita’ organizzata, grazie alle norme che abbiamo, al sacrificio di molti Magistrati e degli uomini delle forze dell’ordine; sul piano patrimoniale l’aggressione ai beni illeciti e’ stata importante, solo nel 2012 sono stati confiscati beni per il valore di oltre un miliardo di euro. Quasi tutti i grandi capi delle organizzazioni criminali – conclude Franco Roberti – sono detenuti grazie al 41 bis. Tranne Matteo Messina Denaro che comunque prima o poi sara’ preso”.

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