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Camigliatello, i cannoni “spara acqua” che rovinano le piste e… il turismo

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Camigliatello, i cannoni “spara acqua” che rovinano le piste e… il turismo

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Lo splendido scenario del Monte Curcio, la Sila, le piste da sci, giornate meravigliose e tanta neve in cima. Ma la gestione dell’attività di innevamento artificiale non è idonea e a risentirne è tutto l’indotto

 

CAMIGLIATELLO SILANO – E’ una delle poche località del Sud a sopravvivere grazie alla neve naturale e se non c’è, ci si organizza con l’innevamento artificiale. Ma da qualche tempo si parla di “cannoni spara acqua”. Cosa vuol dire? A spiegare il paradosso ovvero perchè vengono definiti così, è Eugenio Ricca, maestro della Scuola Sci Camigliatello, che da tempo racconta sui social e denuncia la situazione relativa a questi macchinari molto importanti per l’economia del territorio. I cannoni spara neve infatti, dovrebbero innevare le piste ma da un pò di tempo… spruzzano l’acqua ‘inondando’ la pista.

«Questo impianto va gestito da personale qualificato. Ma chi sta a capo di tutto questo – spiega il maestro Ricca ai microfoni di RLB – non ha dato alcun incarico a personale specializzato per utilizzare i cannoni che dovrebbero ‘sparare neve’ e che devono essere attivati di notte per consentire l’innevamento viste le temperature».

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“Sulle piste dunque, non nevica ma piove e questo sta creando un danno non solo a chi si reca a Camigliatello con l’intento di praticare lo sci o altri sport sulla neve, ma a tutto il territorio: ristoratori, albergatori, negozianti. Camigliatello è un faro per tutto il meridione – spiega Ricca – ed è punto di riferimento per turisti da Sicilia, Puglia, Campania. Inoltre negli ultimi anni, arrivano turisti anche dal centro Italia. Noi abbiamo una possibilità immane, una bellezza del territorio naturale e unica e ci troviamo in queste condizioni».

«L’appello che vogliamo lanciare è di promuovere presto un incontro tecnico con chi gestisce ed è a capo dell’azienda insieme ad operatori, maestri di sci e titolari di attività. Riteniamo infatti che a rispondere di questa problematica non devono essere gli operai che ci mettono la faccia e si prendono anche le critiche. La colpa non è loro».

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