Calabria
Erosione costiera, a rischio metà delle spiagge italiane. Picchi del 60% in Calabria
L’allarme di Legambiente che inaugura il portale dell’Osservatorio Paesaggi Costieri Italiani. Quasi il 50% delle nostre spiagge è soggetto a erosione, in 50 anni persi in media 23 metri di profondità di spiaggia su 1750 km di litorale. Picchi fino al 60% in Sicilia e Calabria.
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COSENZA – Quasi la metà delle spiagge di sabbia italiane è colpita dall’erosione. E la colpa è soprattutto dell’uomo: cementificando le coste per costruire edifici e porticcioli, ha alterato il corso naturale delle correnti e delle mareggiate. Il risultato è che negli ultimi 50 anni sono spariti 40 milioni di metri quadrati di spiagge. L’allarme lo ha dato Legambiente. L’associazione ha presentato uno studio sullo stato di erosione delle coste in Italia e il nuovo portale dell’Osservatorio Paesaggi Costieri Italiani. La ong ambientalista ha elaborato un quadro dell’evoluzione dell’erosione delle nostre coste tra il 1970 e il 2020, partendo dagli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell’Ambiente con ISPRA e con le 15 Regioni marittime. Da almeno 30 anni sono stati realizzati numerosi interventi cosiddetti morbidi, cioè di ricostituzione delle spiagge mediante ripascimenti, in particolare negli ultimi 20 anni mediante dragaggi di sabbie marine relitte.
Cambiamento climatici aumentano il fenomeno
Secondo i dati elaborati dal geologo marino Diego Paltrinieri, su circa 8.000 chilometri di litorale, le coste basse sabbiose (che sono quelle sostanzialmente erodibili) coprono 3.770 chilometri, di cui 1.750 chilometri sono attualmente in erosione, il 46,4%. Negli ultimi 50 anni, i litorali erosi sono triplicati: è come aver perso in media 23 metri di profondità di spiaggia per tutti i 1.750 km di litorale colpiti. I dati evidenziano inoltre un profondo dislivello tra Nord e Sud del paese, con picchi fino al 60% nelle regioni di Sicilia e Calabria. Le cause principali secondo Lergambiente sono da attribuire al consumo di suolo, con la costruzione di edifici e di nuove opere infrastrutturali portuali o di opere rigide a difesa dei litorali. E c’è il rischio (quasi certo) che i cambiamenti climatici in atto inaspriscano ancora il fenomeno. Le opere marittime connesse al sistema portuale nazionale si sviluppano per circa 2.250 chilometri (dati ISPRA 2010). Questa profonda cementificazione del litorale ha innescato fenomeni di erosione, dovuti alla alterazione della naturale dinamica litoranea. Per combattere questa minaccia, Legambiente ha presentato il portale www.paesaggicostieri.org, realizzato in collaborazione con università e centri di ricerca italiani. Sul portale si trovano analisi e ricerche scientifiche sull’argomento. L’obiettivo è aumentare l’attenzione sui fenomeni di degrado in corso e fornire risposte concrete per la tutela dei paesaggi costieri. Particolare attenzione viene data all’effetto dei cambiamenti climatici, al consumo di suolo e ai nuovi modelli di uso degli spazi e di turismo.
“Monitorare i processi in corso è un prerequisito ineludibile per supportare le scelte di governo e pianificazione, alle diverse scale territoriali, e migliorare le condizioni di tutela dei nostri patrimoni vista mare – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. L’erosione è un fenomeno che contraddistingue da sempre le aree costiere, per ragioni naturali e antropiche, ma che nei prossimi anni diventerà ancora più urgente e importante studiare e comprendere nelle sue dinamiche per i cambiamenti climatici che già caratterizzano il Mediterraneo e sempre più lo caratterizzeranno con innalzamento del livello dei mari e impatti di fenomeni meteorologici sempre più rilevanti. In particolare, è urgente che l’Italia approvi un piano nazionale di adattamento al clima, come hanno già fatto tutti gli altri grandi paesi europei, che consideri le coste tra le priorità e che supporti i Comuni nella pianificazione delle soluzioni e negli investimenti, per superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi, che non fanno che peggiorare le situazioni e scomparire le spiagge”.



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