Calabria
Sanità, la Calabria tra le realtà “più malate” del Paese. L’indagine Demoskopika
Nel report la nostra Regione si posiziona agli ultimi posti sui servizi sanitari, mobilità sanitaria, risultato d’esercizio, disagio economico delle famiglie e speranza di vita. Fatta eccezione per la “democrazia sanitaria” dove risulta tra le più virtuose
COSENZA – Secondo un’indagine di Demoskopika, nell’ambito della sanità sono sei le realtà regionali “sane”, nove “influenzate” e cinque “malate”. È l’Emilia-Romagna, la regione in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, strappando la prima posizione al Trentino-Alto Adige, mentre Campania, Calabria e Sicilia si collocano in coda tra le realtà “più malate” del paese.
Le famiglie non si curano per motivi economici
Nel 2019 oltre 1,6 milioni di famiglie italiane hanno dichiarato di non avere i soldi, in alcuni periodi dell’anno, per poter affrontare le spese sanitarie necessarie per curarsi, con un incremento dell’area del disagio pari al 2,3% rispetto all’anno precedente. Ben 36 mila nuclei familiari in più.
Meridionali diffidenti verso i sistemi sanitari locali
Gli ultimi dati disponibili confermano la diffidenza dei meridionali a curarsi nei loro sistemi sanitari locali. Nei 12 mesi del 2018, sono stati ben 314 mila i “viaggi della speranza” del Sud che hanno generato bilanci in rosso per oltre 1,2 miliardi di euro. La migrazione sanitaria ha interessato mete quali Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto.
In particolare, con un indice medio di “fuga”, pari al 10,9%, lievemente in aumento rispetto all’anno precedente, che misura, in una determinata regione, la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali, il Sud si colloca in fondo per attrattività sanitaria dopo le realtà regionali del Centro con un indice di fuga pari all’8,8% e del Nord (6,9%).
É quanto emerge dall’IPS 2020, l’Indice di Performance Sanitaria realizzato, per il quarto anno consecutivo, dall’Istituto Demoskopika.
Sanità: Emilia Romagna “sana”, Calabria “malata”
A guidare la classifica dell’Indice di performance sanitaria dell’Istituto Demoskopika per il 2020, in particolare, l’Emilia-Romagna che, con un punteggio pari a 107,7 conquista la vetta di un soffio, spodestando il Trentino-Alto Adige (107,6 punti) immediatamente seguita dal Veneto (105,6 punti), Umbria (105,5 punti), Lombardia (104,9 punti) e Marche (104,8 punti).
Si infittisce, rispetto all’edizione scorsa dell’indice, il cluster delle regioni sanitarie cosiddette “influenzate”, inoltre, caratterizzato dalla presenza di ben altre nove realtà sanitarie: Toscana (104,2 punti), Friuli-Venezia Giulia (104,0 punti), Lazio (103,7 punti), Piemonte (102,8 punti), Valle d’Aosta (100,8), Liguria (100,0), Sardegna (99,4), Abruzzo (98,1 punti) e, infine, Basilicata (97,9 punti).
Sono tutte del Sud, infine, le rimanenti regioni che contraddistinguono l’area dell’inefficienza sanitaria, dei sistemi etichettati come “malati” nella classifica di Demoskopika: Puglia (97,4 punti), Molise (97,1 punti), Sicilia (93,0 punti), Calabria (90,9 punti) e, in coda, il sistema sanitario della Campania con 88,6 punti.
La Calabria si posiziona anche al al di sotto della media nazionale della soddisfazione espressa dai cittadini sull’erogazione dell’offerta sanitaria, legata ai differenti aspetti del ricovero osservati, posizionando con (87,2 punti), prima di Campania (83,6 punti) e, infine, Sicilia (78,3 punti).
Risultato d’esercizio, allarme rosso per 8 regioni
Sono 12 su 20, i sistemi sanitari regionali capaci di ottimizzare le risorse finanziarie disponibili per garantire l’efficienza del comparto. In particolare, accanto ad un risultato d’esercizio in rosso complessivamente per 401 milioni di euro nel 2019 per ben otto sistemi sanitari regionali, comunque, più performante rispetto all’anno precedente quando il disavanzo aveva superato la soglia dei 760 milioni di euro, le rimanenti realtà si sono contraddistinte, al contrario, per un attivo pari a poco meno di 149 milioni di euro.
Spostando l’analisi a livello territoriale, si palesa maggiormente lo squilibrio economico strutturale in alcuni contesti regionali, nonostante lo strumento del piano di rientro. E così, nel 2019 il risultato d’esercizio desumibile dal conto economico degli enti sanitari locali premia prioritariamente il Trentino- Alto Adige con un avanzo pari a 25,7 euro pro capite (27,6 milioni di euro), il Lazio con un avanzo pari a 9,5 euro pro capite (55,5 milioni di euro) mentre relega nelle posizioni “meno virtuose” il Molise con un disavanzo del sistema sanitario pari a 273,7 euro pro capite (-82,7 milioni di euro) e la Calabria con un disavanzo del sistema sanitario pari a 60,6 euro pro capite (-116,7 milioni di euro).
Speranza di vita, Calabria ultima
Lo studio di Demoskopika utilizza la speranza di vita, data dal numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere al momento della sua nascita, quale indicatore per misurare l’efficacia dei sistemi sanitari regionali: più alta è la speranza di vita in una regione, maggiore è il contributo al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini prodotto anche dall’erogazione dei servizi sanitari in quel determinato territorio.
Nel dettaglio, a guadagnare il podio della classifica parziale della speranza di vita, quale dimensione della performance sanitaria individuata da Demoskopika, si piazzano ex aequo il Trentino-Alto Adige e l’Umbria che con una speranza di vita media più elevata rispetto al resto d’Italia pari a 84,1 anni ottengono il punteggio massimo (113,6 punti). Fanalino di coda per Calabria e Basilicata (82,5 punti).
Calabria virtuosa nella “democrazia sanitaria”
Mantenere il management delle aziende ospedaliere, delle aziende sanitarie e delle strutture sanitarie, più in generale, è costato oltre 352 milioni di euro nel 2019 con una contrazione pari allo 1%, rispetto all’anno precedente (356 milioni di euro). A livello locale, a emettere più mandati di pagamento, in termini pro-capite, per indennità, rimborsi, ritenute erariali e contributi previdenziali per gli organi istituzionali sono state le strutture sanitarie della Campania con 18,0 euro di spesa pro-capite pari a complessivi 103,9 milioni di euro. Seguono le “democrazie sanitarie” della Valle d’Aosta con 9,2 euro di spesa pro-capite (1,1 milioni di euro) e della Basilicata con 7,5 euro di spesa pro-capite (4,2 milioni di euro).
Sul versante opposto, a spiccare per maggiore “parsimonia” nell’impiego di risorse finanziarie per la gestione del management sanitario, si posizionano quattro sistemi regionali: Toscana con 1,4 euro di spesa pro-capite (5,4 milioni di euro), Marche con 1,6 euro di spesa pro-capite (2,4 milioni di euro), Calabria con 1,7 euro di spesa pro-capite (3,3 milioni di euro) e, infine, Molise con 1,8 euro di spesa pro-capite (556 mila di euro).
Disagio economico: record in Calabria e Sicilia
Nel 2019 oltre 1,6 milioni di famiglie italiane hanno dichiarato di non avere i soldi, in alcuni periodi dell’anno, per poter affrontare le spese necessarie per curarsi con un incremento dell’area del disagio pari al 2,3% rispetto all’anno precedente. Oltre 36 mila nuclei familiari in più rispetto al 2018.
A consolidare le prime posizioni del ranking di Demoskopika tutte le realtà del Mezzogiorno con oltre 923 mila famiglie in condizioni di disagio a causa della mancata disponibilità economica per fronteggiare la cura di malattie, pari al 56,9% del valore complessivo italiano. Sono, infatti, soprattutto le famiglie in Sicilia con una quota del 13,5%, quantificabile in oltre 271 mila nuclei familiari, a denunciare il fenomeno. Seguono la Calabria con una quota del 12,1% pari a 98 mila famiglie, la Puglia (11,3%) e la Campania (11,2%) coinvolgendo nel processo di impoverimento rispettivamente 182 mila e 245 mila nuclei familiari.



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