Area Urbana
Cosenza: truffa dei rimborsi in Comune, la risposta di Occhiuto sui social
“Tutte le accuse nei miei confronti sono frutto delle calunnie di Giuseppe Cirò”, scrive su Facebook Mario Occhiuto
COSENZA – È di ieri la notizia che Mario Occhiuto è stato iscritto nel registro degli indagati e dovrà rispondere di truffa ai danni del Comune, falso e peculato per la vicenda legata ai rimborsi per missioni mai effettuate. La Procura di Cosenza ha chiuso le indagini preliminari, notificando i relativi avvisi, proprio nella giornata in cui tutto il centrodestra si mobilita e a Lamezia Terme presenta la candidatura del fratello Roberto alla presidenza della Regione Calabria. Il primo cittadino cosentino rompe il silenzio e affida ai social la propria riflessione. “In merito a questa inchiesta – scrive Mario Occhiuto – vorrei ricordare che sono stato io denunciare i fatti alla procura appena ho scoperto che si fabbricavano carte false a mia insaputa da uno dei miei segretari, che ho immediatamente licenziato. Se non l’avessi fatto non si sarebbe scoperto proprio niente: quindi se avessi temuto di essere coinvolto minimamente in questi o in altri reati, per le propalazioni conseguenti, dovrei essere stato un pazzo a denunciare praticamente me stesso”.
“Tutte le accuse nei miei confronti – prosegue il sindaco – sono infatti frutto delle calunnie di Cirò (che ho già denunciato anche per calunnia), il quale aveva ovviamente risentimento nei miei confronti ed è stato facilmente utilizzato dai miei avversari politici come delatore promettendogli e millantando evidentemente il favore da parte degli inquirenti. Strana è comunque la circostanza che siano trascorsi più di quattro anni agevolando di fatto il Cirò, nonostante l’evidenza del reato da me denunciato. Ricordo infine che sono stato tirato in ballo in questa inchiesta dopo un anomalo incontro con registrazione a casa di un senatore della Repubblica che poi ha direttamente incaricato nella Commissione (da lui stesso guidata) una Procuratrice della Repubblica che è la stessa che è comparsa ad un certo punto (stranamente) in questo procedimento giudiziario coinvolgendo il sottoscritto. Non sono un pazzo e non ho commesso proprio nessuna delle cose che mi viene addebitata, sono solo un sindaco che si è dedicato per dieci anni alla città mettendo in secondo piano tutto quello che riguardava se stesso. Avevo delegato per queste funzioni, come sempre avviene, la mia segreteria e mi sono fidato: non potevo certo immaginare che facesse queste porcherie. Non ho mai approfittato del mio ruolo e per mia formazione mai avrei potuto farlo, anzi posso affermare con certezza che la mia Amministrazione ha portato un grande vento di cambiamento e di legalità all’interno dell’Ente. Ma questo è il ringraziamento. Chi governa “senza santi in paradiso”, eletto dai cittadini, e realizza concretamente il cambiamento anziché galleggiare nella politica come sempre è avvenuto in Calabria, diventa (soprattutto a causa dell’invidia politica) bersaglio di spaventoso fuoco incrociato ed è la persona più vulnerabile che può esistere in Calabria. Io non ce l’ho con nessuno ma devo pur difendermi da accuse false e infondate (costruite ad arte da avversari che hanno provato a distruggermi creandomi comunque tanti danni) e ho il dovere di difendere la mia memoria. Adesso chiederò subito di essere sentito dal magistrato per chiarire la vicenda e sono convinto che alla fine riuscirò a ristabilire la verità dei fatti.
Alla fine, in questo mondo ingiusto, c’è sempre la speranza di incontrare sul nostro percorso chi ha una coscienza e il senso vero della giustizia”.



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