Italia
“Gli uomini passano le idee restano”. Giovanni Falcone, 30anni dalla strage di Capaci
Un’ora e sette minuti dopo l’attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione. Francesca Morvillo, sua moglie, morirà verso le 22:00
CAPACI – Sono passati 30 anni da quel 23 maggio 1992 quando a Capaci, sulla strada del ritorno da Roma, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro vengono uccisi dalla mafia in un attentato che segnerà per sempre la storia del Paese. Alle 17:58, al passaggio con la scorta per Capaci, 1000 kg di tritolo sistemati all’interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l’autostrada esplodono investendo in pieno il corteo di auto e uccidendo sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. Un’ora e sette minuti dopo l’attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione. Francesca Morvillo, sua moglie, morirà verso le 22:00.
La prima, una Croma marrone, fu investita in pieno, completamente distrutta e sbalzata in un campo di ulivi lontano decine di metri. Morirono i tre agenti della scorta: Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, entrambi trentenni, e Vito Schifani, di 27 anni. La seconda auto, una Croma bianca su cui viaggiavano Falcone, Morvillo e l’autista Giuseppe Costanza, si schiantò violentemente contro l’asfalto che si era alzato. Falcone, che stava guidando, e Morvillo, seduta al suo fianco, furono scaraventati contro il parabrezza. Morirono poche ore dopo in ospedale. Costanza sopravvisse, così come gli uomini della scorta nella terza auto, una Croma azzurra, Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.
L’attentato era stato pianificato da settimane, ordinato da alcuni mesi, deciso da anni.
Molti collaboratori di giustizia, tra cui Giovanni Brusca, organizzatore ed esecutore della strage di Capaci, negli anni Novanta raccontarono che Falcone era obiettivo della mafia fin dal 1983, da quando cioè fu costituito il pool antimafia di Palermo, la squadra di magistrati che indagò sistematicamente su Cosa Nostra e istruì il celebre maxiprocesso. Dopo l’assassinio del giudice istruttore Rocco Chinnici, che quel pool l’aveva pensato, l’obiettivo principale rimasto era proprio Falcone.
Il proposito di ucciderlo divenne ancora più concreto dopo che l’ex mafioso Tommaso Buscetta iniziò a collaborare con il pool antimafia. Secondo i mafiosi pentiti, l’attentato a Falcone fu rimandato più volte per vari motivi e poi fallì quando venne organizzato il 21 giugno 1989 nei pressi di una villa sul mare che aveva preso in affitto in una località palermitana chiamata Addaura.
Draghi
“A trent’anni dalla Strage di Capaci, il Governo ricorda con profonda commozione Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. La loro memoria è forte, viva, universale”. Così il premier Mario Draghi. “Grazie al coraggio, alla professionalità, alla determinazione di Falcone, l’Italia è diventato un Paese più libero e più giusto – ricorda il presidente del Consiglio – . Falcone e i suoi colleghi del pool antimafia di Palermo non hanno soltanto inferto colpi decisivi alla mafia. Il loro eroismo ha radicato i valori dell’antimafia nella società, nelle nuove generazioni, nelle istituzioni repubblicane”.
Occhiuto sulla strage di Capaci
“30 anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Il ricordo di quella tragedia non si spegne. Sia sempre un monito contro le mafie e per la legalità”. Scrive su Twitter Roberto Occhiuto.
Strage di Capaci, riflessione del prof Giap Parini – Università della Calabria
Sono trascorsi trent’anni dalla strage di Capaci, costata la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Nel video un intervento del professor Ercole Giap Parini, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical, che spiega in che modo quella strage ha cambiato l’antimafia sociale e quale ruolo assegnare alla memoria.



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