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Tragedia del Mottarone: in aula il tema allarmi, dubbi sulla perizia informatica

Italia

Tragedia del Mottarone: in aula il tema allarmi, dubbi sulla perizia informatica

La replica tecnici: “il nostro lavoro ineccepibile e non copia-incolla”. Nel disastro avvenuto il 23 maggio del 2021morirono 14 persone tra cui Serena Cosentino, di Diamante e il suo fidanzato

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Tragedia funivia mottarone 1

VERBANIA  – Riprenderà il prossimo 2 dicembre l’incidente probatorio disposto dal gip di Verbania per far luce sulle cause dell’incidente alla funivia del Mottarone, avvenuto il 23 maggio 2021 e costato la vita a 14 persone tra cui Serena Cosentino, di Diamante e il suo fidanzato. Nell’udienza di venerdì scorso, dedicata al controesame della perizia informatica, i legali dei tre principali indagati si sono concentrati sui segnali di allarme registrati dalla scatola nera.

Marcello Perillo, avvocato del caposervizio della funivia Gabriele Tadini, ha fatto notare che, in base ai dati raccolti dai periti, “alcuni dati venivano trasmessi alla scatola nera, entrando quindi nel database, e altri no”, domandando “chi ha fatto questa scelta”.

Andrea da Prato, legale del direttore di esercizio Enrico Perocchio, ha invece chiesto agli ingegneri del collegio informatico, quante volte sarebbero scattati tali segnali di anomalia registrati, commentando la propria “insoddisfazione per i chiarimenti ricevuti”.

Pasquale Pantano, avvocato di Luigi Nerini, l’amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestiva l’impianto, ha invece commentato la perizia informatica ritenendola “inattendibile” perché “in gran parte è consistita nel chiedere a consulenti e dipendenti della Leitner (tra gli indagati, ndr) come funzionassero i sistemi informatici”.

La replica dei periti

I periti informatici, replicando ai dubbi delle difese, hanno rivendicato il fatto che il loro lavoro non è stato “un copia e incolla” e nè si è limitato a “raccogliere le informazioni proveniente dal costruttore”, bensì è “il frutto dell’incrocio dei dati raccolti dalla scatola nera, dalle immagini del sistema di sorveglianza e delle spiegazioni fornite dalla stessa Leitner”. Così facendo, tra le altre cose, è stato possibile identificare l’abitudine di ricorrere alla cosiddetta ‘modalità di servizio’, facendo cioè viaggiare le cabine senza vetturino a bordo. Una modalità che per l’impianto del Mottarone non era lo standard, ma divenuta abituale in seguito all’emergenza Covid. Sul tema dei segnali di allarme è intervenuto anche l’avvocato di Leitner, Paolo Corti, ribadendo che “l’impianto era sicuro” e che tra le cause delle notifiche registrate c’erano “problemi di trasmissione dei dati”.

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