Area Urbana
Cosenza: assunse la figlia all’Asp mentre era dirigente, assolto insieme ai ‘colleghi’
Secondo i giudici del Tribunale di Cosenza ‘il fatto non costituisce reato’.
COSENZA – Non avevano ‘dato il posto’ a parenti, amici ed amici di amici. I sette precari assunti all’Asp di Cosenza sarebbero stati contrattualizzati seguendo i regolari iter previsti dalla legge. A decretarlo sono stati ieri i giudici Alfredo Cosenza, Manuela Gallo e Maria Teresa Castiglione dopo cinque anni di indagini. L’inchiesta era scaturita dai sospetti sulla regolarità della stabilizzazione di 439 persone avvenuta circa sette anni fa. Assunzioni di cui dopo l’avvio delle indagini e la condanna da parte della Corte dei Conti anche il direttore Scarpelli aveva chiesto con una delibera la risoluzione del contratto. Un licenziamento di fatto mai avvenuto. Gli impiegati coinvolti infatti, dopo aver impugnato delibera e sentenza, continuano ancora a lavorare e percepire ogni mese lo stipendio pagato con i tributi dei cittadini. Su tutto il carrozzone di dipendenti pubblici entrati ad occupare le comode poltrone di via Alimena in maniera stabile sette furono attenzionati dalla Guardia di Finanza. Su tutti i 439 contratti i loro sembravano infatti i più ambigui tra improvvisi cambi di qualifica e concorsi pubblici fantasma.
Alla sbarra l’ex direttore generale dell’azienda sanitaria Franco Petramala, l’ex direttore sanitario Antonio Scalzo, il responsabile del procedimento amministrativo Michele Fazzolari e l’ex direttore amministrativo facente funzioni Daniele Bellusci. Quest’ultimo finito sotto i riflettori della magistratura anche per l’assunzione della figlia Armenia retribuita dall’Asp di Cosenza in veste di collaboratore Tecnico Biologo. I giudici non hanno inteso accogliere le richieste di condanna del pm e ieri hanno emesso sentenza d’assoluzione in quanto ‘il fatto non costituisce reato’. Tra le tesi difensive esposte dai legali degli imputati e sposate dal collegio giudicante il fatto che le stesse procedure sono state usate all’Asp di Catanzaro dove nessuno però ha denunciato anomalie nella regolarità delle assunzioni. I dirigenti oggi assolti nel 2012 furono condannati dalla Corte dei Conti che ritenne i contratti illegittimi. Franco Petramala qualora la sentenza dovesse essere confermata dovrà risarcire all’erario oltre 3 milioni e 100 mila euro, mentre Antonio Scalzo e Daniele Bellusci 1 milione e 560 mila euro ciascuno. Il danno quantificato dalla Corte dei Conti ammonterebbe, complessivamente, a circa 14 milioni e mezzo di euro.



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