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Zona Industriale, la spazzatura costa più che a Brescia: “Non la paghiamo”
RENDE – In contrada Lecco le aziende si ribellano al Comune. Non pagando la TARSU.
La tassa sui rifiuti per i proprietari dei capannoni industriali è una spada di Damocle che pesa come un macigno sull’economia delle aziende. La maggior parte ha così deciso di non versare più neanche un centesimo nelle casse municipali. “Piuttosto che pagare, chiudo l’azienda, – afferma un grossista – queste cifre sono insostenibili. Il prezzo al metro quadro è equiparato ai negozi di Roges e Commenda, io che ho l’edificio tra i più piccoli dovrei sborsare almeno 3.600 euro l’anno. Ma io non produco rifiuti! Tutto quello che mi arriva lo riconsegno. Da agosto ad oggi la spazzatura che ho accumulato è tutta qui – spiega indicando uno scatolone – saranno neanche venti chili, si alza con le mani. Qui il Comune ci guadagna milioni di euro con la tassa sulla spazzatura, ma il paradosso è che non ci sono neanche i cassonetti. Siamo tutti decisi a non pagare, non è giusto. Modifichino il calcolo facendoci pagare i rifiuti al quintale, allora possiamo parlarne”. C’è chi si spinge oltre. “Ho fatto causa al Comune di Rende – racconta un imprenditore – in due anni (dal 2007 al 2009) il costo al metro quadro è aumentato da 5,17 euro a 7,39, non è un prezzo congruo, in più viene calcolato su tutto il perimetro dello stabile, quando in realtà sono solo gli uffici a produrre rifiuti. Un po’ di carta e qualche cialda del caffè. Dal 2007 al 2010 hanno calcolato che dovrei pagare in tutto oltre 35mila euro di TARSU. Ora aspettiamo il verdetto della commissione tributaria”.
Chi si confronta con il resto d’Italia fornisce dati agghiaccianti. “C’è un’azienda a Brescia che è la nostra fotocopia, – dichiara il titolare di uno stabile – stessa produzione, stessa metratura, stesso numero di operai: paga 2.500 euro l’anno di spazzatura, servizi compresi. A noi ne chiedono 9.700 e ci dobbiamo spazzare i marciapiedi, di proprietà del Comune, da soli per non avere l’entrata sporca. Sono dieci anni che non vediamo uno spazzino da queste parti. Mi chiedo dove vadano a finire questi soldi. Inoltre noi facciamo la differenziata con la Calabria Maceri e paghiamo delle aziende per lo smaltimento dei rifiuti speciali (ferro, toner, cartoni), il nostro consumo reale è quello di una qualsiasi abitazione. Con questa mentalità costringono le poche aziende che lavorano a chiudere ed allontano chi da fuori vorrebbe investire sul territorio. Insomma creano disoccupati ed emigrati. Se continuano su questa linea la zona industriale morirà”. L’assessore Gallo che si occupa del ciclo dei Rifiuti per il Comune di Rende, gentilmente spiega di non avere tempo di rispondere sulla questione TARSU in contrada Lecco. Almeno per ora.



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