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Giacomo Mancini, anniversario della morte del socialista bruzio

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Giacomo Mancini, anniversario della morte del socialista bruzio

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COSENZA – Era l’8 Aprile del 2002. La città si strinse nel dolore per la scomparsa del leader socialista. Con un garofano rosso in mano.

Undici anni fa all’età di 86 anni, moriva Giacomo Mancini. L’uomo che fece la storia della città bruzia. Il protagonista indiscusso della crescita economica e sociale di Cosenza. Il politico più amato dai cosentini. Oggi la Fondazione a lui dedicata lo ricorda con un breve video realizzato dal regista catanzarese Giuseppe Petitto, lo stesso che, in occasione del decimo anniversario, diresse il docufilm “Il Leone Socialista, le battaglie politiche di Giacomo Mancini” . Il Mezzogiorno e la Calabria furono sempre al centro della sua attività di ministro della Sanità, dei Lavori pubblici e del Mezzogiorno; di dirigente del Partito socialista, deputato della Calabria e, infine, sindaco di Cosenza. “Vogliono che i paesi funzionino come un orologio svizzero, ma non puo’ essere così quando si guarda in alto e si dimentica di guardare in basso”, queste le parole con cui si chiude il video che sarà trasmessoin giornata dalle emittenti televisive calabresi e diffuso sul web. Avvocato antifascista, figlio di Pietro Mancini, uno dei fondatori del PSI, Giacomo Mancini nel 1944 entrò nell’organizzazione militare clandestina del partito a Roma durante il regime. Finita la guerra, rientrato a Cosenza, diventò segretario, fino al 1947, della locale federazione socialista e membro della direzione nazionale del partito fino al 1948. Consigliere comunale di Cosenza dal 1946 al 1952, fu eletto alla Camera nel 1948, con 26.000 voti di preferenza nelle liste del Fronte Democratico Popolare. Rimase deputato per dieci legislature. Nel gennaio del 1953 fu eletto segretario regionale del PSI. Nel 1956, all’indomani dell’intervento sovietico in Ungheria, il Msi prese le distanze dal Pci e Mancini fu chiamato da Pietro Nenni a occuparsi dell’organizzazione del partito. Ricoprì la carica di ministro della Sanità nel primo governo Moro e Ministro ai Lavori Pubblici nel secondo e terzo governo Moro e nel primo e secondo governo Rumor, diventando ministro del Mezzogiorno nel quinto governo Rumor. Da ministro della Sanità impose l’introduzione del vaccino antipolio Sabin e lo sblocco di ingenti risorse destinate agli ospedali nel Mezzogiorno. Da ministro dei Lavori pubblici avviò la costruzione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, investendo fondi e progetti. Presentò al Parlamento un disegno di legge, passato alla storia come “legge ponte”, propedeutico all’auspicata riforma urbanistica, che introduceva nella normativa in vigore una serie di disposizioni finalizzate alla repressione dell’abusivismo, all’introduzione degli standard urbanistici e all’obbligatorietà dei piani urbanistici. Il 23 aprile del 1970, fu eletto segretario del partito. Fu uno dei protagonisti delle lotte per il divorzio. Nel luglio del 1976, dopo la sconfitta elettorale che porto’ alle dimissioni di De Martino dalla segreteria, agevolò l’elezione di Craxi sostenendolo nella sua ascesa. Nel 1993 fu rieletto sindaco di Cosenza, carica che aveva ricoperto già negli anni Ottanta. Dopo una vicenda giudiziaria che lo vite uscire pienamente riabilitato, Mancini ritorno’ a guidare l’amministrazione comunale cosentina e venne rieletto sindaco al primo turno nel 1997, sostenuto anche dalla coalizione dell’Ulivo. Un uomo che la città non dimenticherà.

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