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Terremoto nell’Arma: in manette luogotenente
COSENZA – Quella divisa “macchiata” … d’illegalità. Il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, coordinato dal colonnello
Francesco Ferace, deve fare i conti con una brutta storia, avvenuta al suo interno: l’arresto di un suo graduato, (luogotenente a Scalea, ndr), finito in manette da parte dei suoi colleghi, con l’accusa di abuso d’ufficio. Le contestazioni che gli vengono mosse sono pesanti ed facile pensare lo stato attuale del luogotenente Ilario Castrenze, uno che, come dicono colleghi , amici, familiari e conoscenti, indossa la divisa come una seconda pelle. Per il sottufficiale da decenni in servizio lungo il litorale dell’Alto Tirreno cosentino, sono scattate le manette al termine di una fitta e delicata attività d’indagine coordinata dalla Procura di Paola, competente per territorio, e dalla Procura militare. L’inchiesta era partita per iniziativa del Comando provinciale dei carabinieri, guidato dal colonnello Francesco Ferace e dal tenente colonnello Vincenzo Franzese, entrambi impegnati in un intenso controllo dei comportamenti assunti dai loro sottoposti. Al termine delle formalità di rito, quelle che Castrenze tante volte ha svolto nella sua carriera dall’altra parte della scrivania, il luogotenente è stato trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Il sottufficiale originario di Sant’Ilario sullo Jonio (Reggio Calabria), secondo una prima ricostruzione, avrebbe abusato del suo importante ruolo, in particolare per alcune vicende che avrebbero a che fare con dei sequestri di armi compiuti proprio nel territorio di Scalea. Controlli che, in base alle accuse, non sarebbero stati condotti nel pieno rispetto della legge. Una storia, quella di ieri, che fa il paio con un altro caso piuttosto grave accaduto di recente alle stesse latitudini, una faccenda che ha visto come protagonista un militare esperto e con il medesimo grado di Ilario Castrenze. Nel gennaio scorso, una altro “terremoto” aveva scosso l’Arma. Era infatti finito in manette il luogotenente Mario Lucia, comandante della Stazione di Diamante. La Procura di Paola contestava al sottufficiale il reato di concussione: più nello specifico, il luogotenente Lucia era stato accusato di aver sfruttato la sua divisa per favorire indebitamente gli interessi economici di un familiare. L’arresto aveva scatenato un polverone nella città dei murales, dove il militare d’origine catanzarese ha lavorato per tanti anni. Lucia, poche settimane dopo il provvedimento spiccato nei suoi confronti, ha patteggiato una condanna a due anni di reclusione (pena sospesa). Oggi l’incubo si ripete. Per l’Arma e nell’Arma.



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