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Cosenza, omicidio Taranto: spuntano le dichiarazioni dei pentiti

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Cosenza, omicidio Taranto: spuntano le dichiarazioni dei pentiti

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La Procura ha chiesto l’acquisizione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Impieri, Zaffonte e Abbruzzese detto “Micetto” che potrebbero aggiungere nuovi tasselli al caso

 

COSENZA – Ancora i pentiti al centro dell’attenzione con le rivelazioni che secondo gli inquirenti potrebbero cambiare il corso del processo del caso Antonio Taranto, 26 anni, ucciso in via Popilia, il 29 marzo 2015 con un colpo di pistola calibro 38 che per l’accusa, il principale imputato Mignolo avrebbe esploso dal balcone di casa con una 357 Magnum.

Nei giorni scorsi è stata celebrata la prima udienza in appello, davanti ai giudici del Tribunale di Catanzaro. Gli Ermellini il 9 aprile scorso avevano accolto le motivazioni della difesa annullando con rinvio ad un nuovo processo la posizione di Domenico Mignolo condannato a 16 anni di carcere. Mignolo in primo grado era stato condannato a 18 anni di reclusione, condanna riformulata con due anni di riduzione dai giudici di secondo grado. La Cassazione aveva accolto la tesi del collegio difensivo (gli avvocati Filippo Cinnante, Andrea Sarro e Gaetano Maria Bernaudo) che si era battuto per l’inconsistenza del quadro indiziario sotto l’aspetto del ragionevole dubbio: ci sarebbe una netta incongruenza con i colpi sparati e la traiettoria rilevata che metterebbe tutto nuovamente in discussione nonche sarebbero stati sollevati vizi di motivazione (leggi qui la notizia)

Il 19 luglio scorso il pubblico ministero Sforza ha chiesto di acquisire i verbali con le dichiarazioni dei pentiti Impieri, Zaffonte e Abbruzzese detto “Micetto” per poi procedere ad esame. La difesa degli imputati, oltre a Mignolo anche Leonardo Bevilacqua, assolto in Appello ma rinviato a nuovo processo per sentenza annullata dalla Cassazione su ricorso presentato dalla Procura, ha chiesto di poter visionare e valutare i verbali perchè potrebbero essere inconferente rispetto alla parte di sentenza cassata. L’unica posizione confermata in Cassazione rimane quella di Altomare condannato ad un anno e sei mesi di reclusione

 

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