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“Achei”, scavi con le ruspe per trovare reperti: «si cancella l’identità e la memoria»

Calabria

“Achei”, scavi con le ruspe per trovare reperti: «si cancella l’identità e la memoria»

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Operazione Achei reperti archeologici Crotone 04

Da una serie di segnalazioni alla scoperta di tombaroli che da anni avevano messo in piedi un traffico di beni archeologici di ingente e inestimabile valore

 

CROTONE – L’operazione Achei è tra le più importanti indagini europee che parte dalla Calabria nella lotta al traffico di beni culturali. A sottolinearlo è il tenente colonnello Valerio Marra (in foto) comandante del gruppo Carabinieri Tutela patrimonio culturale: «Questa operazione nasce da una serie di segnalazioni arrivate dalla Sovrintendenza ma anche di denunce raccolte dalle stazioni dei carabinieri di scavi clandestini, in particolare in aree archeologiche della provincia di Crotone. Un’attività strutturata che poi si è sviluppata sempre più e ha visto la presenza di numerosi soggetti. Due erano i capi che controllavano un gruppo di tombaroli che saccheggiavano attraverso un’azione indiscriminata anche con ruspe e pale meccaniche. Poi una rete fitta in Italia e nei 4 paesi europei, di soggetti che fungevano da ricettatori. Noi -ha spiegato Marra –quantifichiamo il valore in diversi milioni di euro ma è una stima per difetto perchè i reperti sequestrati nel corso delle oltre 80 perquisizioni a cui aggiungiamo i 23 arresti, sono veramente diverse migliaia».

Operazione Achei reperti archeologici Crotone 01 comandante Marra cc nucleo tutela

La violenza che uccide la storia e la cultura

«Una violenza che si sostanzia non solo sul terreno – ha spiegato il comandante Marra – ma pregiudica in maniera irreversibile la possibilità da parte degli studiosi e degli archeologi di studiare il territorio e comprendere bene le dinamiche e la storia di un popolo e un territoprio dalle origini. Si cancella l’identità e la memoria. Ecco perchè le scavazioni clandestine, aldilà del condannabile traffico illecito di beni culturali costituiscono un ulteriore vulnus, al terreno alla storia e alla ricerca archeologica autorizzata».

Escavatori per trovare reperti

In un’area di interesse archeologico è stato spiegato in conferenza stampa, si scavava con impietosa violenza, scagliando colpi al suolo attraverso l’utilizzo di un escavatore, nell’ingordo intento di sottrarre quanto di più prezioso il sottosuolo ancora custodiva. La scena è stata filmata dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale con l’aiuto di un drone. In quella circostanza, il disegno criminoso non è stato portato a compimento solo grazie all’intervento immediato degli stessi militari che bloccarono, in flagranza di reato, alcuni degli arrestati di oggi. Nelle stesse riprese appaiono anche altre persone che, seppure non impegnate direttamente nell’attività di scavo clandestino, erano intente ad “esaminare” il terreno mediante l’impiego di sofisticati metal detector.

Operazione Achei reperti archeologici Crotone 03

Saccheggi che andavano avanti da anni

E’ “un sistema di saccheggi” che andava avanti da anni quello scoperto in Calabria. L’organizzazione, costituita da tombaroli, intermediari e ricettatori  “per qualità e quantità di illeciti commessi, nonché per caratteristiche strutturali ed organizzative” rappresenta un vero e proprio fenomeno criminale radicata nella provincia di Crotone e capace di alimentare il reddito di interi gruppi familiari. Le fasi del traffico illecito sono state documentate dettagliatamente attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, pedinamenti, sequestri, fino ad arrivare alla vendita ai collezionisti finali. I vertici dell’organizzazione hanno diretto e controllato l’attività dei componenti, pianificato le singole spedizioni ed individuato i luoghi di interesse, grazie alle specifiche competenze in materia.

Inoltre, hanno predisposto modalità operative tali da scongiurare, o quanto meno contenere, il rischio di controlli da parte delle forze dell’ordine, anche attraverso l’utilizzo di canali di comunicazione di difficile intercettazione. I sodali, dal canto loro, si sono mostrati astuti e prudenti, consapevoli di dover “parlare poco” e di utilizzare un linguaggio criptico per riferirsi al materiale archeologico: “appartamenti”, “asparagi” o “motosega”, termine con il quale veniva abitualmente indicato il dispositivo “cerca metalli”.

Operazione Achei reperti archeologici Crotone 05

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