Area Urbana
Fatta luce su oltre 20 anni di attività illegali. Gratteri: “La più estesa indagine su Cosenza”
L’inchiesta della DDA durata 5 anni. Il procuratore ‘aggiunto Capomolla “l’inchiesta ha evidenziato una confederazione unitaria delle cosche”
CATANZARO – “Forse è la più estesa indagine su Cosenza e riguarda un’associazione mafiosa, un’associazione finalizzata al traffico di droga e tutti reati caratteristici della criminalità organizzata, quindi estorsioni, usura e anche rapporti con la pubblica amministrazione. Sono indagati anche tre professionisti”. Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, incontrando i giornalisti, ha sintetizzato l’operazione “Sistema” che stamani ha portato all’esecuzione di 200 misure cautelari. Incontro nel corso del quale Gratteri non è entrato nei dettagli a causa della nuova normativa.
L’indagine più estesa con tre diversi corpi
“La stampa ha potere – ha detto ai giornalisti – chiedete ai vostri editori di dire ai politici di cambiare la legge, ma finché non cambia non intendo essere né indagato né sottoposto a procedimento disciplinare”. “E’ stata l’indagine più estesa – ha detto Gratteri – perché abbiamo interessato Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, dal momento che un’inchiesta del genere non poteva farla una sola forza, visto che ognuno di loro già lavorava sulle famiglie di ‘ndrangheta, sul territorio. Bisognava mettere a regine tutto quello che c’era negli archivi e nelle banche dati. Ci sono stati due bravi sostituti che hanno coordinato un gruppo lavoro che ha coinvolto centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine. Per noi non è stato difficile far lavorare a regime tutti come se fosse un unico Corpo perché ci sono investigatori di primissimo piano nel distretto mandati dai vertici delle forze dell’ordine che ringrazio sempre. Quando c’è gente intelligente è possibili farli lavorare in sinergia anche se hanno una divisa diversa. Il difficile è stato fare sintesi e dare conseguenza logica su piano probatorio a tutto quello che si è trovato”.
Capomolla “Abuso del credito condotto in maniera sistematica”
Il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, ha sottolineato come l’inchiesta abbia evidenziato l’esistenza di una confederazione unitaria delle cosche, oltre alla presenza dei reati predatori quali estorsioni e usura e un forte esercizio abusivo del credito “condotto in maniera sistematica”. “Operazioni come queste – ha sostenuto il direttore centrale anticrimine della Polizia Francesco Messina – possono essere realizzate solo dopo un’accurata e puntuale opera di rafforzamento dei presidi della Polizia sul territorio interessato. Il Dipartimento della Pubblica sicurezza in particolare, negli ultimi 3 anni ha implementato il potenziale delle squadre mobili operanti nel catanzarese, attraverso interventi mirati, offrendo così alla Dda uno strumento operativo duttile e orientato alla realizzazione di un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata locale.
Fatta luce su oltre 20 anni di attività illegali
Gli oltre 200 arresti eseguiti oggi nel cosentino in collaborazione con le altre Forze di Polizia, hanno permesso di fare luce su oltre 20 anni di attività illegali perpetrate nel capoluogo bruzio da diverse organizzazioni criminali. L’impegno della sola Polizia ha riguardato l’impiego di circa 600 operatori, coordinati dalla Direzione centrale anticrimine, suddivisi tra Servizio centrale operativo, Squadra mobile di Catanzaro, Squadra mobile di Cosenza oltre a numerose altre Squadre mobili nazionali, nonché Reparti prevenzione crimine di tutta Italia”.
Il Generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante dello Scico della Guardia di finanza, ha evidenziato che il sequestro di beni per 72 mln “dimostra come la ‘ndrangheta abbia ancora una forza economica”, riferendo che un imprenditore, grazie al legame con la ‘ndrangheta aveva guadagnato 37 mln in 5 anni. L’attività dei carabinieri, ha spiegato il comandante provinciale di Cosenza dell’Arma, col. Saverio Spoto, è stata incentrata sulla ricostruzione della struttura confederata che si erano data le cosche e votata alla gestione dei reati fine. Il capo della Squadra mobile di Cosenza Angelo Paduano, dal canto suo, ha messo in evidenza come il patto federativo avesse consentito alle cosche cosentine di realizzare una spartizione scientifica del territorio, superando scontri e divisioni degli anni passati. All’incontro con la stampa hanno preso parte i comandanti regionali di Guardia di finanza e Carabinieri, Guido Mario Geremia e Pietro Francesco Salsano.
Maxi sequestro da 72 milioni di euro
Ci sono anche uno yacht e un aeromobile ultraleggero tra i beni sequestrati nell’ambito dell’operazione condotta oggi contro le cosche di ‘ndrangheta del cosentino. Il provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza disposto dal PM è stato eseguito dai finanzieri del Gico del Comando provinciale di Catanzaro e dello Scico di Roma. Si tratta di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro. Tra i beni sequestrati figurano 78 fabbricati, tra i quali 5 ville, 44 terreni, per un’estensione complessiva di 26 ettari, in vari comuni della provincia di Cosenza, 57 quote di partecipazioni in attività produttive e commerciali al dettaglio e all’ingrosso in diversi settori (ristorazione con somministrazione, bar, abbigliamento produzione energia elettrica, agricoltura, lavanderie e lavanderie industriali, servizi nel settore dello spettacolo, noleggio attrezzature per spettacoli ed eventi, formazione culturale, edile), 39 complessi aziendali, anche di imprese del settore del gaming (scommesse on-line e sale giochi e biliardo), 20 ditte individuali attive nei vari settori delle attività produttive e commerciali (ristorazione, strutture turistiche e ricettive, agricoltura, bar, supporto rappresentazioni artistiche, intermediazione finanziaria), 7 associazioni non riconosciute, impegnate prevalentemente in ambito sportivo/ricreativo, uno Yacht, un aeromobile ultraleggero, un natante, 70 autovetture, 7 motoveicoli.



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