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Dimissioni Cavalcanti: il sindaco va via, l’antimafia resta

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Dimissioni Cavalcanti: il sindaco va via, l’antimafia resta

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RENDE – E’ ufficiale. Vittorio Cavalcanti ha abbandonato la nave.

Una decisione, quella di rassegnare le proprie dimissioni, che pare essere maturata nei mesi addietro, prima dell’accesso della commissione antimafia tra gli uffici comunali d’Oltrecampagnano. Il primo cittadino di Rende appende al chiodo la fascia tricolore. Esce, ma senza sbattere la porta. Anzi, lo fa di soppiatto. In un’intervista a Il Quotidiano, senza alcuna comunicazione ufficiale. Solo gossip, ad oggi. Il sindaco di Rende nel giustificare la sua azione punta il dito contro i suoi ‘fratelli’ democrat: “Le maggiori responsabilità, – ha detto Cavalcanti – le attribuisco  al Partito Democratico.  Davanti a una maggioranza timida e scarsamente aperta alla discussione non resta che prendere atto e andare. Bisogna mettere in campo politiche di discontinuità e se in quelle politiche la maggioranza non ti segue non resta che lasciare e farsi da parte”. Il PD lo avrebbe lasciato solo a difendere il suo operato. O meglio, l’operato messo in campo dalle scelte di Principe: il sindaco-ombra sempre più indaffarato nel rispondere agli interrogatori sui rimborsi di ‘gratta e vinci’ e spettacoli di lap dance. Da tempo duramente criticato dall’opposizione Cavalcanti non ha retto il colpo. “Non basta una giunta fantasma e di basso profilo o deleghe inutili a qualche consigliere per tentare di riverniciare una macchina vecchia, malridotta e senza futuro. L’accoppiata Principe-Cavalcanti è giunta al capolinea. L’esperienza di questo sindaco, – scrivevano negli ultimi affondi i consiglieri d’opposizione Pupo, Rausa e Bartucci (PDL, Libera Rende)- uscito come per magia dal cilindro di Principe, è un completo fallimento. Quello che doveva essere il sindaco autonomo e decisionista, alla prova dei fatti si è rivelato simile ai suoi predecessori: obbligato a prendere disposizioni per ogni cosa. L’intero gruppo politico principiano peraltro screditato dai recenti e gravi fatti di cronaca giudiziaria, è l’emblema della cattiva gestione, dell’incapacità amministrativa e della nullità politica. L’immobilismo è sotto gli occhi di tutti: un anno per fare un rimpastino di giunta, tre mesi per riunire un consiglio comunale e una conferenza dei capigruppo. Qualcuno sospetta che motivo di questa inattività è la presenza vigile della commissione d’accesso antimafia che opera dall’interno del Comune. Ma se è vero questo, significa che certi metodi di amministrare la cosa pubblica tutto erano tranne che modello di buona e corretta amministrazione”. Rende tornerà al voto. Su questo aspetto Volpentesta dell’Alleanza di Centro dichiara di ritiene un errore politico le sue dimissioni in questo momento particolare , “il Sindaco avrebbe dovuto dimettersi dopo l’esito della commissione d’accesso e non prima”. Ma forse dietro i faldoni spulciati dall’antimafia qualcosa potrebbe far arrossire di vergogna gli amministratori rendesi. Meglio tagliare la corda prima che sia troppo tardi.

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