‘Casa delle Culture’, Alimena «finanziamento con fondi europei dedicati. Dichiarazioni di Bilotti infondate»

In riferimento all'articolo pubblicato dalla nostra testata, riceviamo e pubblichiamo la replica del consigliere comunale Francesco Alimena, delegato dal sindaco ad Agenda Urbana

COSENZA – In riferimento all’articolo pubblicato da “Qui Cosenza” il 14 settembre scorso, a firma di Maria Teresa Improta “Cosenza: oltre un milione di euro per smantellare la Casa delle Culture e affidarla ad un privato“, il consigliere comunale Francesco Alimena, delegato dal Sindaco ad Agenda Urbana, precisa quanto segue:

La Casa delle Culture necessitava, da tempo, di essere riqualificata sia sotto il profilo sismico che dal punto di vista energetico, per il trascorrere degli anni dall’ultima ristrutturazione e a seguito della necessità di adeguarsi alle nuove normative previste per gli edifici pubblici. Una necessità che è stata ravvisata – le condizioni in cui versava, lo rendevano chiaro a tutti – non solo dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso, ma anche dalla precedente Amministrazione. Con riferimento poi alle collezioni Bilotti e Telesio, si è deciso di spostarle in luoghi più sicuri, sia perché la loro sicurezza era messa a repentaglio dagli ambienti ormai diventati insalubri, sia dall’impossibilità per l’Amministrazione di assicurare una guardiania”.

“Inoltre, come Roberto Bilotti sa bene per le numerose e informali interlocuzioni che si sono succedute tra di noi e nel corso delle quali è stato garbatamente messo al corrente del successivo trasferimento delle collezioni, così come richiesto dalla particolare circostanza, tutto il procedimento di trasferimento dei beni è stato meticolosamente curato da una storica dell’arte accreditata e appositamente retribuita e sotto la stretta sorveglianza e coordinamento della Soprintendenza, l’unico soggetto rispetto al quale si configurava per il Comune un obbligo di informativa formale. Le collezioni, prima di procedere al trasferimento, sono state inventariate e suddivise in maniera scientifica per la prima volta, stante anche l’aggiunta autonoma e non autorizzata, negli anni, di materiale non previsto ne’ riportato nell’originale delibera di donazione. Questo a proposito di elucubrazioni giornalistiche sull’uso privatistico degli spazi pubblici, che forse andrebbero indirizzate a qualcuno che non è il sottoscritto”.

“La collezione Telesio, che è la parte qualificante la mostra permanente che la Casa delle Culture ospitava prima della riqualificazione e che comprende, tra l’altro, gli orologi e i gioielli, è stata collocata presso un’apposita sala del Teatro Rendano. Il nostro teatro di tradizione ci è sembrato il luogo più idoneo ad accoglierla, scelta oculata che richiama le atmosfere dell’epoca proprio nei luoghi dove tali oggetti venivano sfoggiati, anche perché della stessa collezione fanno parte anche i progetti originari della realizzazione dello stesso Teatro Rendano proveniente da un Fondo Vocaturo e che saranno visitabili dal pubblico, insieme al resto della collezione, non appena saranno ultimati i lavori di riqualificazione attualmente in corso. Per la collezione Bilotti, si è optato, invece, in virtù della presenza di un sistema di videosorveglianza, per il trasferimento al complesso di Via San Tommaso, cosiddetto “Palazzo Spadafora”, attualmente sede delle start-up del progetto CIS “Open Incubator” e concesso dall’Amministrazione comunale all’Università della Calabria. La collezione Bilotti è sistemata all’ultimo piano, piano rimasto, invece, nella disponibilità unica del Comune”.

“Ho ritenuto necessaria questa premessa per evidenziare che Roberto Bilotti si sbilancia in dichiarazioni infondate, non suffragate, peraltro, da atti e fatti amministrativi. Nello stigmatizzare poi questa moda di comunicare tutto attraverso i giornali e non tramite atti formali ciò che si ritiene un comportamento amministrativamente illegittimo, sono costretto a precisare quanto segue. Di contro, nelle nostre conversazioni telefoniche e tramite messaggi, avute in occasione del lavoro di trasferimento delle collezioni, mi aveva addirittura paventato – a suo dire – la volontà di Irene Telesio di aggiungere quadri al fondo già donato una volta stabilita la nuova collocazione. Senza però poi mai metterci veramente in contatto. Attualmente, entrambe le collezioni, come spiegato, sono state inventariate, sanificate e poste in sicurezza grazie ad un sistema di video sorveglianza dotato di allarme. Nessuno impedisce, inoltre, al signor Bilotti di collaborare con noi al riallestimento della collezione Telesio, allorquando sarà disponibile l’ultimo piano dell’incubatore di start-up”.

“Ma vi è di più. Dispiace molto che in tutta questa vicenda si faccia apparire una sorta di disinteresse dell’Amministrazione nei confronti delle due collezioni storiche. Così come dispiace, ancora di più, che nella stessa vicenda sia stata coinvolta Irene Telesio, atteso che la sua e la mia famiglia sono tra loro legate da antica amicizia e ancor più antichi legami familiari. Il mio rammarico nasce anche dalla constatazione che Roberto Bilotti non ha perso un’altra occasione per esercitarsi, nei confronti dell’amministrazione, in racconti non sempre del tutto aderenti ai fatti, come avvenne anche nel caso della donazione dei vasi etruschi. Aggiungo che da parte del Comune affidare a privati la gestione della Casa delle Culture è stata una strategia concordata e ammessa con e da la Regione Calabria e con e da l’Unione Europea per riaprire le strutture culturali, vedasi anche il Cinema Teatro A. Tieri, atteso che il Comune di Cosenza non avrebbe potuto garantire la riapertura e il funzionamento di una struttura come la Casa delle Culture con risorse proprie. Per ulteriore chiarezza, è bene ricordare, a tal proposito, che il finanziamento utilizzato non deriva da fondi comunali, ma si tratta di un finanziamento europeo espressamente dedicato”.

“Sarebbe stato impossibile realizzare la riqualificazione della Casa delle Culture se per finanziarla fosse stato necessario ricorrere alle purtroppo esangui casse comunali. Né avrebbe potuto mantenere la struttura lo status quo ante che assimilava ormai la Casa delle Culture ad un contenitore vuoto che pesava tantissimo sulla casse comunali e quindi sulla collettività, ormai diventato il simulacro di ciò che era stato in precedenza. Sul tappeto non restava che avviare, come è stato fatto, le procedure per una collaborazione pubblico-privata che è anche la scelta che ormai è intrapresa da anni dalle strategie europee di finanziamento della Cultura. Una scelta che era stata messa in campo anche in passato dalla precedente Amministrazione comunale con l’affidamento del Castello Svevo.

Sottolineo, infine, che, a mio parere, utilizzare termini come “smantellare” e “smembrare” non può che ingenerare confusione e dar vita ad un dibattito pubblico tossico e confusionario e che non produce chiarezza nell’informazione e trasparenza dei cittadini. Da ultimo, respingo al mittente ogni accusa di autoreferenzialità o dispregio del lavoro altrui, in quanto anch’io, come Roberto Bilotti e Irene Telesio, ho avuto la fortuna di crescere in case museo, con tutte le complicazioni che ciò comporta ma nelle quali l’attenzione per storie ed oggetti del passato ha un valore imprenscindibile e induce a un grande senso di responsabilità”.

Francesco Alimena
Consigliere delegato del Sindaco di Cosenza ad Agenda Urbana

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