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‘Ndrangheta, arresti a 360°: in manette un senatore e il vice dell’aeroporto. Truffavano assicurazioni per comprare armi

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‘Ndrangheta, arresti a 360°: in manette un senatore e il vice dell’aeroporto. Truffavano assicurazioni per comprare armi

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LAMEZIA TERME – Mega-blitz dell’antimafia, sessantacinque arresti: tutti affiliati ai Giampà.

Un’imponente operazione volta a smantellare le reti delle cosche del lametino è in corso dall’alba di stamane nel catanzarese. Tra gli arrestati spiccano i nomi di noti politici, imprenditori, avvocati, medici e appartenenti alla Polizia Penitenziaria. Un mix criminale tra malavita, notabili e forze dell’ordine annientato dai militari della dda. Alla maggior parte degli arrestati oltre al reato di associazione mafiosa, sono stati contestati diversi omicidi verificatisi in una cruenta guerra di mafia svoltasi tra il 2005 e il 2011 a Lamezia Terme nonche’ diverse centinaia di episodi estorsivi nei confronti di attivita’ imprenditoriali e commerciali. Diversi i personaggi di rilievo coinvolti nella ‘retata’ contro la cosca Giampa’ di Lamezia Terme. In cima alla lista c’è Gianpaolo Bevilacqua, esponente di primo piano del Pdl della Provincia di Catanzaro. Bevilacqua è inoltre vicepresidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme, mentre fino a pochi mesi fa ricopriva il ruolo di consigliere provinciale a Catanzaro, come capogruppo del Pdl. Il berluscones catanzarese pare fosse da sempre l’anello di congiunzione tra ‘ndrangheta ed istituzioni. Nel suo curriculum infatti risultano varie esperienze in diversi enti pubblici, compreso alcuni incarichi di consulente del ministero delle Attivita’ Produttive. “Un politico che da anni ha intessuto una stabile, paritetica, assolutamente deprecabile relazione di cointeressenza e solidarieta’ con l’organizzazione, – scrive il gip Abgail Mellace, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere del politico – nella consapevolezza di essere colui che ricambia o deve ricambiare i numerosi favori ricevuti per la sua brillante ascesa politica”. Il contesto che ha portato all’arresto di Bevilacqua ha dell’incredibile. Secondo il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli, “e’ incredibile che chi ricopre importanti attivita’ possa andare in un negozio per chiedere le tute per i detenuti da comprare con lo stesso sconto applicato alla cosca. Una vicenda grave, tra il folkloristico e il drammatico, ma che indica anche la qualita’ di certa politica in Calabria”. D’altronde, Bevilacqua, secondo il gip Mellace che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, avrebbe fornito “un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo di natura materiale e morale” alla cosca Giampa’. E questo, perche’ il gip ha riscontrato come il giovane politico lametino si sarebbe impegnato per “l’assegnazione di appalti o posti di lavoro in cambio del costante impegno elettorale da parte degli esponenti della cosca”. Tutto, secondo il gip, “producendo un patto elettorale politico-mafioso”. Ed in pochi anni, Bevilacqua aveva conquistato un ruolo di primo piano in politica. Eletto in Consiglio provinciale nel 2004 con 1.574 preferenze, salite a 2.367 nel 2008. Quindi assumendo vari ruoli: capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale, dirigente della Regione Calabria, presidente della Commissione provinciale Lavori pubblici, prima rappresentante della Sacal, societa’ che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme, e poi vicepresidente del Consiglio di amministrazione. Ed ancora, presidente del Cda del Centro tipologico nazionale-societa’ consortile per azioni, membro del comitato di sorveglianza del Consorzio agrario provinciale di Pistoia, su incarico del ministero delle Attivita’ produttive, per il quale ha ricevuto altre consulenze . Quindi la scalata nello stesso Pdl, fino a ricoprire, attualmente, il ruolo di vice coordinatore provinciale. Una carriera lampo, alimentata dalle preferenze, dai legami con esponenti di primo piano del partito calabrese. Interrotta dall’operazione di oggi con la quale si contesta anche l’associazione a delinquere di stampo mafioso, oltre che l’estorsione per l’episodio dell’acquisto delle tute per i detenuti.

 

Tra le persone arrestate questa mattina a Lamezia dall’antimafia ci sono anche cinque imprenditori. Ad ammanettarli sono stati gli uomini della Guardia di Finanza di Lamezia che hanno sequestrato beni per un valore di un milione e 200 mila euro. Nel corso delle indagini è emerso che per finanziare gli acquisti di armi e stupefacenti, nonche’ per garantire il pagamento degli stipendi ai numerosi affiliati, la cosca Giampà pare avesse creato un ingegnoso sistema di truffe assicurative avvalendosi della collaborazione di un gruppo composto da assicuratori, periti, carrozzieri, medici e avvocati, tutti arrestati sul territorio di Lamezia Terme dalla squadra Mobile di Catanzaro. Dal sistema-truffe così organizzato arrivavano nelle casse della cosca, ogni anno, milioni di euro di cui beneficiavano anche i professionisti che concorrevano con la cosca. Truffe alle assicurazioni per finanziare le attivita’ della cosca Giampa’. Soldi incassati per finti incidenti e utilizzati per pagare avvocati nei processi, aiutare i detenuti, comprare armi e droga. Il meccanismo si era consolidato grazie alla compiacenza di avvocati e medici, ma anche grazie ad un assicuratore finito in manette, Francesco Mascaro. Per questo, sono finiti in carcere gli avvocati Giuseppe Lucchino, Giovanni Scaramuzzino e Tiziana D’Agosto. Lucchino, in particolare, e’ accusato anche di scambio elettorale politico mafioso oltre che del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre gli altri due legali devono rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. La contestazione elettorale di Lucchino e’ legata alle ultime elezioni comunali, quando e’ stato candidato con la lista dell’Udc e ha ottenuto 208 di preferenza. L’avvocato, infatti, avrebbe concordato il sostegno elettorale con Franco Trovato, esponente del clan Giampa’. Per quanto concerne le truffe assicurative, secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, “la struttura messa in piedi per questo sistema era stata messa a servizio della citta’. Chi aveva bisogno di soldi andava a chiedere alla cosca di mettere in piedi un rimborso assicurativo, garantendo parte dei proventi. Un vero e proprio rapporto di collusione con la societa’ civile – ha spiegato il magistrato – che dimostra la presenza della ‘ndrangheta nella societa’”. Coinvolti in questo giro vorticoso che avrebbe fruttato alcuni milioni di euro, anche dei medici. Come Carlo Curcio Petronio, ortopedico in pensione dell’ospedale di Lamezia Terme, finito agli arresti domiciliari. Quindi il perito Renato Rotundo, finito in carcere per avere favorito il meccanismo. Stessa sorte per l’agente assicurativo Francesco Mascaro. Sul poliziotto finito in manette gravano invece accuse di diverso tipo. L’uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe favorito la comunicazione tra detenuti della cosca e il resto dei sodali all’esterno, grazie al passaggio di “pizzini” che sarebbero entrati e usciti dal carcere di Siano di Catanzaro. Con questa accusa e’ stato arrestato l’agente di polizia penitenziaria Giovanni Cosentino, 39 anni, residente a Lamezia Terme ed in servizio presso la struttura carceraria del capoluogo calabrese. L’uomo e’ finito in manette nell’ambito dell’operazione “Perseo” portata a termine dalla squadra mobile di Catanzaro contro la cosca Giampa’ di Lamezia. Poi c’è il ‘Catanzarese’. Punto d’unione tra le cosche di Lamezia Terme e quelle del Crotonese. L’uomo capace di fornire supporto logistico e mezzi nella lunga guerra di mafia che ha insanguinato Lamezia. Si tratta di Antonio Donato, 44 anni, residente a Catanzaro e ritenuto elemento di spicco della criminalita’ organizzata. Secondo il capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti, il suo doppio ruolo sarebbe stato appunto sia quello di fornire l’assistenza logistica negli omicidi, compresi i mezzi necessari, sia per dialogare con le potenti cosche del crotonese. Una comunicazione che avrebbe messo in contatto alcuni tra i sodalizi di ‘ndrangheta piu’ forti della Calabria.

 

‘Dammi i voti, ti dò gli appalti’. La cosca Giampà può muoversi agevolmente anche in Parlamento. Uno scranno a Roma garantito dal classico voto di scambio. C’e’ infatti anche un parlamentare della Repubblica tra le persone coinvolte nell’operazione Perseo che ha permesso di ricostruire le dinamiche delittuose degli ultimi anni. Si tratta del senatore Piero Aiello ex assessore regionale alla sanità e all’urbanistica eletto tra le fila di quel Pdl che non disdegna nè ‘fratelli illuminati’ nè ‘uomini d’onore’. Anzi. Proprio sulla collaborazione tra massoneria deviata e malavita costruisce il proprio business. Aiello, medico 57enne di Ardore, indagato per voto di scambio, è considerato uno degli esponenti di maggior rilievo del centrodestra calabrese, noto come “mister preferenze” per le migliaia di voti conquistati in tutte le tornate elettorali in cui si e’ candidato. Il politico avrebbe incontrato nello studio legale di un avvocato il boss Giuseppe Giampa’ e uno dei componenti di punta del clan, Saverio Cappello. A loro avrebbe chiesto il sostegno elettorale per le elezioni regionali del 2010, dove e’ risultato il primo degli eletti nella lista del Pdl. E’ questa la contestazione mossa nei confronti del senatore Piero Aiello. Secondo l’accusa Aiello avrebbe incontrato gli esponenti del clan almeno in due occasioni. Il magistrato titolare delle indagini, Elio Romano, aveva chiesto l’arresto per il parlamentare di centrodestra, ma e’ stato il gip Abgail Mellace a non concederlo. Secondo il gip, infatti, manca la prova che Aiello conoscesse la caratura criminale dei due personaggi, cosi’ come mancherebbe la prova che ci sia stata una contro-prestazione per il sostegno elettorale che la cosca avrebbe fornito. Le vicende sono state rese note dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli, il quale ha anche annunciato la decisione della Dda di presentare ricorso contro la mancata concessione degli arresti per il senatore. A ricostruire i rapporti con il parlamentare, all’epoca candidato al Consiglio regionale e diventato poi assessore regionale all’Urbanistica, sono stati proprio i due interlocutori di Aiello, Giampa’ e Cappello. Entrambi, infatti, stanno collaborando con la giustizia da alcuni mesi e hanno raccontato al capo della squadra Mobile, Rodolfo Ruperti, i particolari dell’incontro. “I collaboratori – ha detto Borrelli – convergono sull’incontro, riconosciuto anche dal gip, cosi’ come entrambi riferiscono che avrebbero ottenuto forniture in cambio di voti. In particolare, Cappello aveva avanzato la richiesta di poter fornire toner per stampanti agli uffici della Regione Calabria. L’incontro era stato organizzato dal padre dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino, primario dell’ospedale di Lamezia Terme”. L’avvocato Scaramuzzino e’ stato arrestato nel corso della stessa operazione.

 

“Finalmente è stata individuata la cancrena che paralizza la Calabria, quella zona grigia che bisogna sconfiggere se si vuole rilanciare questa terra”. Lo ha detto il segretario regionale del Coisp Calabria, Giuseppe Brugnano, commentando l’inchiesta della Dda di Catanzaro che coinvolge politici e professionisti. “Il nostro plauso – ha aggiunto il segretario del Sindacato indipendente di polizia – va al questore di Catanzaro, al dirigente della Mobile, ma soprattutto agli operatori di polizia, che hanno saputo raggiungere obiettivi cosi’ importanti, nonostante le mille difficolta’. Solo sconfiggendo i legami tra la ‘ndrangheta e la zona grigia che con essa e’ connivente, sara’ possibile dare un futuro sereno e di legalita’ alla nostra terra”. “Aspettiamo che la societa’ civile batta un colpo e rifletta perche’ l’impegno dello Stato e’ altissimo”. Lo ha detto il questore di Catanzaro, Guido Marino, commentando l’operazione della squadra Mobile contro la cosca Giampà. Nel corso della conferenza stampa in Questura, Marino ha aggiunto: “Pensiamo di avere disarticolato in larga misura un vero e proprio sistema mafioso, con una maxi operazione che oggi ha impegnato oltre 400 poliziotti”. Soddisfatto anche il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo: “Si tratta di un’ordinanza imponente per numero e qualita’ e per la molteplicita’ di imputazioni. Partendo dall’operazione ‘Medusa’ – ha aggiunto – e’ stata fatta tabula rasa sulla cosca Giampa’, della quale ora sappiamo tutto. Si tratta di una cosca che sembra essere stata una holding grazie a truffe alle assicurazioni, spaccio di stupefacenti, estorsioni a tutti i commercianti di Lamezia Terme, presi di mira con soluzioni diverse nei pagamenti e finanche con beni in natura. C’era un sistema – ha dichiarato Lombardo – nel quale sono entrati anche autorevoli professionisti. Lo avevamo detto che non ci saremmo fermati davanti a nessun santuario, e cosi’ e’ stato”. Secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, “il lavoro su Lamezia non e’ completo. Giampa’ e’ una delle due cosche che comandavano Lamezia e una delle tre esistenti in citta’. E quando abbiamo iniziato a colpire i Giampa’, qualcuno ha cercato di insinuarsi, ma siamo pronti anche per questo”. Borrelli ha evidenziato la reticenza delle vittime di estorsioni a collaborare: “L’omerta’ non nasce solo da paura, ma anche da rapporti di coesistenza”, ha detto citando le truffe alle assicurazioni a cui facevano riferimento anche semplici cittadini. Il capo della Mobile, Rodolfo Ruperti, ha ricordato i capi di accusa contestati a vario titolo: associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidi, estorsioni, truffe aggravate dalle modalita’ mafiose, la costituzione di una associazione a delinquere aggravata dalle modalita’ mafiose. Complessivamente nell’inchiesta risultano indagate un’ottantina di persone. Di queste 61 sono quelle arrestate dalla polizia (1 solo ai domiciliari) e 5 dalla guardia di finanza (1 delle quali ai domiciliari). Tre delle persone colpite da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono al momento irreperibili.

I NOMI – Questo l’elenco delle persone coinvolte, a vario titolo, nell’operazione “Perseo” della squadra Mobile di Catanzaro contro la cosca Giampa’ di Lamezia Terme: Emiliano Fozza, 34 anni; Domenico Sirianni, detto “Pescatore”, 28; Andrea Crapella, 27 anni; Michael Mercuri, detto “Maicolino”, 24; Nino Cerra, detenuto, 22; Angelo Francesco Paradiso, detto “Ciccuzzu”, 27; Antonio Ventura, detto “Popello”, 29; Giuseppe Grutteria, 29; Pasquale Bentornato, 30; Michele Bentornato, detto “Bagnera”, 28; Antonio Curcio, detto “Ntoni du pani”, 39; Antonio De Vito, detto “Jack” e “principino”, 40; Francesco Renda, 29; Franco Trovato, 37; Luigi Trovato, detto “Gino”, 43; Luciano Trovato, 28; Antonio Muraca, 44; Giuseppe Ammendola, 30; Gino Strangis, 44; Pasquale Strangis, 33; Pino Strangis, 38; Salvatore Ascone, detto “U pinnularu” oppure “U craparu”, 47; Antonio Donato, 44; Giuseppe Lucchino, 37; Giorgio Galiano, 59; Antonio Fragale, 52; Francesco Costantino Mascaro, 39; Giovanni Cosentino, 39; Domenico Giampa’, detto “Micariellu” e “buccaciellu”, 32; Giuseppe Catroppa, 29; Pasquale Catroppa, 27; Vincenzo Bonaddio, detto “Lucky” e “Ca-ca”, 54; Pasquale Giampa’, detto “Millelire”, 49; Aldo Notarianni, detto “Piluosci” e “Alduzzu”, 48; Antonio Notarianni, 61; Maurizio Molinaro, detto “cannaruzziellu”, 30; Vincenzo Giampa’, detto “Camacio”, detenuto, 45; Alessandro Torcasio, detto “Cavallo”, 30; Claudio Paola, detto “Trachino”, 27; Eric Voci, 23; Saverio Torcasio, 27; Vincenzo Arcieri, 53; Vincenzo Ventura, 47; Daniele Scalise, 28; Pino Scalise, 65; Antonio Voci, detenuto, 47; Fausto Gullo, 42; Emanuele Strangis, 32; Carmine Vincenzo Notarianni, 66; Pasquale Notarianni, 27; Alessandra Folino, 27; Dragos Ionut Ciubuc, 21; Giuseppe Notarianni, detto “mastu Peppe”, 64; Carmen Bonafe’, 51; Alberto Giampa’, 29; Michele Muraca, 49; Vincenzo Perri, 38; Domenico Curcio, 44; Giancarlo Chirumbolo, detenuto, 29; Pietro Aiello , 57; Giovanni Scaramuzzino, detto “Chicco”, 37; Vincenzo Torcasio, detto “U niguru”, 51; Luigi Notarianni, di Aldo, detenuto, 21; Carlo Curcio Petronio, 69; Renato Rotundo, 43; Pasquale Gigliotti, 32; Antonio Paradiso, 23; Luciano Arzente, 24; Juan Manuel Ruiz, 24; Davide Giampa’, detenuto, 24; Saverio Giampa’, detenuto, 26; Torcasio Vincenzo, detto “U russu” o “Giappone”, 35; Giampaolo Bevilacqua, 45; Davide Orlando, 31; Domenico Chirico, detenuto, detto “u battero”, 31.

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