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‘Ambiguità’ della Lanzetta e voto di scambio, commissione parlamentare antimafia a Catanzaro

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‘Ambiguità’ della Lanzetta e voto di scambio, commissione parlamentare antimafia a Catanzaro

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CATANZARO – Salta l’audizione di Maria Carmela Lanzetta, ma l’ex ministro non ha inteso spiegarne le ragioni.

“Le audizioni di ieri confermano la situazione critica in Calabria, in particolare nelle province che rientrano sotto il controllo della Dda di Catanzaro, per la presenza pervasiva della ‘ndrangheta a fronte anche di una precaria situazione sociale ed economica”. Così la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi ha sintetizzato le audizioni fatte a Catanzaro con i prefetti del Capoluogo, di Cosenza, Vibo e Crotone e con i magistrati della Dda guidati dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto.

 

“La ‘ndrangheta – ha aggiunto la Bindi – sta cambiando connotati. Non abbandona la casa madre, il controllo della Calabria, ma si espande condizionando l’economia in Italia ed altri Paesi europei e stabilisce relazioni con il potere a tutti i livelli. La nostra presenza qui è legata anche all’inchiesta sulla presenza delle cosche in Emilia Romagna e Lombardia e che vede confermato l’assunto che senza le indagini nella terra di origine difficilmente si ottengono risultati”. Al riguardo, la presidente dell’Antimafia ha rivelato che “ci sono alcune amministrazioni comunali, e per quanto mi riguarda anche provinciali, che sono all’attenzione delle Prefetture per verificare se ci sono le condizioni per mandare una commissione di accesso”.

 

La Bindi ha poi sottolineato come dalle audizioni sia stata “riaffermata la carenza alla Dda di personale, sia a livello di magistrati che di personale amministrativo. Lo stesso discorso, anche se le cose sono un po’ migliorate, vale anche per le forze dell’ordine. La Commissione tornerà dunque a chiedere al Ministero della Giustizia ed al Csm un organico adeguato per quella che è la terza Dda a livello nazionale”. L’ex ministro Maria Carmela Lanzetta sarà sentita giovedì prossimo dalla Commissione parlamentare antimafia. Un’audizione chiesta dalla Commissione quando era ancora in carica e poi saltata e tornata nuovamente in agenda dopo la richiesta fatta dalla Lanzetta di essere sentita senza anticipare il contenuto delle sue dichiarazioni. La Lanzetta, dopo essersi dimessa da ministro per entrare nella Giunta regionale della Calabria, ha rinunciato a fare l’assessore per la presenza in giunta con delega ai trasporti e le infrastrutture di Nino De Gaetano, ex consigliere regionale al centro di vicende di voto di scambio per le quali non e’ indagato ma che a suo avviso non sono sufficientemente chiarite.

 

“Ho chiesto mesi fa – ha spiegato la presidente Rosy Bindi a Catanzaro – di sentire l’allora ministro Lanzetta dopo un’intervista al Corriere della Sera nella quale, alla domanda sulle minacce ricevute dalla ‘ndrangheta rispose che non aveva mai parlato di ‘ndrangheta. La Commissione vuole capire se è stata oggetto di minacce della ‘ndrangheta o no. Perché se diventa un simbolo dell’antimafia e poi dice che non è stata minacciata deve spiegare il prima ed il dopo (con riferimento all’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto fatta arrestare nei mesi scorsi dalla Dda di Catanzaro, ndr). Giorni fa mi ha chiamato chiedendo di essere sentita perché deve dire delle cose. Per quanto mi riguarda gli chiederò di quella risposta”. Ad accendere gli animi della Commissione Antimafia riunitasi ieri a Catanzaro è stata l’applicabilità delle nuove norme sul voto di scambio politico-mafioso, con scontro finale, tra Mario Giarrusso (M5S) e la presidente Rosi Bindi.

 

“I pm hanno sostenuto che non è possibile provare il voto di scambio politico-mafioso 416 ter e la Bindi cercava di fermarli” ha attaccato il pentastellato. “Questo Paese – ha rincarato – rischia perché la ‘ndrangheta, che sta devastando il resto d’Italia, a casa sua non è affrontata dallo Stato e questa commissione cosa fa? Per bocca della presidente cerca di mettere a tacere chi critica le norme assurde che sono state approvate da questo Parlamento”. Saputo dell’attacco, la replica della Bindi non si è fatta attendere: “Giarrusso è di una scorrettezza che verrà in qualche modo sottolineata perché dentro la commissione occorrono comportamenti che siano coerenti con la battaglia che stiamo facendo”. La presidente ha affermato “di avere fatto un buon lavoro in Parlamento per il 416 ter”. Quindi l’invito ai pm ad applicare la norma “che peraltro abbiamo scritto con loro”.

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