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Assegno divorzile: esulta la Lario, Berlusconi deve continuare a versarle 2 milioni di euro

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Assegno divorzile: esulta la Lario, Berlusconi deve continuare a versarle 2 milioni di euro

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Sul divorzio Berlusconi-Lario non è detta però l’ultima parola. L’avvocato Puglisi di Familylegal: “Berlusconi può ancora chiedere una modifica delle condizioni di divorzio”.

 

MILANO –  In queste ore Veronica Lario starà probabilmente festeggiando: la Corte di Cassazione ha stabilito che Silvio Berlusconi dovrà continuare a versarle l’assegno di mantenimento di 2 milioni di euro, per tutta la durata della loro separazione, cioè dal settembre 2010 al divorzio del febbraio 2014. La sentenza conferma i precedenti orientamenti della Corte, secondo la quale durante il periodo della separazione, il coniuge economicamente più debole ha il diritto di mantenere lo stesso tenore di vita di cui ha goduto in costanza di matrimonio. Soprattutto se si tratta di Veronica Lario, sposata per 24 anni con Silvio Berlusconi, “uno degli uomini più ricchi del mondo”, come lo ha definito la stessa Corte. Tenore di vita che invece non deve più essere necessariamente garantito una volta pronunciata la sentenza di divorzio, come decretato ancora una volta dalla Cassazione, con la sentenza n. 11504/17, depositata qualche giorno fa. La Cassazione ha preso in considerazione nuovi parametri per la quantificazione dell’assegno di divorzio: al criterio del tenore di vita goduto durante il matrimonio è stato preferito, per la prima volta in Italia, quello dell’indipendenza e dell’autosufficienza economica.

Lorenzo Puglisi_2016“Ciò detto, se è vero che viene proposto un nuovo parametro di valutazione, è necessario, tuttavia, fare chiarezza per arginare il terrorismo psicologico che si sta propagando senza freni”, sostiene l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente e fondatore dell’associazione Familylegal, che chiarisce alcuni punti: “La sentenza della Corte non è ‘a sezione unite’, pertanto non rappresenta un precedente vincolante, ma un orientamento che, solo nel  momento in cui verrà confermato da altre pronunce, potrà rappresentare un reale punto di riferimento per i giudici di primo e secondo grado”. Già da tempo i Tribunali hanno limitato a casi residuali le ipotesi in cui è previsto l’assegno divorzile, riducendone l’ammontare (rispetto a quanto avveniva in passato). Pertanto la Corte ha semplicemente fotografato una tendenza già in corso: “A Milano oltre il 65% dei divorzi si conclude in assenza di un assegno divorzile”, commenta ancora Puglisi “e in ogni caso più si è giovani e più è probabile che alle moglie non spetti alcunché soprattutto se in età da lavoro. Ciò detto, i Giudici non potranno evitare di fare le dovute distinzioni, soprattutto per le donne che hanno investito la loro vita nella famiglia, sulla base di un accordo con il marito”. Sostanzialmente quindi ogni giudice dovrà valutare caso per caso.

Miolì ChiungSecondo la psicologa Miolì Chiung, fondatrice dello Studio di psicologia Salem a Milano, c’è una conseguenza nonché un risvolto sociale da non trascurare: “Oggi le nuove coppie, quindi quelle più giovani, cercano nella relazione un equilibrio derivante dalla propria autorealizzazione. La differenza rispetto al passato è che oggi la donna ha abbandonato l’idea di essere ‘solo’ madre e moglie e si è resa indipendente economicamente. Cambiano anche i ruoli familiari: esiste una maggiore interscambiabilità tra i partner. Sono a mio avviso in netta riduzione, i casi di matrimoni che nascono prevalentemente per ‘accasarsi’, come si diceva un tempo. Lo dimostra il fatto che alcune donne che si rivolgono al mio studio portano come fonte di crisi o disagio il fatto di essere arrivate a 50/55 anni dovendo ricoprire un nuovo ruolo che fatica a gestire. Questo accade quando i figli crescono e il marito/manager continua a essere focalizzato prevalentemente sul lavoro. I sentimenti su cui si oscilla sono di insoddisfazione, tristezza e rabbia. E’ da questa ridefinizione dei ruoli da cui derivano alcune rotture, perché si ridefinisce l’equilibrio della coppia. Nelle unioni giovani si assiste molto meno a questo fenomeno: le donne non si accontentano più e cercano di ritagliarsi il proprio spazio, anche se spesso per farlo devono faticare il doppio. In sostanza posso dire che l’assegno di mantenimento, più che un vero e proprio mezzo di sopravvivenza è vissuto per alcune mogli come un risarcimento emotivo”- conclude.

Berlusconi, quindi, torna in gioco nell’annosa vicenda giudiziaria che lo ha visto, proprio lo scorso 16 maggio, soccombente dinnanzi alla Corte di Cassazione nella causa che lo vede contrapposto all’ex moglie, perché – secondo Puglisi – “è ancora possibile chiedere al Tribunale di primo grado una modifica delle condizioni di divorzio, indipendentemente dal passaggio in giudicato della odierna sentenza”. Ma cosa si intende esattamente per ‘autosufficienza’, intesa come parametro per il calcolo dell’assegno? “Stando alla lettera della sentenza, autosufficienza potrebbe consistere in un importo a copertura di un affitto di un mono o bilocale, e degli alimenti. Potenzialmente, quindi, una donna di 60 anni potrebbe essere lasciata dopo 40 anni di matrimonio e obbligata ad accettare standard di gran lunga più bassi di quelli a cui è stata abituata – spiega l’avvocato Puglisi, che prosegue – Il matrimonio, in base a questa visione, non è più considerato come un ‘investimento per il futuro’, bensì un’esperienza di coppia da vivere nel presente senza aspettative”.

matrimonio a prima vista italiaQual è il quadro a Milano? Stando ai dati raccolti da FamilyLegal, la durata media dei matrimoni a Milano è di 7 anni (in calo vertiginoso rispetto al dato nazionale, che si attesta su una media di 17 anni, secondo gli ultimi dati rilevati da Istat nel 2016). L’età media per la celebrazione delle nozze nel capoluogo lombardo è di 32 anni, pertanto, intorno ai 39 anni (sempre secondo una media ponderata) ci si ritrova single, mentre nel resto del Paese i mariti si separano intorno ai 48 anni e le mogli a 45. Sempre a Milano, il tasso di disoccupazione femminile per le donne di 35 anni è pari al 6,5% (Istat, 2016) per cui la maggior parte di loro non avrebbe avuto comunque diritto ad un assegno divorzile. Inoltre, sebbene i numero sul divorzio breve facciano pensare diversamente, i divorzi contenziosi presso il Tribunale di Milano sono aumentati nell’ultimo anno del 56%, al punto da allungare i tempi per la fissazione dell’udienza da 70 giorni di media a 7-8 mesi di attesa.

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