Cosenza
Il pentito Gioia “sotto strozzo” per seimila euro
Un debito di 3500 euro con interessi di 350 euro al mese arrivato alla cifra tonda di seimila euro con interessi da restituire in 20 mesi pari a 500 euro
COSENZA – Doveva saldare i debiti di droga e finisce sotto strozzo. A salvarlo interviene il padre fino a quando non decide di collaborare con la giustizia e il debito “si estingue”. Nuova udienza in seduta collegiale presieduta dal giudice Carpino per Claudio Bartolomeo accusato di usura nei confronti di Silvio Gioia, quest’ultimo appartenente al clan Perna, oggi collaboratore di Giustizia. Questa mattina sono stati sentiti in aula proprio Silvio Gioia in videoconferenza da località protetta e il padre, sull’episodio che lo ha visto chiedere soldi in prestito all'”amico” con interessi mensili del 10%. L’imputato Claudio Bartolomeo era presente in aula insieme al difensore di fiducia, l’avvocato Vittorio Lombardi.
Il primo a rispondere alle domande della difesa dell’imputato è proprio Silvio Gioia che ripercorre i fatti dell’anno 2013. «Conosco Claudio Bartolomeo perchè è vicino di casa mia ed è amico di papà . Lo conosco da 5 – 6 anni, dal 2007 – 2008 fino al 2013, prima della mia collaborazione con la giustizia. Era un amico e non un conoscente. Mi fece un prestito di 3500 euro. Li avrei dovuti restituire con interessi di 350 euro mensili fino all’estinzione del debito. Io lavoravo come guardia giurata al Sert. Claudio venne un giorno per fare dei documenti e gli chiesi il favore. Io avevo contratto debiti per stupefacente. Ero vicino al gruppo di Marco Perna e dovevo dare dei soldi a Perna. Claudio mi ha prestato 3500 euro e ripeto, dovevo restituire 350 euro al mese fino a completo restituzione del prestito. 350 euro erano gli interessi sulla cifra complessiva che rimaneva sempre 3500 euro». Gioia racconta poi dell’intervento del padre «In parte ho restituito il debito. Poi papà è andato a parlare con Claudio Bartolomeo e gli prestò altri 2500 euro al mese. In tutto erano tra il mio prestito e quello di mio padre seimila euro da restituire con un interesse di 500 euro mensili per 20 mesi. Di questa situazione debitoria con Bartolomeo ho parlato solo con papà . Non so se c’erano altre persone che lo sapessero». E poi intervenuto il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino che ha chiesto chiarimenti in seno alla restituzione del prestito «Mio padre ha pagato il debito di 500 euro al mese fino a quando io non ho iniziato a collaborare»
E’ stato poi sentito il padre di gioia che ha spiegato come è venuto in contatto con Bartolomeo con il quale c’era una conoscenza datata. «Avevamo un’attività di pasticceria insieme da 15 – 20 anni. Ho saputo da mio figlio che aveva dei debiti, non so con chi, nè so quando ha dato questi soldi a Bartolomeo. Ne ho chiesti io altri. L’ho mandato a chiamare (Claudio Bartolomeo, ndc). Mio figlio ha chiesto 3500 euro ed io 2500 da restituire in 20 mesi a 500 euro di interessi». Alla domanda se fosse a conoscenza del prestito chiesto dal figlio ha risposto «So che erano stati pattuiti degli interessi ma non so quanti». Poi chiarisce meglio l’incontro con Bartolomeo «Dopo qualche giorno ho incontrato Bartolomeo. Gli ho detto che non avevamo soldi e ho proposto un rientro di 200 euro al mese senza interessi. Poi sapendo la situazione di mio figlio ho chiesto altri soldi, 2500 euro. con me era presente mia moglie. In tutto il debito nei confronti di Bartolomeo ammontava a 6000 euro fa restituire con un interesse di 500 euro al mese per 20 mesi». La difesa ha poi chiesto al papà di Gioia se avesse più incontrato Bartolomeo: «Dopo il guaio di mio figlio non l’ho più visto, da quando se n’è andato per collaborare, da inizio natale 2013. L’ho visto solo di sfuggita» Il papà di Silvio Gioia ha risposto ad alcune domande del presidente del collegio giudicante, Carpino: «Ho pagato 3 – 4 rate di 500 euro. Poi mio figlio è diventato collaboratore e si è “estinto il debito”»



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