Calabria
Due clan contrapposti per spacciare fiumi di cocaina, 31arresti. Anche due cosentini
L’operazione dei Carabinieri ha portato all’esecuzione di 31 provvedimento di fermo nei confronti di altrettante persone. Sequestrate armi, droga, e denaro di provenienza illecita
ROSARNO (RC) – Il blitz del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinato dalla Dda reggina, ha portato al fermo di 31 soggetti accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione di armi, danneggiamento e altri reati.
Secondo gli investigatori sono state disarticolate due pericolose cosche della ‘ndrangheta di Rosarno, entrambe dedite alle estorsioni e all‘importazione di quintali di cocaina purissima dal Sudamerica e di hascisc dalla Spagna e dal Marocco, destinate a piazze di spaccio in Lombardia, Piemonte e Sicilia. Dalle indagini è emersa anche la violenta contrapposizione fra i due gruppi, entrambi intenzionati ad imporsi sulla scena criminale di Rosarno e ad acquisire il controllo mafioso del territorio con intimidazioni, danneggiamenti e agguati con armi da fuoco ed esplosivo.
I militari nel corso dell’operazione hanno sequestrato fucili mitragliatori, pistole, svariati chilogrammi di hascisc e marijuana e migliaia di euro in contanti.
Indagini partite dopo il tentato omicidio di Salvatore Consiglio
“L’attivita’ investigativa già c’era ma da qui ha segnato un punto di svolta ed il Comando provinciale dei Carabinieri e il Gruppo di Gioia Tauro neocostituito si e’ impegnato, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Gaetano Paci e della dottoressa Sciglio, concentrandosi su questa nuova realta’ criminale che aveva subito minore attenzione rispetto alle cosche storiche dell’area rosarnese, Pesce e Bellocco”. Lo ha detto il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, commentando gli esiti dell’operazione Ares, che ha visto i Carabinieri eseguire 31 fermi.
“E’ evidente che peraltro – ha aggiunto Bombardieri – anche l’attenzione giudiziaria delle operazioni che hanno seguito le sorti dei Bellocco e dei Pesce ha favorito la cosca Cacciola. Da quel momento si e’ aperto un quadro che ci consente di delineare le dinamiche interne alla stessa cosca che ha vissuto delle frizioni interne tra i giovani riferibili alla figura di Domenico Cacciola, scomparso nel 2013 e i vecchi reggenti della cosca Cacciola, con Giovannbattista Cacciola, federata ai Grasso. All’interno abbiamo percepito una divisione peraltro sfociata anche nel tentativo di omicidio di Salvatore Consiglio, e una serie di interessi economici che andavano dal traffico internazionale di droga, in cui la cosca Cacciola si faceva referente anche per conto di altre articolazioni criminali, con importazioni per centinaia di chili di cocaina, nonche’ di migliaia di chili di hashish e marijuana dal Marocco attraverso la Spagna. Siamo riusciti a monitorare anche una serie di reati in materia di armi, che hanno trovato riscontro anche nei sequestri eseguiti stamattina”.
VIDEO
Le 31 persone sono ritenute appartenenti o contigue alle cosche della ‘ndranghet Cacciola e Grasso, radicate nella Piana di Gioia Tauro e riconducibili alla società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Gli inquirenti avrebbero ricostruito gli assetti e degli equilibri interni ed esterni alla cosca Cacciola, documentati nel corso tempo grazie alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia ed attualizzati da un’articolata attività investigativa, avviata nel settembre 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro sotto la direzione della locale Direzione Distrettuale Antimafia, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Gaetano Calogero Paci e del Sostituto Procuratore Adriana Sciglio.
Il clan Cacciola indebolito dopo l’omicidio di Domenico Cacciola
L’indagine, convenzionalmente denominata “Aresâ€, ha accertato che l’originaria compattezza della cosca si era affievolita già dopo la scomparsa di Domenico Cacciola, avvenuta nel 2013, ucciso, dai suoi sodali per lavare l’onta di una relazione extraconiugale intrattenuta con una donna riconducibile ai Bellocco, Francesca Bellocco, anche lei vittima di omicidio per mano del figlio, Francesco Barone, recentemente condannato per tale delitto.
L’esplosione delle conflittualità è stata registrata lo scorso 16 settembre, quando un “commando†capeggiato da Gregorio Cacciola, 38 anni, figlio di Domenico, ha tentato di sequestrare, in pieno giorno ed in pieno centro a Rosarno, con il fine ultimo di condurlo in un luogo isolato e sopprimerlo, Salvatore Consiglio, considerato uno degli emergenti della ‘ndrina dei “Grassoâ€, tradizionale cosca satellite dei “Cacciolaâ€, è riuscito a scampare al proprio destino solo reagendo prontamente al fuoco con una pistola illegalmente portata all’interno dell’autovettura.
La scissione “Cacciola – Grasso” contro “Cacciola”
Dalla contestualizzazione dell’episodio e dalle immediate attività investigative avviate dal Gruppo di Gioia Tauro è emersa una precisa chiave di lettura delle dinamiche mafiose interne al gruppo Cacciola, ormai scisso nelle due cosche dei Cacciola-Grasso e Cacciola.
L’indagine ha accertato che i componenti dei due gruppi in conflitto hanno iniziato a muoversi armati, pronti per sostenere un eventuale conflitto a fuoco, con armi detenute e trasportate attuando diversi escamotage, come quello di occultarle all’interno dei vani di allocazione degli airbag delle autovetture. Le attività tecniche di intercettazione hanno consentito di registrare l’attualità delle dinamiche conflittuali, pervenendo anche all’arresto in flagranza di armi di taluni componenti dei due gruppi, individuandone gli assetti attuali nelle due formazioni omonime dei Cacciola-Grasso e Cacciola attribuendo ad ognuno degli associati le mansioni svolte, comprese quelle penalmente più rilevanti di promozione, direzione e coordinamento dei due sodalizi, documentandone le gravi iniziative criminali e i rispettivi ambiti di interesse illecito, nel più ampio contesto della società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, con proiezioni e rapporti consolidati in altre aree del territorio nazionale ed estero.
In particolare, dentro tale contesto è stato anche accertato il tentativo del gruppo Cacciola di più recente formazione di assumere una posizione egemonica, approfittando della condizione di maggiore debolezza delle famiglie mafiose dei Pesce e dei Bellocco di Rosarno, indotta dalle più recenti operazioni di polizia giudiziaria.
Il narcotraffico
Sul versante del narcotraffico internazionale è stato documentato nella presente indagine il trasferimento di un ingente quantitativo di stupefacente, circa 300 chili di cocaina con un elevatissimo grado di purezza (oltre il 95%), importati dai Cacciola-Grasso attraverso individuati emissari delle cosche di San Luca in Colombia nonché rapporti con le organizzazioni criminali della penisola iberica, da dove è stato possibile documentare il trasferimento di almeno 500 chili di hashish, provenienti dal Marocco, indirizzate alle “piazze di spaccio†del Nord Italia, specie quelle dell’hinterland milanese e delle provincie più piccole della Lombardia e del Piemonte, consentendo agli organizzatori rosarnesi di accreditarsi come grossisti puntuali ed affidabili, in cima alla catena distributiva dello stupefacente.
L’impresa di fuochi d’artificio per confezionare gli ordigni: “Abbiamo fatto vibrare il paese”
Le indagini hanno anche accertato che le famiglie mafiose Cacciola-Grasso abbiano utilizzato un’impresa di fuochi d’artificio per confezionare gli ordigni esplosivi per l’attuazione del programma delittuoso e che hanno contribuito a rafforzare il potere delle due consorterie. Dalle conversazioni intercettate, infatti, risulta assolutamente evidente che i Cacciola Grasso avrebbero commissionato a Giovanni Ursetta delle vere e proprie bombe, solitamente impiegate per danneggiamenti agli esercizi commerciali, fabbricate con una carica di esplosivo talmente elevata che Giovanni Gasso riferiva al suo interlocutore che “avevano fatto vibrare il paeseâ€.
Inoltre, le attività tecniche ed i servizi di pedinamento hanno registrato come i luoghi di detenzione domiciliare dei soggetti indagati fossero diventati teatro dei summit necessari a pianificare le diverse operazioni illecite, compresa l’importazione della cocaina dal Sudamerica.
Sulla base di tali risultanze è scattato il provvedimento della Procura Distrettuale reggina, per interrompere la sequenza di gravi delitti accertati e soprattutto per impedire la fuga all’estero di alcuni degli indagati di vertice dell’organizzazione, mediante la predisposizione di falsi passaporti, per sottrarsi alla imminente esecuzione di titoli penali definitivi.



Social