COSENZA – L’opera di messa in sicurezza di Corso Vittorio Emanuele a Portapiana è a norma e “l’ordinanza di chiusura emessa dalla dirigente è solo una ripicca perché è stata rimossa“. Parole chiare che non lasciano spazi ad equivoci quelle dell’Assessore Francesco De Cicco che accusa la dirigente, che ha disposto nuovamente la chiusura di Corso Vittorio Emanuele, di immobilismo burocratico e di scuse per non riaprire la strada. Commentando le preoccupazione dei cittadini, dopo il nostro articolo, De Cicco scrive chiaramente che “la dirigente dopo un anno e mezzo non voleva ancora aprire la strada solo per dispetti contro l’amministrazione e alla fine ne stavano pagando le conseguenze solo i cittadini. Quando abbiamo messo il nuovo dirigente dopo 20 giorni la strada è stata aperta e resterà aperta” e prova a chiudere subito la questione spiegando che “tutto è avvenuto a norma di legge”.
L’ordinanza firmata dalla dirigente Antonella Rino, Rup del progetto di messa in sicurezza fino a maggio, avevano lanciato un campanello di allarme anche nei cittadini. Anche perchè nella sua ordinanza dettagliata e circostanziata, dove aveva disposto nuovamente la chiusura della strada (che era stata riaperta il 12 giugno scorso), la questione sarebbe legata alla sicurezza e nuovi possibili fenomeni franosi, cosa non di poco conto. Nell’ordinanza la dirigente era stata chiara, parlando di scelta di revocare l’ordinanza del 2019 e riaprire la strada, fatta durante un suo periodo di ferie nonostante avesse più volte evidenziato, anche con nota scritta, l’assenza di Collaudo tecnico amministrativo ovvero Relazione di fine lavori e conformità che ne attestasse la regolare installazione secondo il progetto, per l‘assenza di dispositivi e strumentazione di preannuncio dei fenomeni franosi che non garantiscono la tutela pubblica incolumità”.
Per la dirigente quel sistema di monitoraggio previsto nel progetto di messa in sicurezza gioca un ruolo fondamentale per la sicurezza e la mitigazione del rischio per la particolare tipologia dei fenomeni franosi da classificare come crolli che, diversamente dagli smottamenti, per la repentinità che li contraddistinguono, non forniscono alcun segno premonitore registrabile a vista. L’evento del dicembre 2019 “lascia ancora presagire la possibilità di ulteriori distacchi di materiale lapideo posto in fondazione del muro di cinta del Castello, già disgregatosi, e dal torrino di epoca medievale con materiale lapideo incoerente e in equilibrio instabile, manufatti tutti sottoposti a vincolo archeologico”. Dal Comune invece, fano sapere che tutto è avvenuto a norma di legge e dunque la strada rimarrà regolarmente aperta.