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«Infortuni e minacce per 2,50€/3,50€ l’ora». Continua l’inchiesta sul ‘lavoro da fame’ a Cosenza

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«Infortuni e minacce per 2,50€/3,50€ l’ora». Continua l’inchiesta sul ‘lavoro da fame’ a Cosenza

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movimento la base cosenza 1

COSENZA – “2,50€/3,50€ all’ora, lavoro nero e grigio, infortuni, minacce. Continua la nostra inchiesta sul ‘lavoro da fame’ nella nostra terra”. Esordisce così il movimento La Base di Cosenza in un post pubblicato sulla propria pagina Instagram. Gli attivisti hanno già svolto un’inchiesta nella città dei bruti, qualche settimana fa, su precarietà e “offerte da fame” in cui viene smascherata la retorica per la quale i ‘giovani-parassiti del Sud’.

“Abbiamo raccolto la testimonianza di una lavoratrice della nostra città, che ci ha raccontato la sua esperienza di oltre 10 anni nel settore commerciale, fatta di salari da fame per lavori full-time, contratti assenti o parziali (20 ore settimanali ma ne lavori 50), infortuni sul lavoro, comportamenti anti-sindacali e minacce”, scrive La Base, postando la video intervista di una giovane donna che racconta la sua esperienza mantendo l’anonimato.

“Intimidazioni e minacce dal mio datore di lavoro”

“Una delle esperienze più brutte l’ho avuta prima della quarantena dove ho lavorato per 11 mesi in cui avevo effettivamente un contratto di 20 ore ma ne facevo 50 – racconta la donna -. Nel periodo che andava da novembre a fine gennaio io ho lavorato tutti i giorni. Prendevo 700 euro, mi rinnovavano senza neache chiedermi la firma, nonostante io chiedessi più volte di ridiscutere il mio contratto”. “In questo negozio dovevo trasportare dei pacchi di vestiti e scarpe più grande di me, salendo un piano sopra. Mi sono fatta male più volte”.

“L’unica volta che sono riuscita ad avere un incontro con il titolare, – prosegue la testimonianza – si è rivolto a me facendomi delle minacce e dicendomi che se me ne fossi andata non avrei lavorato più in nessun negozio di Cosenza”, “rivolgendomi intimidazioni e in cui mi disse che non sapevo bene chi fosse lui e che lui era una persona potente che conosceva tutti, dunque anche in altri ambienti avrei avuto difficoltà”. La ragazza racconta anche di un infortunio al collo, avvenuto mentre trasportava dei pacchi in questo negozio, che la costrinse ad andare in pronto soccorso. “La responsabile del negozio, al mio rientro, mi disse di non dare fastidio e di non continuare a cercare l’attenzione del mio datore di lavoro perché non avrei ottenuto nulla e mi avrebbe reso la vita impossibile”.

La Base: “salari bassi negli ultimi 30 anni: colpa della politica”

“Questa è la realtà del mondo del lavoro e purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma della triste ordinarietà – precisa La Base -. Se in Italia i salari si sono abbassati negli ultimi 30 anni, è colpa della politica che ha cancellato le tutele sindacali e ha dato ai datori di lavoro la possibilità di imporre condizioni vergognose. Quello che manca non è la volontà di lavoratrici e lavoratori, ma condizioni di lavoro rispettose della dignità umana. Non cediamo alla rassegnazione! Basta lavori da fame!”.

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