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Regionali in Calabria ad ottobre? Le opposizioni non ci stanno: «Voto imposto. Piegate regole a fini elettorali»

Calabria

Regionali in Calabria ad ottobre? Le opposizioni non ci stanno: «Voto imposto. Piegate regole a fini elettorali»

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Elezioni regionali date contrarieta opposizioni

REGGIO CALABRIA – Riflettori puntati sulle prossime elezioni regionali in Calabria. Le dimissioni di Roberto Occhiuto hanno scatenato un vero e proprio terremoto politico. Il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso ha annunciato ieri, nel corso della riunione della Conferenza dei capigruppo, che le elezioni regionali si svolgeranno il 12 e 13 ottobre.

Sarà davvero così? L’indizione delle consultazioni spetta al presidente della Regione Roberto Occhiuto ma al momento non c’è un atto ufficiale. Le sue dimissioni saranno ratificate domani nel corso dell’ultimo consiglio regionale prima di essere sciolto definitivamente.

Sulle date delle prossime elezioni sembrano non essere d’accordo le opposizioni che in una nota, a firma dei capigruppo Mimmo Bevacqua (Pd), Davide Tavernise (M5s) e Antonio Lo Schiavo (Misto) parlano di “forzatura istituzionale” che conferma “l’intenzione di Occhiuto e del centrodestra di piegare le regole democratiche alla propria convenienza elettorale“.

Regionali in Calabria, le opposizioni si appellano alle autorità competenti

“Una decisione presa con sorprendente rapidità, senza alcuna interlocuzione con le opposizioni – spiegano i tre dal fronte dell’opposizione – che conferma la volontà della maggioranza di anticipare al massimo la consultazione elettorale, comprimendo di fatto tempi e condizioni minime per una piena partecipazione democratica, soprattutto da parte delle forze che non dispongono di rappresentanza parlamentare. Il rischio è che il voto venga celebrato in un contesto di evidente squilibrio istituzionale e politico“.

I tre capigruppo hanno fatto sapere di aver inviato una lettera formale all’avvocatura dello Stato, al ministero dell’Interno, al prefetto di Catanzaro e alla Corte d’appello, sollevando dubbi sulla legittimità della permanenza in carica del presidente dimissionario denunciando “questo scenario e richiamare il rispetto delle regole costituzionali”.

“Nella lettera – spiegano le opposizioni – ribadiamo che, alla luce di autorevoli pronunce giurisprudenziali e della prassi consolidata, le dimissioni del presidente comportano l’immediata cessazione del mandato e il passaggio delle funzioni al vicepresidente. In nessun caso un presidente dimissionario può continuare a esercitare le prerogative del suo incarico, – concludono – né tantomeno condurre la campagna elettorale da una posizione di controllo amministrativo, come quella derivante anche dal ruolo di commissario alla sanità”.

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