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Terremoto tra Turchia e Siria, oltre 9.500 morti: «anche in Italia serve nuova edilizia antisismica»

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Terremoto tra Turchia e Siria, oltre 9.500 morti: «anche in Italia serve nuova edilizia antisismica»

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COSENZA – Costruire secondo nuovi criteri anti-sismici, in modo da salvare le case insieme alle vite umane: dovrebbe essere questa la nuova regola per imparare a convivere con i terremoti senza dover subire danni devastanti, dice all’ANSA il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.

“L’obiettivo – osserva – dovrebbe essere costruire edifici capaci di resistere allo scuotimento”. Anche in quest’ultimo terremoto fra Turchia e Siria siamo tornati a vedere palazzine che si sbriciolano come castelli di sabbia, immagini che si ripetono come una lezione nota a tutti ma dimenticata troppo facilmente. Le immagini della distruzione causata dalla terra che trema arrivano dal Sud della Turchia, la zona dove il programma di edilizia antisismica avviato nel Paese è ancora lontano dall’essere realizzato. “E’ un programma che al momento riguarda le città più grandi e nel quale la Turchia sta investendo molto”, osserva Doglioni.

“Con i terremoti si può e si deve convivere”

E’ ispirato a nuovi criteri: “a differenza di altre nazioni, si è scelto di non calcolare la probabilità degli eventi, ma di determinare la magnitudo massima e lo scuotimento massimo, sia orizzontale che verticale, per costruire edifici che resistano”. E’ un programma ambizioso e che richiede tempi molto lunghi: “ha bisogno di decenni per potersi realizzare”. E’ come se in Italia si decidesse di ricostruire tutti i condomini: non basterebbe un secolo”. Per il presidente dell’Ingv è interessante l’idea che c’è dietro un programma simile, vale a dire che “con i terremoti si può e si deve convivere”. Attualmente, prosegue il presidente dell’Ingv, “in Italia le norme di costruzione prevedono, come primo obiettivo per l’edilizia residenziale, la salvaguardia della vita. Sarebbe opportuno, però, pensare a salvare anche le abitazioni e con esse la libertà personale che inevitabilmente viene meno quando si è sfollati. Bisognerebbe scegliere di salvare anche le radici culturali e il tessuto socio-economico”.

E’ un criterio di edilizia antisismica che secondo Doglioni dovrebbe essere adottato anche nel nostro Paese, dove si registrano circa 20 terremoti distruttivi ogni secolo: “in Italia dovrebbero cambiare le norme tecniche di costruzione, ma questo è un discorso di carattere politico ed economico. Eppure – conclude – costruire nuove case in grado di resistere a eventi forti potrebbe avere un aumento di costo molto contenuto”.

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