Area Urbana
E se il terremoto arrivasse a Rende?
Sono 120 le case nel centro storico disabitate da anni e non ristrutturate. Forse è presto per lanciare allarmi, ma il pericolo c’è. Che si aspetta a intervenire?
RENDE – A Cosenza non è servito il terremoto per far capire quale sia la reale situazione di buona parte del centro storico. Le case crollate da sole, circa un anno fa, alle porte di Corso Telesio (per capirci, la stessa zona che, da Mancini in avanti, in molti hanno tentato di resuscitare) hanno offerto uno spettacolo sin troppo eloquente.
Ma il borgo antico di Rende com’è messo? È il caso di dire, a proposito di un eventuale (e, non troppo improbabile, stando agli esperti) terremoto, che se Atene piange Sparta non può ridere?

Castello Normanno di Rende
La situazione, forse non è così tragica. Forse. Ma c’è poco da scialare. Sui circa seicento immobili censiti dall’associazione Area Nuova, circa 120 sono a rischio. Sono tutte case disabitate da anni e, a quanto risulta, mai ristrutturate o adeguate al rischio sismico.
Altre abitazioni, invece, sono in regola. Merito anche del terremoto d’inizio ’900, che obbligò parecchi proprietari a usare il vecchio sistema delle catene per imbrigliare pareti e travi. Nulla di paragonabile, ci mancherebbe, alle tecnologie messe a punto negli ultimi cinquant’anni dai giapponesi, che di questi problemi se ne intendono, ma pur sempre un sistema efficace, sebbene rudimentale. Magari è proprio grazie a questa “imbracatura” che parecchi centri storici si sono salvati.

Una veduta del centro storico di Rende
Tuttavia, quello costruttivo non è l’unico problema. Il caos giuridico fa la sua buona parte. La stragrande maggioranza di questi immobili non ha una situazione ben definita: in molti casi si tratta di beni ereditari indivisi, di cui è difficile rintracciare un proprietario responsabile da obbligare con le buone, facendolo accedere ai fondi pubblici previsti per la ristrutturazione, o con le “cattive”.
Si badi bene: quella del centro storico di Rende non è una situazione “speciale” o particolarmente diversa rispetto ad altri borghi. Tutt’altro. Tutti questi antichi centri seguono una traiettoria non bella: prima lo spopolamento, poi, purtroppo, la fatiscenza. Però spopolato, oltre il Campagnano, non vuol dire deserto. Infatti, nella antica Arintha vive ancora un migliaio di persone. Che, nel malaugurato caso di una catastrofe, sarebbe messo a rischio dalla mancata cura altrui.

Un panorama del centro storico di Rende
Per capire meglio: le case non ristrutturare sono disseminate qui è lì nell’abitato ed eventuali crolli potrebbero avere esiti imprevedibili. Si aggiunga a queste considerazioni pure il fatto che molti beni storici, soprattutto le chiese (alcune delle quali risalgono all’inizio del millennio scorso) hanno strutture particolari, ad esempio, campate larghissime, che non sono proprio l’ideale per resistere alle scosse.
Prevenire è meglio che curare. Perché, a differenza dei quelli normali, i fantasmi dei vecchi borghi possono morire. E uccidere.
m. m.



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