Calabria
Tumori ‘sospetti’ in Calabria, su cosa vigilano gli ispettori dell’Arpacal?
Automezzi carichi di sostanze altamente pericolose arrivate dall’Europa dell’Est avrebbero ‘avvelenato’ un importante fetta del territorio calabrese.
REGGIO CALABRIA – Il servizio televisivo andato in onda ieri sera durante la popolare trasmissione delle Iene, riguardante lo struggente appello dei cittadini residenti nella zona costiera jonica del reggino, non può che essere accolto e rilanciato tramite i media a cui faccio appello. A fare questo appello è Pietro Vitelli responsabile Altroconsumo Regione Calabria associazione che da anni lotta per la difesa dei diritti dei cittadini consumatori-utenti calabresi, e rivolgendosi all’ARPACAL, che annovera tra i compiti Istituzionali il Settore del Territorio, Suolo e Rifiuti dove in esso, si trovano allocati gli ispettori con qualifica aggiuntiva di Ufficiale di Polizia Giudiziaria che dovrebbero vigilare sul territorio. “Il mio appello – continua Pietro Vitelli, – vuole solo amplificare la notizia accogliendola e rilanciandola e, tale proposito rilancio quanto già richiesto nel Marzo 2015 in solidarietà con la popolazione locale al loro fianco nella ricerca delle cause per tante morte sospette.
“Africo e San Luca, come Bovalino e Brancaleone, paesi della Locride al centro di un’inchiesta della procura della Repubblica di Reggio Calabria. In questi territori – si legge nella nota di Altroconsumo – si muore di tumore. Solo ad Africo, in via Matteotti si contano uno due casi per ogni famiglia. Antonio Pratticò, un uomo di mezza età da solo e senza l’aiuto di nessuno ha avviato una sua personale battaglia. Capire cosa stia avvenendo in queste aree, conosciute solamente per le faide sanguinarie della ‘ndrangheta. In attesa del registro dei tumori, che ancora manca in Calabria, su dei fogli A4, ha girato casa per casa, bussando alle porte dove dietro si nascondeva il dolore ed ha cominciato ad annotarsi tutti coloro deceduti per cancro. Una strage, che ha aggredito in pochi anni persone di tutte l’età. Rifiuti tossici e radioattivi. Potrebbe essere una delle cause ci dice girando per il cimitero di Africo. Il timore che sulle montagne dell’Aspromonte, ma anche nei letti dei fiumi prosciugati, siano stati sotterrati negli anni 80 e 90, tonnellate di materiale nocivo, non sembra essere possibilità remota.
I responsabili? La Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria indaga. Si tratterebbe di elementi di spicco della ‘ndrengheta che avrebbero dato il loro consenso per far depositare fusti nelle campagne circostanti i comuni della Locride. Automezzi carichi di sostanze altamente pericolose arrivate dall’Europa dell’Est. Questa come tante altre seguite dalla DDA, le indagini giudiziarie per fare chiarezza su centinaia di morti sospette che hanno colpito la zona ionica della Calabria. Ma Pratticò chiama in causa anche politici e funzionari pubblici sanitari. Istituzioni locali assenti, tuona, “tutti disponibili ed a fare promesse per conoscere la verità, ma solo in vista di elezioni, poi conclude, si chiudono nelle stanze del potere”. “Tutti tacciono” Due parole che evidenziano quanto sia difficile organizzare una lotta assieme alla cosiddetta società civile, non latitante, ma letteralmente assente sul territorio. Tra Africo, San Luca, Bovalino, Bianco, Brancaleone, non esiste un solo comitato che si batta contro la piaga dei rifiuti tossici. I giovani se ne fregano, le parole durissime di Antonio e le persone anziane, non hanno interesse a conoscere la verità. La triste storia di Africo e di altri comuni ai quali manca qualsiasi punto di riferimento: dai politici, quasi tutti i sindaci sono stati commissariati per mafia, ad un luogo dove poter anche semplicemente parlare di cosa stia avvenendo nei loro territori.”



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