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Omicidio Pezzulli: assolti Aiello e Chirillo, restano ‘solo’ i trent’anni di Cicero
COSENZA – Incassava il denaro le estorsioni, ma non lo versava nella ‘bacinella’.
L’ammanco di 800 milioni di lire dalla cassaforte della malavita cosentina ne determinò la morte. Carmine Pezzulli, come noto, fu assassinato su viale Cosmai, davanti a un distributore di benzina. I suoi sicari lo freddarono a colpi di pistola all’interno della sua Fiat Panda, per poi dileguarsi a bordo di una motocicletta. Davide Aiello secondo le ricostruzioni del pm Bruni, che ne chiese la condanna all’ergastolo, fu l’esecutore materiale dell’efferato delitto. Per i giudici però il quarantataquattrenne rendese, che ha già scontato due anni di detenzione preventiva, è innocente: ‘non ha commesso il fatto’. Con questa sentenza si è pronunciata ieri la corte d’appello di Catanzaro scagionando Aiello, già assolto in primo grado, cui accuse rivoltegli dai pentiti sono state ritenute dai giudici inattendibili. Nessuno dei collaboratori di giustizia infatti ha mai parlato di fatti vissuti in prima persona, ma solo di informazioni di cui erano stati informati da terzi nel corso del tempo. Non c’è quindi alcuna prova a suo carico. Per lo stesso delitto furono accusati, in veste di organizzatori del delitto, Francesco Chirillo e Domenico Cicero. Il primo fu prosciolto, il secondo condannato con rito abrreviato a trent’anni di reclusione. La sentenza è da ritenersi definitiva in quanto, ad ora, non è stato avanzato il ricorso in Cassazione.



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