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La Regione non paga, l’Arsac costretta a non retribuire più di 600 lavoratori

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La Regione non paga, l’Arsac costretta a non retribuire più di 600 lavoratori

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COSENZA – I lavoratori dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese rischiano di restare senza stipendio.

Protestano per un ritardo di quattro giorni nell’erogazione delle spettanze, ma in realtà il mancato pagamento delle retribuzioni potrebbe protrarsi molto più a lungo. Sulla carta i fondi per coprire i pagamenti dei lavoratori dell’Arsac ci sono, però non possono essere spesi. La Regione pare abbia sforato il patto di stabilità e non può più erogare le liquidità che possiede per saldare i crediti che vanta l’ARSAC di Cosenza. I dipendenti dovranno quindi attendere i tempi della procedura di anticipazione di cassa, almeno due settimane. “Il mancato trasferimento dei fondi da parte della Regione – spiega l’ARSAC in una nota – ha causato uno stato di sofferenza del bilancio dell’azienda e, per poter effettuare gli accrediti degli stipendi e della quattordicesima mensilità, l’amministrazione ha attivato le procedure per ottenere l’anticipazione di cassa. A tal proposito occorre ribadire che la giacenza di cassa esistente, a cui alcuni rappresentanti sindacali hanno fatto riferimento, è appena sufficiente a pagare i contributi dell’ultima mensilità e a tale pagamento non si può derogare, pena l’inflizione di onerose more e il rischio di subire procedimenti penali che andrebbero a gravare maggiormente sul bilancio ARSAC. Inoltre, compito prioritario dell’amministrazione ARSAC è quello di cercare, in ogni modo, di garantire i diritti di tutti i lavoratori, nella consapevolezza che il momento in cui viviamo non è certo uno dei migliori. Seicento lavoratori dell’ARSAC non hanno ancora percepito lo stipendio del mese di giugno e non si comprendono le forme di lotta che i sindacati intendono attivare. Si chiede, quindi, alla CGIL- trasporti di manifestare, nell’attuale situazione, il giusto riguardo per gli interessi legittimi di tutti i lavoratori”.

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