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Strage di via Popilia, ‘Franchino i Mafalda’ condannato a nove anni di reclusione

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Strage di via Popilia, ‘Franchino i Mafalda’ condannato a nove anni di reclusione

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COSENZA – L’ex boss del clan dei rom bruzio, ora collaboratore di giustizia, è stato condannato al termine del processo con rito abbreviato.

Le sentenza è stata pronunciata ieri a Catanzaro ed è stata più aspra rispetto alle richieste del pm. A Francesco Bevilacqua è stata infatti comminata una pena pari a nove anni di reclusione, invece dei sei richiesti inizialmente dal pm Bruni. Ad aggravare la posizione di Bevilacqua la crudeltà con cui è stato consumato il duplice omicidio del 2000 in cui perirono Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci. L’imputato è stato ritenuto l’esecutore materiale del delitto. Fu lui stesso a raccontare come a colpi di kalashnikov seminò il panico in via Popilia in un sereno tardo pomeriggio di Novembre. Il vero bersaglio, il 39enne Chiodo fu centrato, ma con lui morì anche Tucci, padre di famiglia 48enne reo di trovarsi nel posto sbagliato in compagnia della persona sbagliata. Mario Trinni, anch’egli estraneo ai contrasti tra il gruppo dei nomadi e il clan Perna – Ruà, in cui maturò il delitto, fu ‘miracolato’. Rimase ferito, ma si salvò. Al centro della bagarre tra le due ‘ndrine, pare vi fosse, secondo quanto emerso dalle indagini, il commercio di cocaina. L’ex boss dei rom fu catturato nel 2001 in una villetta di Gioiosa jonica, lo stesso anno in cui Gianfranco Iannuzzi, il ‘collega’ che sparò insieme a lui in quella che fu definita la strage di via Popilia, scomparse vittima di lupara bianca. Bevilacqua decise di ‘pentirsi’, rivelò diversi particolari sugli assalti ai furgoni portavalori, affiliazioni, dinamiche tra clan, estorsioni e fece ritrovare la Lancia Thema sulla quale viaggiavano prima di aprire il fuoco. Era stata nascosta nella zona industriale di Rende nel cantiere di proprietà di Sergio Perri l’imprenditore edile che a soli sette giorni di distanza fu trucidato insieme alla moglie Silvana De Marco.

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