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Trentacinquenne reggino si converte all’islam e sposa la Jihad
MILANO – Si sono inabissati applicando la “taqiya”, l’arte islamica di camuffarsi per rendersi invisibili al mondo di sopra.
Hanno spento la luce sulle loro vite “normali”. Si chiamano Massimiliano, Filippo, Fabio, Giampietro, Sergio, Donoue. Eccoli, gli jihadisti italiani. “Lupi solitari”. Una quarantina in tutto. Età tra i 19 e i 42 anni. Sono figli, fratelli, padri della “porta accanto” che hanno risposto alla “dawa”, la chiamata della Jihad. Nel nome di Allah e della sollevazione contro l’Occidente colonizzatore operata dai seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi, sono diventati foreign fighters. Partono dall’Italia, tra il 2013 e il 2014, per arruolarsi nelle cellule jihadiste attive in Siria e Iraq. Diretti, soprattutto, nel Nord della Siria. Così come Giampietro F., 35 anni. Parte da Reggio Calabria. È uno dei casi che i nostri 007 definiscono “accertati”. “Accertati” significa che sono in Siria a combattere. Quattordici persone “localizzate ” in quei luoghi. Giampietro ha quindi imbracciato le armi. Si è unito ai ribelli siriani. Con lui ci sono altri due connazionali: Sergio G., classe ’87, napoletano. E Donoue E. M., 22 enne, naturalizzato, di Biella. Si ritiene facciano ormai parte di gruppi armati formati anche da ribelli iracheni, libici, tunisini, libici, egiziani.
Fonte: La Repubblica



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