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Caso Lanzino, il liquido seminale ritrovato a Falconara potrebbe non essere quello di Sansone

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Caso Lanzino, il liquido seminale ritrovato a Falconara potrebbe non essere quello di Sansone

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COSENZA – Dopo ventisette anni è stato isolato il DNA dell’uomo che trucidò la studentessa rendese dopo averla stuprata.

Il Ris di Messina ha estratto, dalla zolla di terreno prelevata sul luogo del delitto nel”89, il liquido seminale dell’assassino della diciannovenne risalendo al suo profilo genetico. Dati scientifici inconfutabili che saranno resi noti il prossimo 5 Marzo nell’udienza in cui gli esperti della scientifica saranno ascoltati dalla Corte d’Assise di Cosenza. Del delitto sono accusati Franco Sansone e Luigi Carbone. Il perito di parte nominato da Sansone, però, ha già pronunciato il proprio parere. Secondo il consulente lo sperma analizzato non apparterrebbe all’agricoltore di Cerisano. I due profili sarebbero infatti già stati confrontati dalla difesa dell’indagato e ne sarebbe emerso che non vi è nessuna traccia che porta ad uguaglianze, similitudini o somiglianze. Il pm Nuzzo nell’udienza di ieri ha messo in discussione il prelievo chiedendo chiarimenti su come Sansone sia stato identificato dagli ufficiali recatisi nella sua abitazione per i rilievi. Dubbi sciolti sul nascere dalle dichiarazioni del brigadiere Toscano, da pochi mesi in pensione, presente al momento del sopralluogo che ha spiegato di conoscere Sansone da oltre vent’anni e di essere certo della sua identità peraltro certificata dai documenti presentati dall”uomo alla presenza dei militari.

 

Ieri presso il Tribunale di Cosenza sono stati prelevati dei campioni di saliva dai figli, dalla madre e dal padre di Luigi Carbone, vittima di lupara bianca, cui sparizione è stata attribuita a Sansone che insieme al fratello e al padre si sarebbe sbarazzato dell’allevatore per evitare che rivelasse verità scomode. Il caso fu riaperto nel 2007 dopo le dichiarazioni di Franco Pino che puntò il dito contro Sansone e Carbone parlando di confidenze ricevute dai Calvano mentre era ristretto nel carcere di Palmi. All’epoca dei fatti la paternità dell’omicidio fu attribuita ai cugini Frangella, poi assolti. In questo processo però i due non saranno chiamati per confrontare il proprio DNA con i rilievi del Ris di Messina. Anche se, dalle deposizioni rese dall’agente Condò, nell’88 in servizio a Paola, pare che il coltello con la quale Roberta Lanzino fu trucidata venne acquistato in un negozio di una frazione di Pavia, Stradella, dove vive uno dei fratelli dei Frangella. Sansone, ricordiamo, ha già scontato le condanne relative agli omicidi del maresciallo Sansone e di Rosaria Genovese di cui è stato ritenuto essere l’esecutore materiale.

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