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Vita da giostrai: ‘Pensano che siamo Rom perchè abitiamo in roulotte, ma a Rende la gente è diversa’

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Vita da giostrai: ‘Pensano che siamo Rom perchè abitiamo in roulotte, ma a Rende la gente è diversa’

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RENDE – Si spostano di continuo, per lavoro, tra sacrifici e difficoltà.

Sconosciuta ai più la vita dei giostrai non è affatto semplice. Migrano di continuo, vagando di provincia in provincia tra sagre, feste patronali e fiere senza un guadagno sicuro. Per loro non ci sono nè sgravi fiscali, nè contributi statali come nel caso dei circensi. In più, in ogni luogo in cui approdano, devono provvedere a ripulire i terreni, drenarli, mettere la ghiaia per far si che le attrezzature non sprofondino nel fango. “Una volta – racconta una donna nata nel mondo dei giostrai che abita ora in uno spazio a Rende in una curatissima ed ampia megaroulotte – erano i Comuni che provvedevano a sistemare tutto prima del nostro arrivo ora dobbiamo riunirci tra noi e farlo a nostre spese. Ho trentasei anni, i miei genitori facevano i giostrai ed io e mio marito continuiamo a lavorare con le giostre anche se non consiglierei alle mie figlie di seguire oggi questa professione. Tra mille difficoltà acuite dalla crisi e dai prezzi del gasolio ormai alle stelle, con il quale alimentiamo la nostra attrezzatura”. 

 

Poi c’è l’aspetto sociale. Quello fatto di nulla osta per cambiare scuola ogni mese, di medicine a pagamento perchè senza ricetta e di pregiudizi. Sono quest’ultimi che fanno più male. “Pensano che siamo Rom solo perchè viviamo in roulotte, – spiega la 36enne – credono che abitiamo nel degrado, in alcuni paesi non siamo per niente ben visti nonostante portiamo divertimento e denaro. Mi è capitato di invitare i compagni di scuola delle bimbe che rifiutavano spaventati per non si sa quale ragione. Dipende dalle città, più la gente è emancipata più riusciamo a socializzare. Rende è una perla. Le vicine che abitano nei palazzi a fianco vengono a prendere il caffè e le mamme mandano qui i figli a giocare con le mie bimbe. Per questo quando il Luna Park si è trasferito ho deciso di rimanere per non far cambiare più scuola alle mie figlie. Chi non è mai entrato qui capita che mi chieda ‘ma ce l’hai il bagno?’. Sì ne ho due e ho anche la lavastoviglie ed internet. 

 

Spero al più presto di poter riuscire a comprare un pezzetto di terreno – continua – da utilizzare nei mesi in cui c’è la scuola. Purtroppo ora far studiare le bimbe è diventato complicato, non è come quando ero piccola io. Le maestre non le seguono, neanche le interrogano perchè dicono ‘tanto vanno via’, io le ho sempre mandate al doposcuola per restare al pari dei compagni, ma ora è diventato necessario fermarsi. Comprare casa significherebbe sventrare la mia famiglia, con mio marito sempre in viaggio, mentre con la roulotte possiamo spostarci. Ora è a Potenza, ma verso Pasqua viene a Paola. Può sembrare un incubo, ma invece è un mondo bellissimo. Si conoscono tante culture diverse, tradizioni che non immaginavamo neanche esistere per noi che siamo del Basso Jonio Cosentino. Non riusciremmo mai a stare in ufficio dietro ad una scrivania, ci sentiremmo in gabbia. La nostra forza ci è data proprio dalla libertà di stare tra la gente. Anche se fa freddo o c’è vento è fantastico vedere le persone che si divertono grazie a te”.

 

 

 

 

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