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Trivelle a Sibari, neanche un euro per il Comune. Appennine assicura ‘Nè terremoti, nè inquinamento’

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Trivelle a Sibari, neanche un euro per il Comune. Appennine assicura ‘Nè terremoti, nè inquinamento’

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RENDE – Per la Appennine Spa l’estrazione di gas nella sibaritide è un’opportunità imperdibile per lo Jonio cosentino.

La società, legata alla multinazionale del petrolio inglese Sound Oil, intende recuperare il progetto di estrazione di gas abbandonato dall’Eni negli anni Ottanta. Ha già ottenuto le autorizzazioni necessarie lo scorso Giugno, ora manca solo un unico passaggio: la concessione vincolata alla Valutazione di Impatto Ambientale. Da quel momentoi si inizierà a trivellare per poter prelevare dal sottosuolo 300 metri cubi al giorno di gas metano per circa quindici anni, al termine dei quali l’impianto verrebbe dismesso. Il cantiere sarà ubicato a 500 metri dalla foce del fiume Crati tra il parco archeologico e i laghi di Sibari. Oggi a Rende l’amministratore delegato di Appennine Energy Spa Luca Madeddu ha incontrato la stampa per illustrare il progetto definito ”ad impatto zero sull’ecosistema marino”. Un progetto che secondo Madeddu sarebbe inutilmente ”demonizzato dagli ambientalisti che farebbero meglio ad occuparsi del malfunzionamento dei depuratori, il nostro è un processo sostenibile per l’ambiente che tutela le falde acquifere e non crea nessun tipo di rischio sismico”.

 

Il giacimento scoperto dall’Eni si trova a quattro chilometri dalla costa ad una profondità di 1.300 metri e sarà raggiunto con una condotta che partirà dalla terraferma e attraverserà i fondali marini. Per fare ciò le falde acquifere saranno attraversate da una colonna d’acciaio avvolta dal cemento che per Appennine ”non comporta alcun tipo di contaminazione delle acque”. Maleddu esclude a priori che nella sibaritide possa succedere ciò che si è verificato in Basilicata dove l’inquinamento di acque sotterranee creato dai fanghi di trivellazione è tale che nei luoghi in cui queste scorrono non cresce più alcun tipo di vegetazione. Mentre per quanto riguarda il rischio sismico pur affermando che ”non sussista alcun tipo di rischio” mostra di non essere assolutamente a conoscenza della presenza di vulcani di fango nello Jonio cosentino. L’amministratore delegato Appennine assicura che le operazioni di trivellazione non dureranno più di dodici ore e la creazione dell’impianto non più di tre mesi.

 

Poi si inizierà a pompare gas ed ammortizzare i 17 milioni di euro di costi previsti per la realizzazione del ‘pozzo’. Il Comune di Cassano, invece, di questo business non vedrà neanche un centesimo. Il perchè è presto detto. Appennine ha richiesto la concessione a trivellare in mare, dove i volumi oltre i quali è necessario pagare le royalities ai municipi sono maggiori. In realtà trivellerà a terra, ma essendo stato il progetto autorizzato in mare godrà di questo ‘escamotage’ risparmiando centinaia di migliaia di euro. Su ciò Maleddu mostra il suo lato umano parlando di un vero e proprio ”scandalo, al quale la società tenterà di riparare, magari attivando delle convenzioni per ripagare il Comune dell’ospitalità offerta”. La prossima settimana terminerà la stesura dei documenti per presentare l’istanza di concessione all’estrazione di idrocarburi. Qualora dovesse andare in porto, entro i prossimi tre anni l’impianto sarà costruito proprio nel cuore dell’antica Sybaris. 

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