Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Cosenza, Stroili, rapina in gioielleria: fratelli predatori patteggiano

Cosenza

Cosenza, Stroili, rapina in gioielleria: fratelli predatori patteggiano

Pubblicato

il

Rapina Stroili Oro 735x400 1

 

CONF«È semplice operare nell’emergenza e fermarsi al primo tassello. Buttare in pasto all’opinione pubblica  un’operazione e poi chi si è visto si è visto. Magari dopo va a finire che la persona, visto che il quadro accusatorio non è preciso, poi viene assolta. Qui invece i nostri investigatori hanno utilizzato un metodo diverso; sono stati estremamente precisi, razionali e professionali. Quel quadro che all’inizio presentava una serie di ombre tali, che probabilmente si sarebbero tradotte in una mancata convalida da parte del  giudice e in una assoluzione, ora, grazie al lavoro fatto  dai carabinieri della compagnia di Cosenza, questo  quadro è assolutamente preciso e granitico, forte, e si è arricchito di tutta una serie di reati che noi andiamo  a contestare a queste persone». Il procuratore capo della Repubblica bruzia, Mario Spagnuolo durante la conferenza stampa alla presenza dell’aggiunto Manzini, del sostituto procuratore Tridico, dell’allora comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Ottaviani e del capitano Passaquieti, comandante della compagnia cittadina, spiega i cardini alla base di un lavoro estremamente preciso che porta a risultati incontestabili.

 

Cattura1«Io sono  molto soddisfatto di questo tipo di lavoro perché la funzione di un ufficio di  Procura non è quello di fare le operazioni sensazionalistiche,  che poi si  esauriscono su loro stesse, ma è quello  di portare all’accertamento processuale il fatto  reato. E noi di questo siamo assolutamente convinti  e sicuri. Su questo  un dato: l’ufficio Procura di Cosenza,  probabilmente è  uno degli uffici che ha il miglior tasso  nel rapporto  fra esercizio del rapporto penale e sentenze di condanna.  Questo significa che il lavoro portato avanti,  lo abbiamo portato avanti bene; ci gratifica il giudicante.  Quindi, la mia  soddisfazione come responsabile dell’ufficio per  questo rapporto  e lavoro eccezionale  dei carabinieri;  la mia soddisfazione per il lavoro portato avanti  dal dottore Tridico e  dall’aggiunto Manzini, che hanno seguito con grande attenzione questo processo. Non abbiamo le videosorveglianze, come ci sono da altre parti, ma ne faremo a meno. Non è vero che  in questo circondario le rapine vanno ad ignoti. Il lavoro che abbiamo fatto su questa vicenda sta ad indicare che noi  non dimentichiamo, continuiamo a lavorare  e abbiamo  un livello di soluzione dei casi positivo. E continueremo a lavorare in questa dimensione».

 

L’aggiunto Manzini si sofferma sull’uso della droga e la poca attenzione da parte della famiglia. « I soggetti  colpiti dalle misure cautelari  oggi sono molto giovani. Vanno dai 24 ai 28 anni. Sono persone che hanno messo in atto un’attività sicuramente in modo violento, ma che  non danno conto di un’attività organizzata da gruppi particolari. Sono soggetti che si sono messi insieme e che hanno fatto  questa rapina, il delitto più grave in questa vicenda, insieme ad altri fatti di reato parimenti rilevanti.  Sono soggetti che hanno un legame con l’utilizzo di sostanze stupefacenti;  Quindi rientriamo in quei tipi di autori di cui abbiamo già parlato: una criminalità predatoria che pone in essere i delitti in via principale attorno all’uso della droga. Poiché la Procura entra in gioco quando i delitti sono già stati commessi  e quindi ha una funzione semplicemente repressiva,  non dimentica l’importanza dell’attività preventiva,  in modo da evitare che si giunga all’allarme sociale in cui è inserito il contesto  cosentino. Direi che è importante avviare tutte le attività  perché la città sia effettivamente controllata con un impianto di videosorveglianza veramente attivo.  Permettetemi  di fare un “appello” – aggiunge la Manzini-: poiché le indagini ci dimostrano che tutto gira intorno al mondo della droga c’è bisogno da parte della famiglia, specialmente perché si tratta di ragazzi molto giovani di una particolare attenzione. Non più  di un mese fa un procedimento è originato dalla denuncia di una madre coraggio  nei confronti del figlio tossico dipendente. L’importanza in questo momento è quella di far si che ci sia un controllo particolare sul traffico di droga che noi attenzioniamo in modo serio insieme alla polizia giudiziaria, ma c’è sicuramente  necessità di una maggiore attenzione da parte della società».

 

Cattura3Il sostituto Tridico, titolare dell’indagine illustra il quadro della situazione: «Tale operazione è dimostrativa non certo di una inerzia o attendismo nel perseguire degli episodi criminosi, quanto  dalla necessità di costruire un  quadro probatorio solido e incontrovertibile. Grazie al lavoro capillare  che abbiamo svolto in perfetta sinergia con l’Arma  dei carabinieri siamo riusciti ad installare all’interno dell’autovettura una microspia dove questi due fratelli in particolare, hanno parlato piuttosto liberamente dando lezioni di criminalità. E questo senso di  impunità rafforzava la loro scelta  di delinquere reiteratamente e i carabinieri,  unitamente alla Procura, hanno fronteggiato con capillari  azioni investigative, a dimostrazione  come questo senso di impunità possa essere ridimensionato  solo con azioni di  contrasto efficaci del controllo del territorio che stiamo portando avanti e continuare a fare. Un episodio tra i tanti “utilizzando dell’esplosivo, dopo avere fatto saltare  un negozio, rendendosi conto che non erano presenti le telecamere, sono ritornati sul luogo del delitto per prendere ulteriore refurtiva. Questo dimostra il senso di impunità alto degli arrestati. Le indagini effettuate, in particolare utilizzando un centro di investigazioni scientifico specializzato ci ha consentito  di ricostruire sia per  quanto riguarda l’esame del Dna  che per  le impronte, individuare con assoluta  certezza da rendere granitico il quadro  probatorio».

 

20170103_105605«Abbiamo lavorato in grande sinergia con la Procura – ha dichiarato Ottaviani-. Un’indagine fatta bene con abbondanti elementi. Dobbiamo  aggiungere la necessità di perseguire questi reati perché come si vede nel video questi  sono soggetti non organizzati ma che si improvvisano per sopravvivere . E’  questo li rende molto più pericolosi. Perché “i professionisti del crimine”  sanno sempre bilanciare costi e benefici di quello che fanno. Queste persone nella rapina hanno messo a rischio la vita della donna, si sono feriti nel tentativo  di scardinare le vetrine. Questa è gente pericolosa, nella loro “cialtroneria” criminale sono pericolosi per la gente. E siccome abbiamo altri episodi su cui lavorare  sicuramente non ci riteniamo soddisfatti nel senso che finisce qui. Dobbiamo fare in modo che la delinquenza scompaginata cosentina sia assicurata  alla giustizia perché  costituisce un pericolo per i cittadini più dei criminali  organizzati».
Il capitano Passaquieti si ricollega al concetto di pericolosità: “durante la fase di indagine  abbiamo refertato altri casi di furti perpetrati con l’utilizzo di piccole cariche di esplosivo create da loro per scardinare distributori automatici all’interno di aree di servizio, ai distributori automatici di medicinali  all’esterno delle farmacie. Facevano saltarli in aria per rubarne il contenuto. Sempre in relazione alla pericolosità, nell’attività investigativa  nelle captazione effettuate, loro nel decidere  gli obiettivi sceglievano non solo quelli privi di telecamere  ma ance dove sapevano che a lavorare c’erano persone anziane, un chiaro segnale di pericolosità sociale»

 

Pagine: 1 2

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA