Cosenza
Galizia: “Ho avuto paura, Damiano non è stato ucciso solo da Attanasio”
La mattina mi sveglio, 7.30 – 800 (con l’ora legale 8.30), faccio barba e doccia ed esco e vado al bar. Sono uscito alle 9. Ho chiamato al telefono Massimiliano. L’ho aspettato al bar, ci siamo messi a giocare a carte, finisce la partita e resto al bar. Ad un certo punto esco. Potevano essere le 10, 10.10. Esco che dovevo andare a trovare Morena, ma ricordo che andava a dormire dall’amica. Mentre andavo a casa da lei mi sono ricordato e sono tornato indietro.
Nella sala giochi ci sono tre salette. Noi ci siamo messi in fondo, dove di solito si gioca a carte. La vincita non è stata con molti punti avanti, è stata combattuta. Massimiliano è stato chiamato alle 9.36. Non ricordo se quel giorno fosse in macchina o meno. Se fosse venuto a piedi avrebbe impiegato 5 minuti. Nella stanzetta c’era un altro tavolo con mio padre, mio zio e altre tre persone. Io giocavo con Massimo. Al termine della partita abbiamo dato le carte indietro. Mi sembra che c’era Angela. Ho consumato una birra, in genere la prendiamo quando giochiamo. L’ha pagata Massimiliano. Dopo la partita sono rimasto nel bar. Ogni tanto Massimo andava nella sala slot.
Io ero nel bar ma i carabinieri non li ho visti. Poi sono uscito alle 10.10 e tutti parlavano di quello che era successo qualcosa di brutto, una sparatoria al cimitero. A me non mi interessava più di tanto quello che fosse successo. Non sono andato a chiedere a nessuno perché quelli che ne parlavano non li conoscevo”. L’accusa sottolinea che Galizia secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti sarebbe andato via dal bar alle 10.10 “Io sono uscito alle 10.10 per andare da Morena, alla casa dove abita mio fratello. Si fa la strada principale, viale della libertà. Quella mattina mi sono voltato indietro e sono tornato alla sala giochi. La casa si trova nella stessa direzione di casa mia. Ho percorso circa 300 metri. Mi sono ricordato che era da Pina e sono tornato indietro. Non ho fatto retromarcia perché la strada è trafficata. Subito dopo la chiesa ho girato a sinistra e subito dopo sempre a sinistra in una strada che ha portato al campetto che porta alla sala giochi”. E su Morena “Io la mattina non ricordo se c’eravamo sentiti per messaggio o al telefono. Pina abita a Spezzano. Non sono andato da Morena perché doveva ritornare. Io a Morena la cerco sempre. Per me è come una sorella. Mi ha detto che doveva staccare per un problema che aveva a casa e se n’è andata. Torno al bar e c’erano altre persone. C’era ancora mio padre. Poi torno al bar e apprendo della notizia dalle persone che stavano rientrando dal cimitero”
L’omicidio della mamma e della sorella di Attanasio
Ero davanti alla sala giochi. Ho appreso che c’era stata una sparatoria al cimitero alle 10.20 circa. Avevo intuito qualcosa di brutto legato con mio fratello. Io mi sono messo paura che tante cose non tornavano. La mia reazione è stata un po’ stupida, prendo la macchina e vado via. Sulla strada viale della Libertà la macchina nei filmati era mia e la persona alla guida ero io. Ho impiegato 5, 10 minuti per raggiungere la casa del compare.
La fuga e il nascondiglio
Avevo le chiavi perché erano nel mazzo che portavo con me. Sono stato in quella casa e sono rimasto là. Ci sono stato 4, 5 giorni. Ogni tanto uscivo ….avevo paura che poteva succedere a me qualcosa di brutto. Non ho avvisato nessuno. In casa c’erano degli indumenti della famiglia del mio compare. Indossavo un giubbino, maglioncino, jeans e scarpe. La casa non era sporca, c’era polvere, e c’erano tutte le comodità. La luce era funzionante, la cucina non l’ho utilizzata. Per mangiare c’erano provviste che avevo lasciato in precedenza. Io uscivo, di mattina uscivo; Un giorno ho visto un signore che l’ho pure salutato. Non so chi era ma abita nei dintorni. Sarò uscito un paio di volte e dalla parte di dietro della casa c’è un’aiuola”
Dopo la morte di Damiano mi sentivo seguito
Galizia risponde alle domande del presidente della Corte, Garofalo e torna sull’argomento “paura”. “Io sono andato via per paura. C’è qualcosa che mi impone di stare da solo. Avevo paura che poteva succedere qualcosa a me, perché sono stato seguito da alcune persone. Dopo le faccende di mio fratello, tante cose non sono chiare. Il comportamento che ha avuto la questura di Cosenza nei nostri confronti. Nessuno è stato sentito. Nessuno ha chiesto. Vengono a fare perquisizioni senza motivi. Francolino dice pure che le armi erano in custodia a mio fratello. Quando lo dice perché la questura mette sotto controllo noi e non lui? Io sono stato seguito ma non l’ho mai denunciato. E’ successo un paio di settimane prima del 30 ottobre da una macchina a Spezzano. Era una Fiat Stilo di colore scuro. Pure a casa c’erano persone che passavano, si fermavano e poi andavano via a bordo di un Bmw. Pensavo ci fosse stato qualche cosa ai danni della famiglia Attanasio per il ritrovamento delle armi. Io ho avuto paura. Che ne so cosa pensano queste persone”.
Il ritorno a casa
“Dopo cinque giorni sono rientrato a casa. Esco da casa e mi metto a piedi sulla via principale. Incontro un ragazzo e gli chiedo un passaggio. Lui mi dice “no, luì, che ci sono i carabinieri che ti stanno cercando”. Torno a casa, mio padre mi spiega che dovevo chiamare il maresciallo dei carabinieri. E’ venuto e siamo andati in caserma”. Galizia risponde ancora alle domande del presidente Garofalo e spiega che il 30 mattina si è recato al cimitero dalle 9.15 alle 9.30 “prima sono andato al bar, poi al cimitero e dopo di nuovo al bar. Non ho parlato con nessuno. Ho visto solo al fioraio posizionato davanti al cimitero. L’ho salutato ma lui non ha ricambiato; forse non mi ha visto, ero in macchina”.
Il telefono abbandonato, i vestiti indossati e quelli ritrovati in macchina, la macchina abbandonata, le sigarette fumate
“Mi volevo liberare di tutto. Ho buttato il cellulare nella spazzatura il giorno stesso o il giorno dopo. Potevo pure spegnerlo ma in quel momento ho pensato così”. Sui vestiti: “Io ero ancora vestito come i 5 giorni prima: un jeans, una maglia bianca, uno smanicato nero. Mi sono cambiato solo d’intimo con quello appartenente a Nicolò che frequentava la casa più del nonno. I vestiti sporchi cambiati, cioè l’intimo, sono nella casa buttati in un sacco”. La macchina “In genere lascio sempre la macchina aperta con le chiavi inserite. Gli indumenti nell’Alfa erano miei. C’era un giubbino Armani, scarpe Adidas, un cappellino che non ho mai indossato, regalato da un amico che aveva fatto un’escursione a Firenze”. “Io la vivo la macchina, a volte faccio dei montaggi. Le scarpe le avevo acquistate qualche giorno prima e le avevo cambiate con le vecchie e lasciate in macchina”. “Funo Marlboro Light e rosse, Philip Morris slim; non fumo Merit.




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