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Gioia Tauro, lavoratore portuale licenziato si appella a Salvini: “Aiutaci”

Calabria

Gioia Tauro, lavoratore portuale licenziato si appella a Salvini: “Aiutaci”

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porto di gioia tauro zes 1

Il lavoratore spiega che durante la cassa integrazione, venivano firmati contratti di apprendistato in aziende che dichiaravano esuberi

 

REGGIO CALABRIA – “Chiediamo a tutta la classe politica, anche a questo Governo gialloverde di aiutarci. Salvini ti chiediamo aiuto per i nostri figli”. E’ lo sfogo di un lavoratore portuale di Gioia Tauro licenziato che assieme ad alcuni suoi colleghi ha manifestato, innalzando striscioni e cartelli davanti al palazzo confiscato ad una cosca di Palmi dove si è recato il ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha ricevuto in consegna dalle autorità le chiavi dell’immobile. “Secondo noi – ha aggiunto il portuale – c’è stato un accordo sindacale discriminante per i lavoratori dello scalo. Durante la cassa integrazione, infatti venivano firmati contratti di apprendistato in aziende che dichiaravano esuberi. Ditte esterne venivano chiamate a svolgere il nostro lavoro mentre per noi si apriva il baratro del licenziamento”. “Siamo qui oggi – ha detto ancora il portuale – perchè le altre istituzioni ci hanno abbandonati. Siamo consapevoli che il ministro Salvini non è il titolare del Lavoro ma siamo convinti che ci darà ascolto. Non chiediamo chissà cosa. A noi interessa avere un minimo di dignità per i nostri figli in un’Italia dove non esistono la Calabria o la Padania ma esiste un solo Paese, l’Italia”. A conclusione della cerimonia di consegna del bene confiscato Salvini si è avvicinato ai lavoratori presenti e alle altre persone sistemate dietro alcune transenne. Il Ministro ha ascoltato gli operai del porto di Gioia Tauro e poi si è allontanato.

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