Calabria
‘Ndrangheta: il boss tradito da una telefonata per prenotare la vacanza
“E’ un anno e mezzo che ci stavamo dietro, era un vulnus che sentivamo di avere da quando nel febbraio 2017 era scappato a una retata in occasione della prima indagine su una organizzazione mafiosa che operava in Abruzzo e Molise. Sin dall’inizio è diventata una questione personale perchè il capo della ‘ndrina in libertà era sicuramente un potenziale pericolo: noi non ci potevamo permettere che fosse libero colui che in qualsiasi momento poteva riorganizzare e fare infiltrare la ndrangheta nell’Abruzzo e Molise”. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Chieti, il colonnello Florimondo Forleo nel corso di una conferenza stampa tenuta per illustrare l’operazione che ha portato all’arresto del 36enne calabrese Simone Cuppari, il quale si nascondeva in un appartamento di Martinengo (Bergamo). “Per questo abbiano perso tempo e risorse – ha aggiunto Forleo – abbiamo avuto l’appoggio pieno della Procura distrettuale de L’Aquila che concordava nel non poter permettere che il capo della ‘ndrina, quello che era anche un “vangelista” ovvero uno dei vertici della ndrangheta che partecipa alle riunioni dei comitati provinciali per le decisioni, fosse in libertà in Italia e quindi comunque continuasse a operare in tutto il territorio nazionale. Peraltro dovevamo mandare un chiaro segnale alle organizzazioni criminali che non si deve pensare che Abruzzo e Molise sino regioni di facile conquista.
Il latitante non parlava al telefono, usava schede farlocche
Noi dopo un anno e mezzo avevamo determinato i vari obiettivi, varie abitazioni che potevano essere il rifugio del latitante – ha detto ancora il colonnello Forleo – latitante che non parlava al telefono, che usava solo come “citofono” numerose schede farlocche intestate a cittadini stranieri ma la cui voce non veniva mai intercettata. Tantissime le intercettazioni su tantissime utenze che venivano utilizzate per brevissime comunicazioni, anche solo sms, e poi venivano gettate, ecco perché è stato molto difficile. Potete ben immaginare la difficoltà nel cercare di identificare questi flussi di comunicazione: e sicuramente quando abbiamo sentito l’unica telefonata fatta dal latitante, dove contattava un resort ad Eraclea Terme per organizzare le sue ferie di Ferragosto con la moglie e i figli, sentire la voce e sentire che si stava per organizzare per le vacanze, ha dato la certezza della sua presenza in quell’abitazione e ci ha spinto a vedere di cercare di fargli risparmiare i soldi della vacanza e gliela abbiamo offerta noi nel senso che la frase classica “l’abbiamo messo al fresco” in un mese di agosto caldo come questo credo che si adatti bene al personaggio”



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