Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Canapa legale a Cosenza, un produttore: «Avevamo creato lavoro, ci hanno distrutto»

Cosenza

Canapa legale a Cosenza, un produttore: «Avevamo creato lavoro, ci hanno distrutto»

Pubblicato

il

60717153 520083498523178 8373205731880468480 n

Dopo la sentenza che trasforma in reato la coltivazione di canapa light un gruppo di giovani cosentini che, invece di emigrare, ha scelto di ripartire dall’agricoltura da oggi non ha più un’occupazione

 

COSENZA – La cannabis light non è più legale. A deciderlo è stata ieri una sentenza delle Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione che ha bloccato la vendita e la produzione di tutti i suoi derivati: foglie, inflorescenza, resina, olio. Una decisione che si abbatte come una scure sui tanti imprenditori e giovani che avevano investito in questo settore. Arrabbiato, amareggiato e preoccupato. E’ lo stato d’animo di Enrico Miceli socio della Compagnia Coltivazione Biologica Srls che commercializza il marchio ErbaRossa e che fino a poche ore fa coltivava canapa ‘legale’ con una rete impostasi con successo nel mercato nazionale attraverso le vendite online. «In questo periodo – spiega Miceli – ci sono state diverse sentenze ed era parecchio attesa questa decisione. Già da un mese e mezzo che aspettavamo di capire quale sarebbe stato il nostro futuro. Conoscevo la sentenza della sesta sezione della Corte Suprema in cui si affermava che il fiore si può vendere liberamente. Il punto è che nella legge n. 242 del 2016 tale vendita non viene esplicitata. Il Ministro delle Politiche Agricole all’epoca aveva pubblicato una nota in cui specificava che era legittima e rientrava nel settore florovivaistico. Forte di ciò ero abbastanza ottimista.

 

 

E’ poi arrivata una seconda sentenza che ha completamente ignorato sia la prima decisione della Cassazione sia le dichiarazioni del Ministro e ha dichiarato il fiore non vendibile ed assoggettato al Testo Unico sugli stupefacenti DPR 309/1990. Ero abbastanza positivo quando ho letto del rinvio alle sezioni riunite della Suprema Corte, però l’interpretazione data dal più alto organo a livello giurisprudenziale è stata sorprendente: il fiore non può essere venduto anche se ha basso contenuto di THC». Una decisione che di fatto distrugge tutte le nuove aziende agricole che della canapa light avevano fatto il proprio core business. «E’ come una vangata in faccia. Dalla nostra attività – afferma Miceli – riuscivamo a fine mese ad ottenere due stipendi. C’è però da calcolare anche l’indotto (la giornata di lavoro al trattorista, al grafico per il packaging, ecc.), il lavoro che facevamo insieme con altri gruppi di ragazzi come Le Cime e i ricavi che i nostri clienti quali erboristerie, cannabis store o svapo shop riuscivano ad ottenere.

 

 

Insomma abbiamo creato reddito ed occupazione in una terra in cui i disoccupati che hanno studiato emigrano perché non hanno alcuna possibilità di sostentarsi. Così ci hanno tagliato le gambe. Non credo sia possibile tornare indietro, bisognerebbe che il Parlamento approvasse nuove leggi, ma è ovvio che la tendenza dell’attuale classe politica non vada in questo senso. Abbiamo investito quasi due anni di fatiche, oltre al denaro per le attrezzature, per tornare ad essere senza un lavoro. Ci avevamo creduto nel rilancio della Calabria dall’agricoltura per questo abbiamo chiamato ErbaRossa il nostro brand visto che è una varietà autoctona. Ci hanno messo in ginocchio, hanno mandato tutto in fumo. Provo molta rabbia. C’è ancora molta confusione. Per ora, per precauzione abbiamo preferito mettere il sito temporaneamente off-line. Vedremo cosa succederà».

 

Foto: Cecilia Vaccari

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA