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Santelli “In Calabria bandane invece di mascherine. Evitare epidemie negli ospedali”

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Santelli “In Calabria bandane invece di mascherine. Evitare epidemie negli ospedali”

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Parlando dell’emergenza coronavirus nella seduta d’esordio del Consiglio regionale, il presidente della Regione Calabria ha fatto il punto della situazione “gli ospedali, purtroppo, in Lombardia sono diventati focolai di contagi e noi dobbiamo assolutamente evitarlo. Quando l’Asp di Cosenza ha aperto l’ospedale Spoke di Castrovillari abbiamo rischiato di chiudere non solo l’ospedale ma tutto il paese”.

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REGGIO CALABRIA – “Sono convinta che noi riusciremo a contenere il virus, perché vedo le città vuote, la gente molto attenta, molto più attenta di me, vedo che le persone hanno compreso il pericolo, ma dobbiamo essere contemporaneamente preparati a fronteggiare l’emergenza. Quando ne usciremo avremo una nuova Calabria, cambiata soprattutto dal punto di vista economico. Ma sono ottimista perché sono certa che ad ogni crisi segue sempre una rinascita: le risorse ci sono e se questo momento di emergenza ci insegnerà a confrontarci in quest’aula, discutendo su quale sia il nuovo modello di Calabria che dobbiamo costruire; se saremo in grado di imparare dagli errori del passato, decidendo come investire e dove investire, potremo costruire insieme la Calabria del futuro”.  Così il presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, intervenendo nella seduta d’esodio del Consiglio regionale con riferimento all’emergenza Coronavirus.

Il piano regionale dell’emergenza

Non abbiamo la sanità della Lombardia in grado di reggere un urto forte – ha detto la Santelli – sta collassando la sanità spagnola, quella francese e americana, figuriamoci quella calabrese. Però avevamo un vantaggio, ovvero il tempo da utilizzare. Abbiamo impostato un piano evitando in maniera drastica il pericolo maggiore: quello dell’ospedalizzazione. Gli ospedali, purtroppo, in Lombardia sono diventati focolai di contagi e noi dobbiamo evitarlo. Come? Potenziando il più possibile la parte della prevenzione e quella territoriale. Dobbiamo evitare assolutamente contagi nella RSA, sarebbe drammatico. Penso al caso di San Lucido quando dopo i primi positivi c’è stato un esodo verso l’ospedale di Paola e si è rischiato di contagiare tutti. Per questo ho adottato delle ordinanze forti e ripetute anche andando contro il Governo. Anzi devo fare un plauso ai calabresi che stanno rispettano al massimo tutte le misure, dobbiamo esserne orgogliosi di loro. L’esercito l’ho chiesto perché i distretti li abbiamo e non per militarizzare le città, ma dare una mano nelle zone a maggior rischio contagio”.

 

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Bandane invece di mascherine. Servono i ventilatori

“Devono mandarci i ventilatori – ha sostenuto Santelli – perché non li possiamo comprare. La scorsa settimana chi li comprava se li è visti sequestrare alla dogana dalla guardia di Finanza perchè compra solo lo Stato. E soprattutto devono mandarci i dispositivi. Posso assicurare che appena arrivano la Regione li diffonde e distribuisce per il 90% alle aziende ospedaliere e sanitarie, il 10% resta alla Protezione civile per in suoi volontari. Due giorni fa – ha poi rivelato il presidente della Regione – mi hanno detto che ci avrebbero mandato 23mila mascherine ffp2, avevo rassicurato i vari commissari, me ne sono arrivate non 23mila ma 26mila: ma sono arrivate delle bandane e nessuno le vuole. Mi è stato assicurato che le manderannoâ€.

Tutti i contagi sono arrivati dal nord

“Alcune ordinanze per i nostri cittadini sono più forti – ha dichiarato la Santelli – e sono arrivate dopo il famoso sabato dell’esodo e la scorsa settimana dopo l’ordinanza della Lombardia. Quando il Governo ha chiuso la zona rossa sia io che Emiliano (governatore della Puglia) ci siamo sentiti al telefono e abbiamo capito subito che l’esito sarebbe stato deflagrante. Ovvero un ritorno immediato e drammatico nei nostri territori. Quello che possiamo avere come prova e che noi non abbiamo contagi autoctoni ma tutti i contagi fanno riferimento a persone rientrate dal nord che non hanno rispettato la quarantena. L’esodo stava avvenendo nuovamente sabato scorso dopo la chiusura di tutte le fabbriche, di alberghi e degli uffici in Lombardia. Era inevitabile che arrivasse un’altra ondata. Per questo durante la conferenza stampa di Conte quando ho sentito che non erano previste misure di contenimento di possibili esodi, nella notte ho fatto l’ordinanze e l’ho pubblicata. Quell’ordinanza di chiusura della Calabria richiamava so benissimo che era al limite delle competenze regionali però doveva essere fatta. Poi successivamente il Ministro della Salute ha emesso un ordinanza che ferma l’esodo.

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Gli ospedali, obiettivo arrivate a 300 posti in terapia intensiva

“Non sono un epidemiologa o un medico – aggiunge la Santelli – ma abbiamo tanti professionisti in Calabria, molti li abbiamo chiamati nella nostra task Force. Alcune cose sulle linee sanitarie dobbiamo prenderle seguendo la commissione nazione ovvero l’Istituto superiore di sanità. Abbiamo il protocollo che ci obbliga a fare i tamponi solo sui contatti diretti di un paziente positivo. Da 10 giorni facciamo i tamponi anche agli operatori sanitari e abbiamo ampliato il numero. In molti usano i cosiddetti tamponi veloci ma l’ISS ci ha detto che l80% dei tamponi veloci danno risultati errati, quindi atteniamoci a quelle che sono le leggi della commissioni scientifica. Non è facile trovare i tamponi perché il mercato è saturo. Attualmente abbiamo 139 posti in terapia intensiva completa. Siamo riusciti a recuperare dei ventilatori che erano nei depositi o fuori uso e quindi abbiamo 80 posti pronti per usare i ventilatori. Dobbiamo arrivare in tempi brevi almeno almeno a 219 posti, anche se il numero completo sarebbe 300. L’esperienza di questa virus  ci ha insegnato ad agire con gradualità. Ci sono attuaolmente 73 posti in pneumologia (53 in attivazione), 146 posti in malattie infettive. Ci hanno proposto un ospedale da campo come sperimentazione con 80 posti di terapia intensiva e sub-intensiva. Se la Protezione civile ce lo darà lo accoglieremo volentieri perchè ci darà respiro e non spenderemo nulla. Lavoriamo per potenziare gli Hub e speriamo che non ci siamo mai la necessità di usare gli spoke. Quando è uscito il piano sull’emergenza sono stata bersagliata da gente e sindaci del territorio, perché tutti volevano l’ospedale Covid-19. Non risolve il problema ma anzi pone problematiche non indifferente, ora non li vuole più nessuno. Quando l’Asp di Cosenza ha aperto l’ospedale Spoke di Castrovillari abbiamo rischiato di chiudere non solo l’ospedale ma tutto il paese”.

 

 

 

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