Calabria
Traffico di cocaina nel reggino per milioni di euro. La polizia arresta 12 persone
L’operazione è condotta dalla Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Sono oltre 100 gli agenti impegnati nel blitz che ha portato all’arresto di 12 persone, mentre altre 2 sono ancora ricercate. Per tutti il reato è associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. La metà di loro risulta già detenuta per altre cause.
REGGIO CALABRIA – La polizia ha eseguendo numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di elementi di spicco delle famiglie Mommoliti e Giorgi di San Luca e di altri soggetti della Locride e della Piana di Gioia Tauro. Le accuse nei confronti dei soggetti coinvolti sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina. Gli investigatori del Commissariato di Siderno e della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria, coadiuvati dai Reparti Prevenzione Crimine della Calabria, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni. Scoperti bunker nelle abitazioni di alcuni arrestati. All’operazione prendono parte circa 100 agenti della Polizia di Stato.
Un camping come base logistica
L’indagine è stata sviluppata a seguito della cattura di un latitante avvenuta nel 2016 nei Paesi Bassi. Durante le investigazioni i poliziotti hanno scoperto l’esistenza e l’operatività, nell’area ricompresa tra Bovalino, Careri e altri comuni della Locride, di una organizzazione criminale, con diramazioni in Puglia e Sicilia, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di sostanze stupefacenti. Per i loro traffici l’associazione a delinquere disponeva di basi logistiche insospettabili, come a Condofuri, dove un camping veniva utilizzato come luogo sicuro dove trattare gli affari illeciti dell’organizzazione con alcuni narcotrafficanti colombiani e albanesi. La droga, perlopiù cocaina, veniva confezionata in panetti sotto vuoto e trasportata a bordo di autovetture dentro vani segreti realizzati da meccanici di fiducia, muniti di telecomandi che azionavano i congegni elettronici di apertura.
Consegne da milioni di euro
In un’occasione gli appartenenti di una famiglia hanno consegnato in un giorno tra Taranto, Lecce e Brindisi, un quantitativo di cocaina equivalente a 340 mila euro. denaro anch’esso nascosto al ritorno nei vani segreti che portò uno dei corrieri a dire che “… la macchina le sta vomitando …”, volendo sottolineare che le banconote erano così tante da non essere contenute nel nascondiglio. Tra le altre accortezze per parlare tra loro i criminali utilizzavano telefoni dedicati esclusivamente a tali comunicazioni, ricorrendo all’uso di termini criptici e allusivi per indicare lo stupefacente cambiando repentinamente e freneticamente schede telefoniche quasi sempre intestate a terze persone ed utilizzando sim card estere prive di intestatario. Durante l’indagine i poliziotti hanno sequestrato diversi chili di stupefacente, tre fucili e tre pistole con relative munizioni. La droga movimentata nel periodo compreso tra ottobre 2015 e febbraio 2016 è stata di circa 160 chili di cocaina per un valore all’ingrosso di 7 milioni di euro.
Bombardieri: “struttura criminale enorme”
“L’inchiesta ci ha consentito non solo di intervenire su una delle attività che costituiscono il core business della ‘ndrangheta, il traffico di sostanze stupefacenti, ma anche di individuare numerosi vani occultati, dei veri e propri bunker all’interno dei quali si erano nascosti Giovanni e Giuseppe Giorgi. L’intuito della polizia giudiziaria ha consentito di portare a termine un’attività complessa”. Così il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri ha commentato l’operazione “Koleos”.
“Sono stati monitorati – ha aggiunto – degli incontri tra gli arrestati e alcuni esponenti colombiani e albanesi. Incontri avvenuti all’interno di una struttura della Locride e da lì si è partiti per ricostruire questo traffico. Nel giro di pochi mesi sono stati monitorati passaggi di stupefacenti per 160 chili per un giro d’affari di 6-7 milioni”. “Quello che impressiona – ha sottolineato il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo – è la continuità operativa che questi soggetti riescono ad avere nonostante i risultati giudiziari che negli anni sono stati raccolti”.
“La ‘ndrangheta è davvero una struttura criminale enorme, ramificata, strutturata attraverso una serie di automatismi operativi che vanno oltre il singolo soggetto. Questo è un aspetto da tenere in considerazione al quale contrapponiamo una continuità investigativa che è nota e che a mio modo di vedere deve beneficiare di risorse sempre maggiori. Soprattutto nella capacità di penetrare nei circuiti comunicativi di cui la ‘ndrangheta beneficia attraverso una serie di comunicazioni criptate che diventano un ostacolo evidente anche al raggiungimento di risultati più importanti rispetto a quelli che finora siamo riusciti a ottenere”.



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