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Blitz “Sbarre”, 19 misure cautelari. Tra le accuse il rapimento di due minori – VIDEO

Calabria

Blitz “Sbarre”, 19 misure cautelari. Tra le accuse il rapimento di due minori – VIDEO

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operazione Sbarre

I carabinieri hanno inferto un duro colpo a due organizzazioni criminali e stanno eseguendo numerosi arresti tra Reggio Calabria, Milano e Verona

 

REGGIO CALABRIA – I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo nelle province di Reggio Calabria, Milano e Verona, numerosi provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo di fare parte di due associazioni finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, di sequestro di persona aggravato, lesioni personali aggravate, tentata estorsione, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e clandestine e di ricettazione. Le organizzazioni, con base nel quartiere Sbarre di Reggio Calabria, avevano avviato una fiorente attività di spaccio, anche con ramificazioni in Veneto e con collegamenti con la locale ‘ndrangheta.

 

 

Sono 19 le misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha individuato due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Due gruppi criminali distinti che avevano base a Sbarre, quartiere nella periferia sud di Reggio, e che avevano ramificazioni anche in Veneto. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e dal sostituto procuratore della Dda Walter Ignazitto. Dei 19 indagati, 17 sono finiti in carcere mentre per due il gip ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione. Agli arrestati non viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso ma alcuni di loro, stando alle indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, avrebbero legami con ambienti di ‘Ndrangheta e in particolare con la cosca Serraino. Uno degli episodi più inquietanti emerso nel corso dell’operazione – denominata “Sbarre” – è il sequestro di persona ai danni di due minori.

Il rapimento di due minori accusati furto

Nel settembre 2017, il gruppo aveva sequestrato due minori accusandoli di aver rubato all’organizzazione una discreta quantità di droga che poi era stata rivenduta a uno degli indagati. I sequestratori sono stati identificati. Si tratta di quattro dei 17 arrestati oggi, Giuseppe Chillino, Anouar Azzazi, Gabriele e Andrea Foti che avevano sequestrato i i due minorenni costringendoli a rimanere per diversi giorni in una abitazione in via Bolzano e in una cantina di viale Europa.

I due ragazzi sono stati minacciati con le armi, legati e imbavagliati, con l’intento di costringerli a confessare il furto della droga. L’obiettivo era quello di imporre la restituzione o comunque il pagamento. Le vittime sono liberate solo grazie all’intervento di Antonio Sarica, un altro indagato, che si è impegnato ad assumere “in proprio” il loro debito, versando la somma in favore dei sequestratori.

Questi ultimi e Sarica sono stati arrestati assieme a Immadin Sellak, Stefano Foti, Demetrio Foti, Vincenzo Gallo, Carmelo Gatto, Pasquale Idone, Antonino Frosinone, Anas Amrani, Andrea Pennica, Gianluca Mirisciotti e Alessandro Larocca. Il gip ha disposto, inoltre, l’obbligo di presentazione per Viktoriya Balastsyr e Sebastiano Repaci. Le indagini sono iniziate nell’ottobre 2017 e proseguite fino allo scorso marzo.

Una delle due organizzazioni di spacciatori, guidata, secondo l’accusa, da Luigi Chillino e Gabriele Foti, era più organizzata: ogni componente aveva ruoli specifici, turni e orari fissi per presidiare la piazza di spaccio con relativo “stipendio”. I carabinieri hanno trovato pure la contabilità del gruppo solito, inoltre, a comunicare attraverso pizzini o schede telefoniche intestate a extracomunitari non residenti a Reggio. “Talpa”, “avvocato” e “centro” erano alcuni dei termini criptici adottati dagli indagati per non essere identificati e allo stesso tempo dare agli altri affiliati alcune “comunicazioni di servizio”. Le indagini hanno anche svelato le mire espansionistiche che hanno condotto alcuni degli associati a spostarsi sul territorio nazionale ed a svolgere una parte della propria attività di spaccio in Veneto.

Diretto, secondo l’accusa, da Antonio Sarica, invece, il secondo gruppo che aveva la propria base operativa tra il rione Sbarre e il viale Calabria. Era più ridotto come numero di componenti e mezzi operativi ma, allo stesso tempo, intratteneva rapporti con soggetti vicini alle famiglie di ‘ndrangheta Tegano e Molinetti. Proprio dalle cosche si rifornivano gli indagati muovendosi con agilità nel sottobosco criminale reggino. Durante le indagini sono stati sequestrati 8 chili di marijuana e 250 grammi di cocaina.

Bombardieri: “uno dei ragazzini aveva 13 anni”

“Questo è un procedimento che nasce da un fatto inquietante che è il sequestro di due ragazzini, uno dei quali di appena 13 anni”. Lo ha dichairato il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri durante la conferenza stampa per spiegare i dettagli dell’operazione “Sbarre”.

“I due minorenni – ha aggiunto – erano assuntori di stupefacenti e avevano sottratto della droga all’organizzazione. Sono stati quindi sequestrati e rinchiusi in due locali, picchiati e minacciati con le pistole. Solo l’intervento di un parente dei due ragazzini, anche lui arrestato, ha consentito che la situazione si appianasse prima di diventare drammatica. La paura di ulteriori ritorsioni ha spinto i due ragazzini a fare una denuncia che è stata sviluppata e all’esito di quest’attività di riscontro, la compagnia di Reggio Calabria dei carabinieri ha delineato due organizzazioni che sono riferibili per contatti e una serie di rapporti con le cosche di ‘ndrangheta, pur non essendo stato accertato un collegamento diretto con le famiglie mafiose”.

Il riferimento è alle cosche Serraino, Tegano e alla famiglia Molinetti. Proprio i legami con questi ambienti, seppur non operativi, secondo Bombardieri, hanno reso possibile l’operatività delle piazze di spaccio: “Questa indagine si collega anche a precedenti operazioni della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Per esempio uno dei principali arrestati Luigi Chillino era a capo di un’organizzazione che a sua volta era in contatto con Maurizio Cortese, il reggente della cosca Serraino”.

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